Il concorso voluto da Lollobrigida è un pasticcio: in migliaia fanno la prova, ma i giudici lo annullano
Tra il 21 e il 27 novembre, migliaia di persone da tutta Italia si sono riversate alla fiera di Roma, per partecipare al maxi concorso, indetto dal Ministero dell'Agricoltura e della Sovranità Alimentare. La selezione è stata fortemente voluta dal ministro Lollobrigida e doveva servire ad assumere 374 funzionari nelle diverse articolazioni del dicastero. E in particolare a rimpolpare gli Ispettorati Antifrode e per la tutela della qualità dei prodotti alimentari, le truppe di avanguardia del ministero nella battaglia della difesa del Made in Italy, su tutto il territorio nazionale.
I padiglioni della fiera hanno ospitato quattro giorni di prove scritte, con un'organizzazione imponente, che ha coinvolto anche decine di componenti delle commissioni esaminatrici, il personale di servizio etc… Una grande macchina, che però rischia di rivelarsi completamente inutile: nelle stesse ore in cui gli aspiranti burocrati ministeriali rispondevano ai test, infatti, il Consiglio di Stato ha fermato tutto.
Nel pieno svolgimento della selezione, infatti, l'organo di appello della giustizia amministrativa il 26 novembre ha accolto un ricorso che chiedeva l'annullamento della selezione del Masaf e di un'altra per 267 posti al ministero della Difesa, le cui prove si erano già svolte a luglio. I ricorrenti sostenevano l'irregolarità dei bandi, emanati dai due dicasteri, i il 28 e 29 dicembre del 2023. A quell'altezza cronologica, infatti, era ancora ancora in corso il biennio di validità delle graduatorie – pubblicate il 14 gennaio 2022 – relative a un altro concorso, quello per funzionari amministrativi da destinare a diverse amministrazioni, indetto nel 2020.
La sentenza del Consiglio di Stato
Il Consiglio di Stato ha dato ragione a un gruppo di candidati risultati idonei in questo precedente concorso, che sostenevano come i ministeri di Agricoltura e Difesa avrebbero dovuto attingere al loro bacino, anziché indire un nuovo bando. Hanno scritto i magistrati che nei due anni successivi alla pubblicazione, le amministrazioni avevano l'obbligo di scorrere le graduatorie in corso di validità. Per lanciare una selezione ex novo, ci sarebbe stato bisogno di una "precisa e dettagliata motivazione", che invece in questo caso era completamente assente.
Riassumendo, i dicasteri hanno pubblicato i nuovi bandi a fine 2023, solo due settimane prima che si esaurisse la validità della precedente graduatoria, a metà gennaio del 2024. E lo hanno fatto – secondo il Consiglio di Stato – senza fornire spiegazioni adeguate, sul perché chiedevano di derogare al principio generale dello scorrimento, per coprire i posti vacanti. A causa di questa doppia leggerezza adesso si trovano a dover fare i conti con un gigantesco pasticcio. Con l'aggravante, per quanto riguarda il Masaf, di essere andato avanti con le prove scritte, mentre già si era svolta l'udienza pubblica e i giudici si erano riuniti in Camera di Consiglio, il 26 settembre.
Sarebbe bastato aspettare un paio di mesi e la pubblicazione della sentenza, per evitare di sprecare una bella somma di denaro pubblico , per organizzare le prove di un concorso fantasma, di fatto finito già su un binario morto, nel momento in cui iniziava. Attendere di avere un quadro più chiaro sarebbe pure servito a non alimentare speranze e delusioni, delle migliaia di candidati, che hanno speso soldi e tempo, per preparare il test e venire a Roma a svolgerlo.
Nei corridoi del ministero dell'Agricoltura si dà la colpa della tempistica quantomeno infelice anche alla mancanza di comunicazione tra gli uffici ministeriali e l'Avvocatura dello Stato, che difendeva le amministrazioni pubbliche nel giudizio. Fonti del ministero della Difesa invece rimarcano come l'iter autorizzativo delle nuove assunzioni fosse partito già con il governo Draghi. Inoltre si sottolinea che le professionalità ricercate erano specialistiche e quindi tra gli idonei della graduatoria a scorrimento non ci sarebbero stati profili adatti.
Fattosta che adesso Lollobrigida e Crosetto dovranno decidere cosa fare e come muoversi, anche se i margini per non dover ripartire daccapo sembrano davvero stretti. Ma aprire un nuovo bando prevedibilmente esporrebbe a una nuova pioggia di nuovo ricorsi, da parte di chi ha già svolto le prove del nuovo (e forse ormai già vecchio) concorso. Insomma, un vero rompicapo: chi fosse capace di risolverlo, davvero si meriterebbe un posto al ministero.