Gli infermieri a Fanpage: “Il governo ha tradito le promesse, rischiamo la fine della sanità pubblica”

Oggi, 12 maggio, è la giornata internazionale dell'infermiere. Fanpage.it ha intervistato Andrea Bottega, segretario nazionale del sindacato di categoria Nursind, che ha raccontato la difficile situazione degli operatori sanitari in Italia. Dopo due anni e mezzo di governo Meloni, e a ormai più di cinque anni dalla pandemia di Covid, le cose non sono migliorate: i salari sono bassi, manca personale, molti lasciano la sanità pubblica per andare all'estero, lavorare nel privato o cambiare carriera. E la politica continua a togliere fondi e sostegno.
I dati mostrano che in Italia gli stipendi degli infermieri sono tra i più bassi in Europa e che servirebbero decine di migliaia di assunzioni per allinearsi alla media Ue. Il settore è in crisi?
Questi sono due dei principali problemi che affliggono la categoria e, più in generale, il sistema sanitario italiano. Gli stipendi del personale infermieristico in media sono il 20% più bassi rispetto a quelli dei colleghi europei. La carenza di personale è stata quantificata dalla Ragioneria dello Stato in circa 65mila unità, ma ci sono altri studi che ne quantificano fino a 200mila.
Con stipendi bassi e mancanza di personale, dovuta alla scarsa attrattività della professione, quello che è a rischio è il Servizio sanitario nazionale. La possibilità di erogare le cure e di far fronte eventualmente ad altre emergenze sanitarie.
Il governo Meloni è in carica da due anni e mezzo. Quando è iniziata la legislatura era ancora ben vivo in tutti il ricordo della pandemia. Ma da allora l'approccio alla sanità sembra essere cambiato, o forse tornato come prima. Si può parlare di promesse tradite alla vostra categoria?
A dire il vero la sensazione che abbiamo, almeno dal punto di vista infermieristico, è che il ricordo della pandemia sia stato rimosso. L'approccio è cambiato, l'attenzione si è spostata su nuovi problemi legati alle liste d'attesa e all'intasamento dei Pronto soccorso. Purtroppo si sta ancora navigando a vista, e la promessa di valorizzazione della professione è rimasta tale.
Nulla è stato fatto, se non appunto in questi due settori, cioè il personale del Pronto soccorso e la detassazione per chi fa orario supplementare per ridurre le liste d'attesa. Nient'altro per rendere più attrattiva la professione infermieristica e per riconoscere il suo valore.

Il governo ha previsto che nei prossimi anni la percentuale di Pil assegnata alla sanità non aumenterà. Di questo passo è impossibile migliorare la situazione, oppure come sostiene il ministro Schillaci il problema non sono tanto i soldi ma come li si spende?
Mah, sicuramente si può sempre fare dell'economia in ambito sanitario, ma il problema di ‘come si spendono i soldi', a mio parere, non riguarda la spesa del personale – almeno del personale infermieristico. Per risparmiare sulla spesa del personale bisogna fare quello che si è fatto negli ultimi anni, cioè chiudere le strutture o eventualmente non garantire il turnover, e sappiamo già che c'è carenza di personale infermieristico. Mentre nello stesso tempo si sprecano ulteriori soldi per costruire delle cattedrali nel deserto con gli investimenti del Pnrr.
A un potenziamento delle strutture territoriali deve anche corrispondere un potenziamento del personale. Sia in termini funzionali, sia di miglioramento dello stipendio, per rendere attrattiva la professione, altrimenti non ci saranno neanche più infermieri disponibili.
Cosa pensa dell'operato del ministro Schillaci in questi due anni e mezzo?
Penso che il problema della carenza infermieristica, e più in generale la questione di quantificare e qualificare l'apporto che il personale infermieristico dà al Servizio sanitario nazionale, richiederebbe un ufficio a parte all'interno del ministero, quindi a livello governativo, che attualmente non c'è. Nel del ministero non c'è neanche un dirigente infermiere, nessun ufficio che si interessi di questo, che è il vero problema del Servizio sanitario nazionale.
È d'accordo con chi accusa il governo di voler privilegiare la sanità privata e danneggiare quella pubblica?
La verità è che non solo questo governo, ma anche i governi precedenti hanno sovvenzionato la sanità privata convenzionata. Il problema è che, a Fondo sanitario nazionale invariato e sempre meno finanziato, dare soldi alla sanità privata significa togliere soldi alla sanità pubblica. È questo che noi non vogliamo, perché il diritto alla salute deve essere garantito a tutti i cittadini.
Se la direzione resta questa, quali sono i rischi concreti per la sanità?
Se non si prenderà di petto la questione della carenza del personale infermieristico, che è il personale che tiene aperto nelle 24 ore le strutture sanitarie, il rischio è che i servizi ai cittadini subiscano ulteriori tagli. E che quindi gli stessi cittadini siano costretti, per ricevere le risposte ai loro bisogni, ad andare nel privato puro. Sarebbe veramente la fine del Servizio sanitario nazionale, e quindi della sanità pubblica.