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I racconti dalla Ocean Viking: “Mi hanno sparato, pensavo che sarei morto. Accade sempre in Libia”

Dalla Ocean Viking arrivano i racconti dei migranti che sono riusciti a scappare dalla Libia. Storie che descrivono perfettamente quello che è l’inferno da cui moltissime persone sono costrette a passare per tentare di salpare verso l’Europa, verso un futuro migliore. “Quando hanno sparato, io sono caduto a terra. Pensavano che fossi morto e mi hanno semplicemente lasciato lì. Onestamente, ho anche pensato che sarei morto. Questo accade sempre in Libia”, ha raccontato un giovane dal Mali che quando è stato soccorso presentava una grave ferita da arma da fuoco al braccio.
A cura di Annalisa Girardi
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La nave umanitaria Ocean Viking è arrivata al porto di Augusta. Nei giorni scorsi ha soccorso 374 persone in mare, migranti che si trovavano in quattro diversi gommoni in difficoltà a largo delle coste libiche. A bordo ci sono 165 minori, tra cui 21 neonati e bambini molto piccoli. "Dai sopravvissuti abbiamo sentito i racconti raccapriccianti del trattamento disumano che hanno dovuto subire in Libia", ha riferito Luisa Albera, coordinatrice dei soccorsi a bordo della Ocean Viking, in un comunicato stampa. Molti dei profughi avevano già provato ad attraversare il Mediterraneo, ma erano stati intercettati dalla Guardia costiera libica che li aveva riportati nei di detenzione del Paese. Ora raccontano le loro storie di abusi, che fotografano perfettamente quello che è l'inferno libico.

"In Libia eravamo tutti stipati in una casa, non eravamo liberi di andare dove volevamo. Ero fuori quando sono arrivati i banditi e volevo correre per avvertire gli altri. Quando hanno sparato, io sono caduto a terra. Pensavano che fossi morto e mi hanno semplicemente lasciato lì. Onestamente, ho anche pensato che sarei morto. Questo accade sempre in Libia. Sono stato curato per questa ferita solo 4 ore dopo, un amico mi ha portato da una donna camerunese che era medico e lei si è presa cura di me": queste sono le parole, riportate dagli attivisti, di un giovane ragazzo proveniente dal Mali che quando è stato soccorso presentava una grave ferita di arma da fuoco sul braccio.

Gli attivisti a bordo della Ocean Viking, da parte loro, insistono per tornare a un coordinamento dei soccorsi efficace: "Molte vite dipendono da questo. E se la società civile sta riempiendo questo vuoto di soccorso, gli Stati membri dell’Ue devono trovare una soluzione sostenibile per un meccanismo di sbarco rapido e prevedibile, sostenendo gli stati costieri europei come Italia e Malta e lavorando per rispettare il diritto marittimo internazionale sulle nostre coste comuni a Sud", affermano nella nota della Ong.

E concludono: "Gli ultimi due giorni sono stati estremamente duri per i 373 naufraghi (una donna incinta è stata in precedenza evacuata, ndr), poiché le condizioni meteorologiche sono peggiorate rapidamente. Sapendo di avere a bordo numerosi neonati e bambini piccoli, che hanno sofferto particolarmente il mal di mare, abbiamo temuto un altro lungo stallo, come già sperimentato in passato".

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