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Grasso contro l’ipotesi elezioni anticipate “Non si può nuovamente dividere il Paese”

Il presidente del Senato sostiene sia necessario riprendere il normale iter parlamentare per arrivare all’approvazione di proposte di legge molto importanti rimaste in sospeso negli ultimi mesi perché considerate troppo divisive in clima referendario, come ad esempio la riforma della giustizia penale, il reato di tortura e la legge contro il cyberbullismo.
A cura di Charlotte Matteini
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Il presidente del Senato Pietro Grasso si scaglia contro l'ipotesi delle elezioni anticipate, che porterebbe i cittadini italiani alle urne, stando a calcoli empirici, entro la prossima estate e quindi un anno prima della scadenza naturale della legislatura iniziata nel febbraio del 2013. Secondo il presidente del Senato, il momento non sarebbe affatto favorevole soprattutto perché il Paese esce da una lunga e debilitante campagna elettorale, quella relativa al referendum costituzionale che ha sancito la vittoria del fronte del No e le relative dimissioni dell'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, che ha di fatto spaccato l'Italia e avvelenato il clima politico.

"Non vorrei che si passasse senza soluzione di continuità dalla campagna referendaria a quella elettorale. Le tossine che hanno inquinato l'aria del dibattito politico e pubblico in queste settimane devono ancora essere smaltite, gli animi sovreccitati hanno bisogno di calmarsi prima di gettare il Paese di nuovo in un clima di divisione e competizione elettorale", ha dichiarato Grasso a margine dell'evento natalizio dedicato alla stampa parlamentare. "Lo stato di salute della nostra cultura politica emerso in questi mesi impone un giudizio severo. La campagna appena finita si è distinta per un'eccessiva lunghezza, per toni esagerati, allarmismi già smentiti dai fatti, slogan vuoti e fuorvianti da entrambi i fronti, promesse e minacce il cui problema non è tanto il non averle mantenute, ma averle fatte", ha proseguito il presidente del Senato spiegando per quale motivo ritiene sbagliata la scelta di andare, eventualmente, a elezioni anticipate.

"Non posso immaginare che a decidere sulla durata della Legislatura influiscano temi estranei al bene del Paese e che riguardino le singole velleità di leader, partiti e movimenti, o addirittura la paura di altri appuntamenti referendari che sembrano profilarsi nei prossimi mesi. Sarebbe irresponsabile e controproducente. Lo stato di salute della nostra cultura politica emerso in questi mesi impone un giudizio severo. La campagna appena finita si è distinta per un'eccessiva lunghezza, per toni esagerati, allarmismi già smentiti dai fatti, slogan vuoti e fuorvianti da entrambi i fronti, promesse e minacce il cui problema non è tanto il non averle mantenute, ma averle fatte", ha spiegato Grasso, sottolineando inoltre la necessità di riprendere i lavori parlamentati rimasti pressoché fermi a causa del clima referendario, che ha causato lo stallo di alcuni provvedimenti di legge molto importanti rimasti in sospeso mesi e mesi.

"Molti importanti provvedimenti sono rimasti bloccati in Senato. In Aula sono stati già calendarizzati nei mesi scorsi, senza essere esaminati perché giudicati troppo ‘divisivi' in periodo pre-referendario, le modifiche al codice penale, il delitto di tortura, la legge su mercato e concorrenza, l'istituzione di una commissione d'inchiesta sugli appalti pubblici, il riordino della Protezione civile e la riforma in materia di cittadinanza. Sono all'esame delle commissioni, poi, provvedimenti contro il cyberbullismo, la riforma del codice antimafia, della giustizia civile, il contrasto all'omofobia, le norme sul cognome dei figli, la delega per il contrasto alla povertà ed altro ancora e sono provvedimenti che incidono sulla vita dei cittadini, sulla giustizia, sull'economia, sugli investimenti, sul contrasto alla criminalità, alla violenza, al razzismo. Sarebbe grave se dopo essere rimasti in sospeso per mesi e mesi dovessero rimanere ancora fermi, fino alla fine della Legislatura, per un mero calcolo elettorale", ha concluso il presidente del Senato.

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