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Giustizia, Cartabia: “Riforma non è banale compromesso politico, partiti siano responsabili”

La ministra della Giustizia, Marta Carabia, in un’intervista ricorda che nel primo giorno di vita del governo Draghi “tutte le forze politiche di maggioranza, compreso il M5S, hanno sottoscritto un ordine del giorno impegnandosi a modificare la riforma del 2019”. E affermando che la sua proposta non sia un “banale compromesso politico” chiede responsabilità a tutte le parti.
A cura di Annalisa Girardi
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Per la Guardasigilli Marta Cartabia il via libera in consiglio dei ministri alla sua proposta di riforma della Giustizia è stato "un traguardo importante", viste anche le ultime "settimane di continui colloqui" per cercare di trovare un'intesa. La ministra ha fatto il punto in un'intervista con il Corriere della Sera: "Molti si erano detti increduli o scettici sulla possibilità che questo governo potesse farcela laddove altri erano caduti, compreso l’ultimo. La giustizia da anni è il tema più divisivo in Italia, e le forze politiche dell’attuale maggioranza hanno sensibilità opposte e molto infiammate", ha detto.

In effetti il via libera alla riforma da parte di tutte le forze di maggioranza ha scatenato la rabbia di alcuni fronti del Movimento: è intervenuto l'ex ministro della Giustizia Alfonso Bonafede criticando pesantemente i compagni di partito che hanno avvallato la mediazione, affermando che il M5s si sia trasformato in una forza politica come tutte le altre annacquando una battaglia che porta avanti da anni. Anche Giuseppe Conte ha voluto dire la sua: "Apprezzo il lavoro della ministra Cartabia, si è molto impegnata, ma io non canterei vittoria, non sono sorridente sull'aspetto della prescrizione, siamo ritornati a una anomalia italiana", ha detto. Per poi aggiungere: "Se un processo svanisce per nulla per una durata così breve non può essere una vittoria per lo stato di diritto. Delle mediazioni erano state offerte, ci sono mille espedienti per assicurare una durata ragionevole dei processi accertando la verità".

Anche la ministra Cartabia, nell'intervista di questa mattina, ha sottolineato come la prescrizione sia stato il passaggio più complicato di tutta la trattativa. Ha però anche ribadito che nel primo giorno di vita del governo Draghi "tutte le forze politiche di maggioranza, compreso il M5S, hanno sottoscritto un ordine del giorno impegnandosi a modificare la riforma del 2019 che peraltro era animata dal giusto obiettivo di limitare la prescrizione dei reati e dei processi, troppo frequente in Italia. Ma lo ha fatto con un intervento a detta di molti, e anche mio, sbilanciato". Per poi rimarcare che la sua riforma non sia "un banale compromesso politico", ma che sia la risposta alla necessità di bilanciare l'esigenza di giustizia con il rispetto delle garanzie, come vuole la Costituzione.

Secondo Cartabia la riforma Bonafede trascurava il "diritto degli imputati alla ragionevole durata del processo, che è un principio costituzionale e di civiltà giuridica". E ancora, richiamando anche gli appunti delle istituzioni europee fatti al nostro Paese, ha proseguito: "Le orze politiche conoscono bene gli impegni presi con l’Europa e le scadenze. Mi auguro che il senso di responsabilità dimostrato da tutti i ministri prevalga su ogni altra considerazione, nell’interesse del Paese". Ad ogni modo secondo la Guardasigilli, sulla prescrizione in primo grado, la riforma conserva comunque l'impianto della legge Bonafede "come ben sa lui, visto che in queste settimane ha avuto un’interlocuzione costante con il ministero". Tuttavia, secondo la ministra era inevitabile correggere una serie di effetti problematici della riforma.

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