Il governo Meloni approva il piano per aprire nuove miniere in Italia, dove partiranno le ricerche

A oltre un anno da quando il governo Meloni approvò il suo decreto Materie critiche, a giugno dello scorso anno, e a due anni da quando si parlò di riattivare i vecchi giacimenti chiusi, il piano per aprire nuove miniere in Italia fa un importante passo avanti: oggi l'esecutivo ha dato il via libera al Programma nazionale di esplorazione mineraria. Ci sono quattordici zone in cui effettuare analisi approfondite, per stabilire nel giro di un anno se c'è la possibilità di aprire fino a cento nuove miniere. Il tutto finanziato con 3,5 milioni di euro, in questa prima fase.
Il Programma è un piano stilato dagli esperti del servizio geologico dell'Ispra, l'istituto pubblico di ricerca sull'ambiente. E ha ottenuto l'approvazione del governo, riunito nel Cite (Comitato interministeriale per la transizione ecologica), che raccoglie la presidente del Consiglio, il ministro dell'Ambiente, quello dell'Economia e quello delle Imprese tra gli altri.
L'iniziativa riguarda soprattutto le terre rare e gli altri minerali che possono essere più utili in ambito tecnologico. Sono le cosiddette materie prime "critiche", o "strategiche", su cui anche l'Unione europea ha insistito negli ultimi anni. Infatti, si tratta di materiali fondamentali in molti settori importanti – come quello tecnologico, militare, medico – ma che l'Europa è in gran parte obbligata a esportare da altri Paesi, tra cui la Cina.
L'obiettivo concreto è avere un quadro chiaro delle "potenzialità minerarie nazionali", anche per dare "indicazioni preliminari agli investitori italiani ed esteri" che volessero lanciarsi nell'estrazione in Italia. Secondo il ministro dell'Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, sarà un "ritorno strategico per l’Italia alla valorizzazione delle proprie risorse minerarie, in un’ottica moderna, sostenibile e in linea con le priorità europee". Il ministro delle Imprese Adolfo Urso si è concentrato sul fatto che è "un passaggio fondamentale per rilanciare il settore minerario italiano e contribuire concretamente alla sovranità industriale ed energetica del Paese".
Dove partiranno le ricerche per le nuove miniere
Le ricerche partiranno in quattordici aree, considerate le "più promettenti". Di fatto, comunque, è coinvolta oltre la metà delle Regioni italiane. Si parla di "Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Sardegna, Toscana, Trentino-Alto Adige.
In particolare, per quanto riguarda il Nord-Est – quindi Lombardia e Trentino-Alto Adige – l'obiettivo è trovare fluorite e barite, e in particolari nelle Alpi meridionali si cercano delle terre rare. Nel Nord-Ovest, invece, grafite in Piemonte e Liguria; a Finero (frazione nel Verbano-Cusio-Ossola vicina al confine con la Svizzera) si cercheranno i metalli del gruppo del platino, sempre in Liguria possibili giacimenti di rame e manganese. Ancora in Piemonte, potrebbe esserci del litio.
Il litio è ricercato anche nel Centro Italia, in Emilia-Romagna, Toscana, Marche e Lazio (dove si proverà a individuare anche fluorite e terre rare). Proprio in Toscana ci sarà un progetto di ricerca di antimonio e magnesio sulle Colline Metallifere.
Nel Sud Italia ci si concentrerà soprattutto sulla Campania per litio, feldspati e altri minerali importanti per l'industria, e sui giacimenti di grafite della Sila, in Calabria. Capitolo a parte invece per la Sardegna, che storicamente è stata una delle Regioni italiane in cui ci sono state più miniere. In varie zone dell'isola si cercheranno minerali diversi, soprattutto nelle aree magmatiche e al centro-sud. Ad esempio, nella zona di Funtana Raminosa si faranno ricerche per trovare rame, terre rare e altro ancora.
Cosa succede ora nei territori interessati
Il programma chiarisce che la prima fase, che dovrebbe arrivare a conclusione a giugno-luglio 2026, sarà solamente esplorativa. Non ci saranno scavi ampi o altri lavori invasivi, ma solamente analisi e indagini per studiare la composizione del terreno: rilievi geologici, utilizzo di sensori, immagini del terreno. Solo più avanti, eventualmente, verranno effettuati dei sondaggi esplorativi che richiederanno estrazioni più consistenti dal terreno. E, quando si arriverà a questo punto, serviranno le valutazioni ambientali necessarie per fare dei lavori.
In più, insieme alle analisi per capire se si possono aprire delle nuove miniere, ci sarà anche una mappatura dei depositi abbandonati in cui sono stati lasciati i rifiuti derivati dall'estrazione. Il progetto per individuare tutti questi depositi è finanziato dal Pnrr, e andrà avanti in parallelo con le indagini per la riapertura delle miniere.