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Green pass al lavoro, tutti contro la proposta di Confindustria: da Fico a Salvini

La proposta di Confindustria sull’utilizzo del green pass sul posto di lavoro, pena demansionamento o taglio dello stipendio, sta facendo discutere. Dalla politica il coro è abbastanza unanime, da Salvini a Fico: al momento si tratta di una forzatura. Il ministro Orlando sottolinea l’importanza del confronto e prende tempo: “Vedremo come poter calare sui luoghi di lavoro la normativa che verrà a determinarsi per il contesto generale”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Tutti contro Confindustria, da sinistra a destra. La politica si è schierata praticamente tutta unita in un fronte comune contro la proposta degli industriali: utilizzare il green pass anche sul posto di lavoro, pena il demansionamento o la sospensione dello stipendio. Insomma, anche in questo caso un obbligo vaccinale mascherato e difficilmente realizzabile senza ulteriori basi. Le reazioni che sono arrivate sono state diverse, ma tutte schierate per il no alla proposta di Confindustria. Il leader della Lega si schiera – ancora una volta – contro l'utilizzo in generale del green pass, se non per "accedere a grandi eventi come concerti o partite di calcio". Perciò "parlare di licenziamenti è incredibile – ha spiegato Salvini al Giornale – Non sono d'accordo con l'obbligo, i cittadini debbono essere informati e poi scegliere liberamente".

Sulla stessa linea di Salvini anche il presidente della Camera, Roberto Fico: "Ho sentito la proposta di Bonomi" e "non mi trovo d'accordo", ha spiegato ieri il pentastellato. "Il governo sta lavorando, vedremo cosa verrà fuori dalla cabina di regia – ha continuato – Ma mi pare sui generis l'idea che uno per andare a lavorare deve esibire il green pass, ci sono altri modi, non voglio forzature". Perché "se diciamo che il vaccino è obbligatorio è una questione", ma "se non si è arrivati all'obbligatorietà e c'è un obbligo indiretto allora il dibattito deve essere chiaro". Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, non chiude la porta alla possibilità ma invita al confronto: "Abbiamo fatto un buon lavoro sulle vaccinazioni, sull'integrazione del protocollo sicurezza sui luoghi di lavoro – ha spiegato al Tg2 Post – Continuiamo così, senza proposte unilaterali, ma con il confronto costante". Poi "vedremo come poter calare sui luoghi di lavoro la normativa che verrà a determinarsi per il contesto generale".

Netta e immediata, invece, la chiusura da parte dei sindacati. Il segretario della Cgil, Maurizio Landini, ha subito ironizzato: "Spero sia il caldo". In questo anno di pandemia "i lavoratori sono sempre andati in fabbrica in sicurezza, rispettando i protocolli e le norme di distanziamento – ha spiegato alla Stampa – Non sono le aziende che devono stabilire chi entra e chi esce". Ancora più dura la reazione della Fiom: "L'uscita di Confindustria è vergognosa – ha spiegato la segretaria generale Francesca Re David – non considera i lavoratori cittadini, ma solo fattori della produzione".

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