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Opinioni

Giorgia Meloni ora deve risolvere il problema del governo a due velocità

Giorgia Meloni celebra il successo del governo sul Pnrr e ostenta grande sicurezza sulla cancellazione del reddito di cittadinanza. I messaggi in codice di Sergio Mattarella, la visita non esattamente trionfale negli Stati Uniti e le difficoltà di alcuni ministeri raccontano un’altra storia.
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L’erogazione della terza rata e la revisione complessiva del Pnrr (con la cancellazione di alcuni interventi e la ricollocazione di circa 15 miliardi di euro) sono probabilmente fra i risultati politici più rilevanti del governo Meloni. Un successo che le consente di gestire con maggiore serenità la partita della cancellazione del reddito di cittadinanza e quella sulla via della Seta. La gestione del piano, infatti, era ed è la sfida più ambiziosa e complessa per la nuova maggioranza, considerando la portata delle risorse in ballo e la conseguente centralità nel dibattito pubblico. La presidente del Consiglio aveva optato per scelte rischiose ma considerate necessarie: cambiare la governance, ridefinire i contenuti del piano e reimpostare la comunicazione istituzionale. Ne erano discesi problemi e ritardi di ogni tipo, con il ministro Fitto che non sempre aveva potuto contare sull'attivo sostegno delle altre anime della maggioranza.

Intendiamoci, la soluzione trovata non è esente da criticità e sarà faticoso rintuzzare la polemica degli amministratori locali. Ma intanto il governo porta a casa un accordo con la Commissione Ue, la certezza dell'arrivo dei fondi e una redistribuzione delle risorse che fa felici alcuni stakeholder di riferimento. Certo, l'atavica incapacità di spesa delle amministrazioni locali, la mancanza di competenze specifiche nella macchina burocratica, la persistente dispersività degli interventi e le lacune strutturali del sistema Paese richiederanno grande attenzione e impegno nei prossimi anni: intanto Meloni e Fitto possono rivendicare di aver ottemperato alla richiesta di "mettersi alla stanga sul Pnrr" che è più volte arrivata dal Quirinale.

E non è poco, considerando che da tempo il Presidente della Repubblica manifesta una certa irritazione per alcune scelte della maggioranza. Ne abbiamo avuto una conferma alla cerimonia del Ventaglio. Mettendo da parte la sua nota ritrosia a entrare direttamente nel dibattito pubblico, Mattarella ha mandato messaggi piuttosto chiari alla presidente del Consiglio e ai leader di governo. Come hanno notato alcuni osservatori, il Capo dello Stato ha insistito su questioni sulle quale Meloni sembra aver lasciato ampio margine di manovra ai suoi, senza intervenire direttamente. Finora, appunto.

Sottolineando "l’esigenza ineludibile che i vari organismi rispettino i confini delle proprie competenze" e ribadendo che le "iniziative di inchiesta del Parlamento che si sovrappongono all’attività della magistratura si collocano al di fuori del recinto della Costituzione", il Presidente della Repubblica ha di fatto stroncato la (discutibilissima) Commissione d'inchiesta sul Covid-19 (probabilmente non solo quella…), che nelle intenzioni di parte della maggioranza avrebbe dovuto rappresentare una clava contro l'opposizione (Conte, in particolare) e uno strumento per non alienarsi le simpatie di una certa quota di elettorato.

Peraltro, l'argomento è servito per inviare ancora (e ancora e ancora) segnali sulla giustizia, qualche settimana dopo le polemiche tra magistrati e governo. Nel sottolineare l'ovvio, ovvero che "non tocca alla politica valutare la costituzionalità dei provvedimenti, dato che è un compito riservato in maniera esclusiva alla Consulta", Mattarella ha pronunciato la classica frase buona per tutte le stagioni e le fasi di governo: "Non deve esserci un contropotere giudiziario del Parlamento". Né di altri Palazzi, ecco.

Il governo Meloni e il cambiamento climatico

I giorni del caldo record hanno poi mostrato in tutta evidenza le contraddizioni della destra in tema di cambiamento climatico. L'imbarazzante indecisione di Pichetto Fratin è solo la manifestazione più eclatante di un'inadeguatezza strutturale, che si scontra con la grande consapevolezza dei cittadini su quanto il climate change abbia un impatto importante sulle loro vite. Anche su questa partita, Meloni ha adottato l'approccio classico: lasciar fare, per poi intervenire a mettere pezze nel caso ce ne fosse bisogno. Quel momento, probabilmente è arrivato, come le ha fatto notare sempre il Capo dello Stato: "Appaiono sorprendenti le discussioni sulla fondatezza dei rischi, sul livello di allarme e sul grado di preoccupazione che è giusto avere sulle conseguenze del cambiamento climatico; occorre assumere la piena consapevolezza che siamo in ritardo". Il problema, però, è che la Presidente del Consiglio sul tema si è mossa sempre con grande ambiguità, provocando una certa irritazione negli ambienti europei. Come se ne esce, dunque? L'Italia continuerà a farsi portatrice di un "altro modello di sviluppo" (non chiarissimo, per la verità) e rivendicherà un approccio più o meno riduzionista sull'impatto del climate change?

La Rai e il caso Roberto Saviano

Per citare per l'ultima volta il capo dello Stato, "la propaganda non deve mai sostituirsi a un’informazione libera e indipendente, i giornalisti devono essere al riparo da ogni forma di intimidazione". Non esattamente quello che stiamo vedendo in queste settimane, insomma, con la versione caricaturale dell'editto bulgaro di Berlusconi, che ha portato i vertici Rai a cancellare un programma annunciato solo settimane prima, per giunta già registrato e pronto per la messa in onda. Come ha spiegato su questo giornale Robert Saviano, non siamo in presenza di una scelta coerente o determinata da fatti oggettivi, ma del risultato confuso e a tratti grottesco dell'azione di parti della maggioranza che, non toccando palla sui dossier più importanti, sono deputate a fare il lavoro sporco.

L'ennesima dimostrazione del doppio binario su cui si muove la destra fin dalla vittoria delle Politiche. Da una parte l'azione di governo sulle questioni di alto rilievo (politica estera, fiscale, Pnrr eccetera), dall'altra quella che dovrebbe essere l'ordinaria amministrazione, in cui rientrano l'operatività dei singoli ministeri e il lavoro dei gruppi parlamentari. Il confronto fra i due blocchi è impietoso, prima o poi anche Meloni dovrà prenderne atto. E agire di conseguenza.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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