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“Grave circolare Viminale con divieto di comunicazione su Referendum 8 e 9 giugno”: chiarimento del ministero

Polemiche dopo l’emanazione di una circolare, da parte del Viminale, che vieta alle pubbliche amministrazioni di svolgere attività di comunicazione sui referendum dei prossimi 8 e 9 giugno su cittadinanza e lavoro.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il capogruppo dell'Alleanza Verdi e Sinistra Peppe De Cristofaro, presidente del gruppo Misto di Palazzo Madama, ha denunciato il boicottaggio dei 5 referendum su lavoro e cittadinanza da parte della maggioranza e del governo.

"Ormai manca poco più di un mese alle votazioni per i cinque referendum sul lavoro e sulla cittadinanza, promossi da sindacati e associazioni, ma l'informazione sui quesiti e sulla scadenza referendaria di giugno è pressoché assente. Anzi, il boicottaggio da parte dei partiti della destra, si fa sempre più evidente. Non faranno come Craxi che invitò ad andare al mare, ma stanno usando tutti i trucchi possibili per impedire agli italiani di informarsi per poi votare. È molto grave la circolare che alcune Prefetture stanno inviando alle pubbliche amministrazioni, ed in particolare alle scuole, con il divieto di svolgere attività di comunicazione", ha denunciato ieri, annunciando un'interrogazione al titolate del Viminale Piantedosi.

"Circolare della quale chiederemo conto con una interrogazione al ministro dell'Interno Piantedosi. Di fronte all'immobilismo del governo è necessario cambiare le misure sulla precarietà e quelle che hanno aggravato la sicurezza. E va data una prospettiva alle centinaia di migliaia di giovani italiani di seconda generazione che attendono la cittadinanza. E il referendum è lo strumento giusto per farlo e per rimettere al centro della politica le persone. E di questo il governo ha paura".

Nella giornata di ieri anche il segretario della Cgil, Maurizio Landini, ha stigmatizzato la mancanza di informazione sui referendum, "perché tv, giornali, organi di informazione non ne stanno parlando a sufficienza, e il governo non si esprime. Così, buona parte del Paese non sa che l'8 e 9 giugno si vota. E siccome per la validità del risultato serve il quorum, cioè il voto del 50% più uno degli aventi diritto, la disinformazione rischia di non favorire la partecipazione al voto", ha sottolineato.

Questo accade "perché, mettendo insieme i diritti del lavoro e di cittadinanza, si punta a cambiare radicalmente le politiche degli ultimi trent'anni, che hanno imposto a giovani e donne una condizione di eterna precarietà. Qualcuno ha paura della democrazia e preferisce il silenzio".

Anche da un altro promotore dei quesiti, il segretario di Più Europa Riccardo Magi, è arrivata una richiesta diretta al governo: "Ci aspettiamo che la presidente Meloni dica almeno: ‘Andate a votare'. Non dovrebbe avere difficoltà a farlo, per dare voce al popolo. Quando era all'opposizione Meloni attaccava i governi che non promuovevano la partecipazione, accusandoli di essere antidemocratici e di censurare i referendum. Successe con il referendum sulla giustizia, e anche con quello sulle trivelle, che lei stessa aveva sostenuto. E oggi invece resta in silenzio".

La risposta del Viminale sulla circolare

Il divieto per le Pubbliche amministrazioni di svolgere attività di comunicazione in occasione di elezioni "è previsto dalla legge 22 febbraio 2000 numero 28 (articolo 9)", precisano fonti del Viminale dopo le polemiche, ricordando che "la norma dispone che, dalla data di convocazione dei comizi referendari e fino alla chiusura delle operazioni di voto, ‘è fatto divieto a tutte le amministrazioni pubbliche di svolgere attività di comunicazione, ad eccezione di quelle effettuate in forma impersonale ed indispensabili per l'efficace assolvimento delle proprie funzioni'".

La circolare n. 21/2025 del 1 aprile scorso – proseguono le stesse fonti – contiene questa e altre disposizioni "per garantire ‘parità di accesso ai mezzi di informazione durante la campagna elettorale. Divieto per le PP.AA. di svolgere attività di comunicazione. Opzione degli elettori residenti all'estero per il voto in Italia'. Si tratta di una ‘circolare fotocopia' che si fa in occasione di ogni tornata elettorale e referendaria", si precisa dal ministero.

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