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Il discorso di Mattarella: “Il 2022 è stato l’anno della guerra, il prossimo sia quello della pace”

Guerra e Covid, ma anche la prima presidente del Consiglio donna e l’elogio della nostra Costituzione. Sono questi i temi principali di cui ha parlato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante il suo tradizionale discorso di fine anno.
A cura di Annalisa Girardi
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La sua rielezione per un secondo mandato e la crisi di governo, ma anche la guerra in Ucraina e i divari sociali acuiti dalla pandemia di Covid. Questi i temi toccati dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo tradizionale discorso di fine anno. "Un anno addietro, rivolgendomi a voi in questa occasione, definivo i sette anni precedenti come impegnativi e complessi.  Lo è stato anche l’anno trascorso, così denso di eventi politici e istituzionali di rilievo", ha cominciato il capo dello Stato.

E sul suo secondo mandato e l'elezione di Giorgia Meloni, prima donna a Palazzo Chigi: "L’elezione del Presidente della Repubblica, con la scelta del Parlamento e dei delegati delle Regioni che, in modo per me inatteso, mi impegna per un secondo mandato. Lo scioglimento anticipato delle Camere e le elezioni politiche, tenutesi, per la prima volta, in autunno.Il chiaro risultato elettorale ha consentito la veloce nascita del nuovo governo, guidato, per la prima volta, da una donna. È questa una novità di grande significato sociale e culturale, che era da tempo matura nel nostro Paese, oggi divenuta realtà".

E ancora: "Riconoscere la complessità, esercitare la responsabilità delle scelte, confrontarsi con i limiti imposti da una realtà sempre più caratterizzata da fenomeni globali: dalla pandemia alla guerra, dalla crisi energetica a quella alimentare, dai cambiamenti climatici ai fenomeni migratori".

Mattarella ha quindi citato la solidità delle istituzioni democratiche: "La nostra democrazia si è dimostrata dunque, ancora una volta, una democrazia matura, compiuta, anche per questa esperienza, da tutti acquisita, di rappresentare e governare un grande Paese. È questa consapevolezza, nel rispetto della dialettica tra maggioranza e opposizione, che induce a una comune visione del nostro sistema democratico, al rispetto di regole che non possono essere disattese, del ruolo di ciascuno nella vita politica della Repubblica. Questo corrisponde allo spirito della Costituzione".

Il presidente della Repubblica ha quindi ricordato come domani, 1° gennaio 2023, sarà il settantacinquesimo anniversario della sua entrata in vigore: "La Costituzione resta la nostra bussola, il suo rispetto il nostro primario dovere; anche il mio".

La guerra in Ucraina: "Il 2023 sia l'anno della pace"

Mattarella ha quindi ricordato l'evento che ha sconvolto il 2022: "Il 2022 è stato l’anno della folle guerra scatenata dalla Federazione russa. La risposta dell’Italia, dell’Europa e dell’Occidente è stata un pieno sostegno al Paese aggredito e al popolo ucraino, il quale con coraggio sta difendendo la propria libertà e i propri diritti. Se questo è stato l’anno della guerra, dobbiamo concentrare gli sforzi affinché il 2023 sia l’anno della fine delle ostilità, del silenzio delle armi, del fermarsi di questa disumana scia di sangue, di morti, di sofferenze".

Quindi una parola per Papa Francesco, e il ricordo del pontefice emerito, scomparso oggi: "Alla pace esorta costantemente Papa Francesco, cui rivolgo, con grande affetto, un saluto riconoscente, esprimendogli il sentito cordoglio dell’Italia per la morte del Papa emerito Benedetto XVI".

Tornando sul conflitto in Ucraina, Mattarella ha ribadito l'accusa a Mosca: "Di questi ulteriori gravi danni, la responsabilità ricade interamente su chi ha aggredito e non su chi si difende o su chi lo aiuta a difendersi. Pensiamoci: se l’aggressione avesse successo, altre la seguirebbero, con altre guerre, dai confini imprevedibili. Non ci rassegniamo a questo presente. Il futuro non può essere questo".

Non solo Ucraina: il capo dello Stato si è anche riferito a quanto sta accadendo ormai da mesi in Iran: "Lo testimoniano le giovani dell’Iran, con il loro coraggio. Le donne afghane che lottano per la loro libertà. Quei ragazzi russi, che sfidano la repressione per dire il loro no alla guerra".   

Il presidente Mattarella parla della pandemia di Covid

Non è mancato il riferimento alla pandemia di Covid, e ai divari sociali ed economici che questo ha acuito: "Gli ultimi anni sono stati duri. Ciò che abbiamo vissuto ha provocato o ha aggravato tensioni sociali, fratture, povertà. Dal Covid – purtroppo non ancora sconfitto definitivamente – abbiamo tratto insegnamenti da non dimenticare".

Mattarella ha parlato anche della difficile situazione in cui versa il Paese, con la grande sfida futura che ci attende: "So bene quanti italiani affrontano questi mesi con grandi preoccupazioni. L’inflazione, i costi dell’energia, le difficoltà di tante famiglie e imprese, l’aumento della povertà e del bisogno.  La carenza di lavoro sottrae diritti e dignità: ancora troppo alto è il prezzo che paghiamo alla disoccupazione e alla precarietà".

