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Il capo della Polizia attacca: “La politica spesso scarica le proprie colpe sulle forze dell’ordine”

In un’intervista concessa al Corriere della Sera, il capo della Polizia, Franco Gabrielli, dichiara di essere d’accordo con il ministro dell’Interno Marco Minniti riguardo la tenuta democratica del Paese di fronte all’ultima ondata migratoria, ma lancia anche una precisa accusa alla politica, sostenendo che spesso le forze dell’ordine sono strumentalizzate “per coprire problemi che non ci competono”.
A cura di Charlotte Matteini
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Contrariamente al ministro della Giustizia Andrea Orlando, il capo della Polizia, Franco Gabrielli, concorda con il ministro dell'Interno Marco Minniti, il quale solo pochi giorni fa ha dichiarato di essere preoccupato per la tenuta democratica del Paese in relazione all'ultima ondata migratoria. "Di fronte a un fenomeno che sta diventando strutturale ci possono essere reazioni difficili da gestire. Anche per questo mi auguro che i temi della sicurezza, sempre più spesso legati al problema dell'immigrazione, non diventino argomenti da campagna elettorale per alimentare le divisioni. Se argomenti sui quali dovremmo impegnarci tutti diventano terreno di scontro politico, sarà un danno per il Paese", ha dichiarato Franco Gabrielli in un'intervista concessa al Corriere della Sera.

Secondo Gabrielli, inoltre, bisogna abbandonare "l'illusione che ci ha accompagnato fino al 2015, e cioè che fosse una situazione transitoria in attesa che i migranti andassero altrove; si aspettava che passasse la nottata, ma la nottata non passerà" e per questo motivo, dunque, è necessario "procedere con l'integrazione, perché a parte coloro che hanno diritto alla protezione internazionale, ci sono etnie che non otterranno mai lo status di rifugiati e sono destinati a restare illegalmente; per impedirlo, se non si riesce a ottenere i rimpatri, non resta che l'integrazione, che peraltro è un'opportunità da utilizzare per salvaguardarci dalla criminalità e dal terrorismo".

Per quanto riguarda l'argomento "sicurezza", Gabrielli sostiene sia necessario intervenire affinché la situazione non degeneri: "L'illegalità porta a commettere reati, diventa terreno di reclutamento per le organizzazione criminali ma anche per il terrorismo di matrice religiosa". Il rischio terrorismo potrebbe aumentare, prosegue il capo della Polizia, aggiungendo: "È vero che l'area dei Paesi colpiti si è ulteriormente allargata, e l'Italia è rimasta uno dei pochi ancora immuni: ciò potrebbe renderci in qualche modo un bersaglio ancora più appetibile. Da questo punto di vista il rischio potrebbe aumentare, anche perché restiamo un Paese di grandissima carica simbolica. Dobbiamo essere consapevoli del pericolo, e stiamo mettendo in campo tutte le forze possibili per ridurre il rischio e limitare eventuali danni".

Gabrielli non si limita a parlare del problema sicurezza, ma torna nuovamente a discutere di emergenza sociale, in riferimento alle polemiche relative allo sgombero di piazza Indipendenza a Roma della scorsa settimana. Gabrielli "accusa" la politica, sostenendo che troppo spesso ultimamente ha visto scaricare le responsabilità sulla polizia.

"Il problema non è evitare gli sgomberi, bensì le occupazioni; impedire che si realizzino e si consolidino nel tempo. È così che si salvaguardano i diritti. E per fare questo sono necessari interventi e politiche sociali che non riguardano le forze di polizia. Noi siamo chiamati a intervenire quando l'emergenza è già in atto, e spesso per eseguire ordini impartiti da altri, come nel caso del palazzo di via Curtatone a Roma". E poi, ancora: "Quando un'emergenza arriva sul tavolo del questore è già tardi, perché significa che l'uso della forza è quasi inevitabile. Le amministrazioni locali, e dunque la politica, non possono delegare tutto alle forze di polizia, perché certi problemi, prima che di ordine pubblico, sono problemi sociali, che non si possono scaricare sulle forze dell'ordine, facendole diventare oggetto di strumentalizzazione e scontro tra chi solidarizza con loro e chi le attacca. Io non voglio sottrarmi alle mie responsabilità, ma evitare che la polizia diventi la foglia di fico per coprire problemi che non ci competono".

In conclusione, commentando la frase "se serve, spezzategli un braccio" urlata da un poliziotto in servizio durante gli sgomberi di Roma, Gabrielli ha dichiarato: "Non credo che vada crocifisso né che vada disconosciuto un passato che è certamente migliore di quell'affermazione, tuttavia l'istituzione che dirigo deve essere credibile, e dunque posso dire che in futuro quel dirigente sarà impiegato in altre attività, diverse dalla gestione dell'ordine pubblico".

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