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Gregoretti, Salvini chiama in causa Conte: al processo un video per dimostrare condivisione scelte

La difesa di Matteo Salvini chiamerà in causa il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nel processo sul caso della nave Gregoretti, attraverso un video in cui l’inquilino di Palazzo Chigi parla del ricollocamento dei 131 migranti che erano a bordo dell’imbarcazione. Riprende oggi a Catania il processo a carico dell’ex ministro dell’Interno.
A cura di Stefano Rizzuti
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Riprende a Catania il processo sul caso Gregoretti nei confronti dell’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Nell’aula bunker di Bicocca non ci sarà il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che ha deciso di farsi sentire a Palazzo Chigi in una data che verrà concordata nei prossimi giorni. Oggi è il giorno delle testimonianze degli ex ministri dei Trasporti, Danilo Toninelli, e della Difesa, Elisabetta Trenta, convocati dal giudice per l’udienza preliminare Nunzio Sarpietro. Ma oggi sarà anche la giornata in cui la difesa di Salvini, guidata dall’avvocato Giulia Bongiorno, chiederà di mettere agli atti dell’udienza un video in cui Conte parla dei ricollocamenti e dello sbarco.

Gregoretti, il video in cui Conte parla dei ricollocamenti

Come spiega Repubblica, Bongiorno vorrebbe usare questo video per inchiodare Conte alle sue responsabilità. Conte, secondo l’avvocato, avrebbe condiviso con Salvini la scelta di bloccare i 131 migranti a bordo della nave Gregoretti per una settimana nell’attesa dei ricollocamenti in Europa. Il filmato risale alla conferenza stampa di fine 2019 del presidente del Consiglio, quando Conte dice in realtà di non avere ricordo di un suo coinvolgimento diretto nella decisione sullo sbarco, ma ammette che la linea del governo era sempre stata la stessa, ovvero coinvolgere la presidenza del Consiglio sulle ricollocazioni. Conte aggiunge, però, di non aver alcun riscontro del suo coinvolgimento nello sbarco. Ma la linea è: prima i ricollocamenti, poi lo sbarco.

Gli altri sbarchi e le testimonianze di Toninelli e Trenta

Il giudice ha anche raccolto i documento relativi a 140 sbarchi di Ong e navi militari durante il periodo in cui al Viminale c’era prima Salvini e poi Luciana Lamorgese. La sua attenzione si concentra soprattutto su sei sbarchi riguardanti le Ong: tra questi c’è il caso Open Arms (per cui Salvini è a processo a Palermo, con l’udienza rinviata perché in coincidenza con quella di oggi), ma anche due sbarchi di Sea Watch 3, uno di Alan Kurdi e due della Ocean Viking, risalenti a settembre e novembre 2019, quando ministero era Lamorgese.

Secondo Salvini la linea adottata dal suo governo è stata la stessa del Conte II: prima i ricollocamenti e poi gli sbarchi. Il leader della Lega si aspetta, peraltro, che questa linea venga confermata anche dall’ex ministro Toninelli, che a luglio 2019 sul caso Gregoretti diceva: “Ora l’Ue risponda perché la questione migratoria riguarda tutto il continente”. E fonti del suo ministero parlavano di lavoro “in perfetto coordinamento con il ministro dell’Interno”. Difficile che ora si possa smentire in aula. E poi ci sarà la testimonianza dell’ex ministra Trenta, che allora non prese posizione.

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