L'appello ai giovani del capo dello Stato

Soprattutto, ha detto Mattarella, è il momento di pensare ai giovani: "Allarma soprattutto la condizione di tanti ragazzi in difficoltà. La povertà minorile, dall’inizio della crisi globale del 2008 a oggi, è quadruplicata.  Le differenze legate a fattori sociali, economici, organizzativi, sanitari tra i diversi territori del nostro Paese – tra Nord e Meridione, per le isole minori, per le zone interne – creano ingiustizie, feriscono il diritto all’uguaglianza".

E, di nuovo, il riferimento alla Costituzione: "Ci guida ancora la Costituzione, laddove prescrive che la Repubblica deve rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che ledono i diritti delle persone, la loro piena realizzazione. Senza distinzioni. La Repubblica siamo tutti noi. Insieme".

Poi ha proseguito: "La Repubblica è nel senso civico di chi paga le imposte perché questo serve a far funzionare l’Italia e quindi al bene comune. La Repubblica è nel sacrificio di chi, indossando una divisa, rischia per garantire la sicurezza di tutti. In Italia come in tante missioni internazionali".

Secondo Mattarella è nella capacità che ha dimostrato il Paese di reagire che è rinchiusa la capacità di crescita: "Le nostre imprese, a ogni livello, sono state in grado, appena possibile, di ripartire con slancio: hanno avuto la forza di reagire e, spesso, di rinnovarsi.  Le esportazioni dei nostri prodotti hanno tenuto e sono anzi aumentate. L’Italia è tornata in brevissimo tempo a essere meta di migliaia di persone da ogni parte del mondo. La bellezza dei nostri luoghi e della nostra natura ha ripreso a esercitare una formidabile capacità attrattiva".

La transizione ecologica e digitale

Insomma, dalle parole di Mattarella è traspirata la speranza per l'anno futuro. Ma, ha sottolineato il presidente della Repubblica, serve visione per il futuro: "Pensiamo alle nuove tecnologie, ai risultati straordinari della ricerca scientifica, della medicina, alle nuove frontiere dello spazio, alle esplorazioni sottomarine. Scenari impensabili fino a pochi anni fa e ora davanti a noi. Sfide globali, sempre. Perché è la modernità, con il suo continuo cambiamento, a essere globale".

In questo contesto, ha proseguito il capo dello Stato, serve attenzione allo scenario in cui è inserito il Paese: l'Europa, in primis, e il contesto di alleanze. "La nostra primaria responsabilità nell’area che definiamo Mediterraneo allargato. Il nostro rapporto privilegiato con l’Africa. Dobbiamo stare dentro il nostro tempo, non in quello passato, con intelligenza e passione. Per farlo dobbiamo cambiare lo sguardo con cui interpretiamo la realtà. Dobbiamo imparare a leggere il presente con gli occhi di domani".

Per il presidente della Repubblica, non possiamo pensare di rinunciare alla modernità, sarebbe un errore: "Il cambiamento va guidato, l’innovazione va interpretata per migliorare la nostra condizione di vita, ma non può essere rimossa. La sfida, piuttosto, è progettare il domani con coraggio. Mettere al sicuro il pianeta, e quindi il nostro futuro, il futuro dell’umanità, significa affrontare anzitutto con concretezza la questione della transizione energetica".

Quindi, ha proseguito Mattarella, è fondamentale passare dalle fonti tradizionali, che ha definito "inquinanti e dannose per salute e ambiente" alle rinnovabili. Su questo, ha sottolineato, sono particolarmente attente le nuove generazioni: "Non è un caso se su questi temi, e in particolare per l’affermazione di una nuova cultura ecologista, registriamo la mobilitazione e la partecipazione da parte di tanti giovani".

Sempre i giovani sono particolarmente sensibili alla transizione digitale, un'altra sfida fondamentale per il futuro: "L’uso delle tecnologie digitali ha già modificato le nostre vite, le nostre abitudini e probabilmente i modi di pensare e vivere le relazioni interpersonali. Le nuove generazioni vivono già pienamente questa nuova dimensione. La quantità e la qualità dei dati, la loro velocità possono essere elementi posti al servizio della crescita delle persone e delle comunità. Possono consentire di superare arretratezze e divari, semplificare la vita dei cittadini e modernizzare la nostra società.  Occorre compiere scelte adeguate, promuovendo una cultura digitale che garantisca le libertà dei cittadini".

Il Pnrr e i troppi incidenti d'auto

Non poteva mancare, in questo senso, il riferimento al Piano nazionale di ripresa e resilienza. "Parlando dei giovani vorrei – per un momento – rivolgermi direttamente a loro:  siamo tutti colpiti dalla tragedia dei tanti morti sulle strade. Troppi ragazzi perdono la vita di notte per incidenti d’auto, a causa della velocità, della leggerezza, del consumo di alcol o di stupefacenti.  Quando guidate avete nelle vostre mani la vostra vita e quella degli altri. Non distruggetela per un momento di imprudenza.  Non cancellate il vostro futuro".

Infine l'appello a tutti i cittadini: "Care concittadine e cari concittadini, guardiamo al domani con uno sguardo nuovo. Guardiamo al domani con gli occhi dei giovani. Guardiamo i loro volti, raccogliamo le loro speranza. Facciamole nostre. Facciamo sì che il futuro delle giovani generazioni non sia soltanto quel che resta del presente ma sia il frutto di un esercizio di coscienza da parte nostra. Sfuggendo la pretesa di scegliere per loro, di condizionarne il percorso. La Repubblica vive della partecipazione di tutti. È questo il senso della libertà garantita dalla nostra democrazia".

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