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Il discorso del presidente Mattarella per il Giorno della memoria: “Mai più uno Stato razzista”

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha tenuto il suo discorso ufficiale per il Giorno della memoria. “Mai più una società che discrimina, isola e perseguita”, ha detto, anche se oggi i principi che sono nati dopo la Shoah “vengono messi in discussione”.
A cura di Luca Pons
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I principi della Costituzione e della Dichiarazione universale dei diritti umani sono "la negazione dell'universo che ha condotto ad Auschwitz", anche se oggi vengono messi in discussione da "guerre di aggressione, da repressioni ottuse ed esecuzioni sommarie, e dal riemergere anche sui social di antisemitismo, intolleranza, razzismo e negazionismo". Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha detto così nel suo discorso ufficiale alle celebrazioni per il Giorno della memoria.

"Gli anni che sono passati da quegli eventi luttuosi, non attenuano il senso di sconforto per le vittime innocenti che si prova, di fronte alla mostruosità del sistema di sterminio di massa degli ebrei e di altri gruppi considerati indegni di vivere, pianificato e organizzato dal nazismo hitleriano e dai suoi complici in Europa", ha affermato Mattarella. Il sistema di Auschwitz  "fu l'estrema ma diretta conseguenza di pulsioni antistoriche e antiscientifiche, di istinti brutali, di pregiudizi, di gretti interessi e persino di conformismi di moda".

Le leggi razziali furono responsabilità di Hitler e Mussolini, ma non solo

Oggi, "comprendere i motivi di una così grave e spaventosa involuzione è difficile, ma necessario. Come è necessario mettere in luce che l'oppressione razziale si fondasse su un complesso sistema di leggi e di provvedimenti, concepiti da giuristi compiacenti". La Shoah, "ossia la messa in pratica di una volontà di cancellare dalla faccia della terra persone e gruppi ritenuti inferiori, è stato un lento e inesorabile processo. Una lunga catena, con molti anelli e altrettante responsabilità", ha sottolineato Mattarella.

Perché se è vero che "parte maggiore della responsabilità della politica razzista in Italia e Germania va attribuita ai capi dei due regimi, Adolf Hitler e Benito Mussolini", è anche vero che non sarebbe stato possibile attuarla "se non avessero goduto di consenso, a volte tacito, con motivazioni e gradi diversi, nella popolazione. Dall'adesione incondizionata, alla paura, ma anche al conformismo, e a quella orribile apatia morale costituita dall'indifferenza".

Il ruolo dell'Italia e degli italiani: le leggi razziali e le deportazioni

"L'iniziativa nazista con le leggi di Norimberga, e quella fascista che la seguì, fornirono i presupposti per la persecuzione. Il regime fascista nel 1938 con le leggi razziali agì crudelmente contro una parte del nostro popolo", ha ricordato il presidente della Repubblica. "Agli italiani di origine ebraica fu sottratta la cittadinanza, cioè l'appartenenza allo Stato. Tra questi c'erano molti veterani decorati della prima guerra mondiale, protagonisti della vita sociale, culturale ed economica dell'Italia. Vennero espulsi da esercito, pubblica amministrazione, scuole e università. Il loro censimento consentì ai carnefici nazisti di portare a termine l'infame opera di deportazione verso i campi della morte".

E poi, dopo l'8 settembre 1943, "le milizie fasciste parteciparono alla caccia agli ebrei. Tanti italiani, rischiando e a volte perdendo la vita, decisero di resistere alla barbarie nazista, nascondendo o aiutando gli ebrei a scappare. Rendendo onore a loro, non possiamo sottacere l'esistenza dei delatori, traditori che consegnarono vite umane agli assassini". E le vittime non furono solo tra la popolazione ebrea, perché "nei campi di sterminio perirono anche prigionieri di guerra, oppositori politici, omosessuali, rom e sinti, appartenenti ad altre minoranze etniche o religiose".

I riferimenti di Mattarella a Russia, Iran e al negazionismo

"È di grande significato che la nostra Costituzione, nata dopo la Liberazione, voglia sancire all'art.3 la pari dignità e uguaglianza di tutti i  cittadini, anche con l'espressione ‘senza distinzione di razza‘", ha sottolineato Mattarella. "Senza memoria, non c'è giustizia. E il valore della memoria si esprime anche nell'impegno che gli uomini liberi e gli Stati democratici presero sulle ceneri di Auschwitz, per dire ‘mai più'".

Un impegno, questo, che "oggi è anche nostro. Mai più uno Stato che calpesta libertà e diritti, mai più una società che discrimina, isola e perseguita, mai più una cultura che inneggia alla superiorità razziale, all'intolleranza, al fanatismo. I principi che informano la nostra Costituzione e la carta dei diritti universali dell'uomo sono la negazione dell'universo che ha condotto ad Auschwitz".

Si tratta, però, di principi che oggi sono "minacciati nel mondo". Il presidente della Repubblica ha fatto riferimento a "guerre di aggressione", come quella della Russia nei confronti dell'Ucraina, a "repressioni ottuse ed esecuzioni sommarie", come stanno avvenendo in Iran, ma anche al "riemergere tramite un uso distorto dei social dell'antisemitismo, intolleranza, razzismo e negazionismo, che del razzismo è la forma più subdola e insidiosa". Il presidente Mattarella ha concluso citando "un biglietto di una tra le tante vittime restate senza nome, che oggi insegna ancora: ‘Sapete cos'è successo, non lo dimenticate. E tuttavia, non saprete mai'".

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