I salari reali degli italiani sono crollati rispetto al 2021, nessuno va così male tra i Paesi Ocse

In Italia i salari reali stanno andando decisamente male, negli ultimi anni. In particolare, oggi risultano essere più bassi del 7,5% rispetto a inizio 2021: è il dato peggiore tra tutti i principali Paesi dell'Ocse. A farlo sapere è stata la stessa Organizzazione, in un nuovo rapporto. "L'Italia ha visto il calo più forte negli stipendi reali tra tutte le maggiori economie dell'Ocse", si legge nella presentazione. E l'aspettativa è che nei prossimi anni le cose non miglioreranno di molto.
Cosa sono i salari reali e perché in Italia sono così bassi
I salari reali sono molto utili per capire il benessere di chi lavora in un certo Paese. Tengono in conto non quanto guadagni, ma cosa puoi comprare con quello che guadagni. Non solo la somma scritta in busta paga, ma anche quanto è alta questa rispetto ai prezzi. Perciò, se lo stipendio cosiddetto ‘nominale', ovvero la cifra secca, aumenta, ma allo stesso tempo i prezzi crescono di più, il salario reale scende. Se un dipendente nel giro di tre anni passa da uno stipendio di 1.500 euro a uno di 1.650 euro (un aumento del 10%), ma in quel periodo i prezzi crescono del 20%, il salario reale risulta più basso.
E questa è la situazione in cui si trova l'Italia. Dal 2021, oltre alle conseguenze economiche della pandemia, molti Paesi hanno dovuto affrontare una crisi energetica e soprattutto un enorme picco dell'inflazione. In Italia l'inflazione ha sfiorato il 12% a dicembre del 2022, cioè in media i prezzi erano più alti di quasi il 12% rispetto a un anno prima: un livello che non si vedeva da decenni. I prezzi hanno continuato a volare anche nel 2023 e in questo periodo gli stipendi sono rimasti fermi o sono saliti pochissimo. Così, i salari reali sono crollati.
I passi avanti grazie ai contratti collettivi
Nell'ultimo periodo c'è stato un miglioramento, anche perché l'inflazione è tornata a livelli molto bassi (a maggio 2025 è stata dell'1,6%). Per esempio, nel 2024 il rapporto calcola che in Italia i salari reali siano cresciuti del 2,2%. È un buon passo avanti, in linea con la media dei Paesi Ocse e inferiore solamente alla Corea del Sud (2,4%) tra le principali economie dell'Organizzazione. Eppure, questo non è bastato per smuovere l'Italia dall'ultimo posto. La differenza con il 2021 resta ancora la più pronunciata.
L'aumento dello scorso anno è stato dovuto soprattutto al rinnovo di numerosi contratti collettivi nazionali, che erano in scadenza da tempo. E, allo stesso tempo, al fatto che l'inflazione è rimasta ferma all'1%. Eppure, come sottolinea l'Ocse, anche questi rinnovi "non sono stati sufficienti per compensare pienamente il potere d'acquisto perso dal picco dell'inflazione". Senza contare che a inizio 2025 un dipendente privato su tre faceva ancora riferimento a un contratto collettivo scaduto in attesa di rinnovo.
Cosa succederà nei prossimi anni
La previsione è che il buon aumento registrato nel 2024 non si ripeterà. "Ci si aspetta che la crescita dei salari reali resterà debole nei prossimi due anni", si legge. Gli stipendi nominali, cioè quelli che non tengono conto dei prezzi ma solamente della cifra scritta sulla busta paga, dovrebbero crescere del 2,6% nel 2025 e del 2,2% nel 2026. Incrementi "decisamente più bassi che nella maggior parte degli altri Paesi Ocse", anche riusciranno a dare "lievi guadagni ai lavoratori italiani anche in termini di stipendi reali", dato che l'inflazione sarà leggermente più bassa (2,2% quest'anno e 1,8% l'anno prossimo).
Insomma, non c'è molto di cui essere ottimisti. I salari reali sono molto più bassi di prima della pandemia, e lo resteranno anche nei prossimi anni. Nonostante l'aumento dell'occupazione, rivendicato più volte dal governo, molti lavoratori continueranno ad avere difficoltà economiche. Per questo le opposizioni, soprattutto M5s, Avs e Pd, dopo la pubblicazione del rapporto hanno attaccato il governo chiedendo di puntare di più sul rinnovo dei contratti collettivi, di recuperare il potere d'acquisto perso con l'inflazione e di tornare a discutere sulla proposta di salario minimo legale, bocciata più volte dal centrodestra.