Gino Cecchettin a due anni dalla morte di Giulia: “Educazione affettiva dall’asilo contro violenza e patriarcato”

Sono passati due anni dal femminicidio di Giulia Cecchettin. Oggi il padre, Gino, presidente della Fondazione dedicata alla figlia, è stato audito in Commissione parlamentare d'inchiesta sul femminicidio e ha sottolineato la necessità di puntare sull'educazione nelle scuole, già asilo e alle elementari, per sradicare logiche patriarcali e insegnare il valore del rispetto, dell'empatia e del consenso.
L'educazione "serve già a partire dalla scuola dell'infanzia. È ovvio che per ogni livello di scolarità servono le parole giuste e le a formazione giusta ma certi concetti fondamentali che dovrebbero esser iniziati con l'educazione dei genitori si possono fare anche a scuola", ha dichiarato. "So bene che ci sono paure, resistenze e incomprensioni, ma vi assicuro che l'educazione affettiva non è un pericolo è una protezione, non toglie nulla a nessuno, ma aggiunge qualcosa a tutti: consapevolezza, rispetto e umanità. Una scuola che non parla di affettività, di rispetto, di parità è una scuola che lascia soli i ragazzi di fronte a un mondo che grida messaggi distorti", ha aggiunto.
È di ieri la notizia dell'emendamento con cui la Lega ha fatto un passo indietro sul divieto all'educazione sessuale e affettiva alle medie previsto all'interno del ddl Valditara, in lavorazione alla Camera. La proposta iniziale non è stata completamente ritrattata ma la nuova formulazione prevederebbe che il consenso dei genitori. Non parliamo quindi di un accesso completo ai temi della sessualità e dell'affettività ma condizionato al parere favorevole della famiglia.
I centri antiviolenza sono ancora troppo pochi
Il divieto aveva sollevato forti polemiche anche alla luce dei recenti casi di femminicidio che hanno dimostrato come, a due anni dalla morte di Giulia Cecchettin, c'è ancora moltissimo lavoro da fare. A partire dal piano culturale, con l'educazione scolastica, fino ai centri antiviolenza e gli sportelli di ascolto, ancora pochi e mal distribuiti. Un maggiore supporto finanziario consentirebbe non solo di implementare queste strutture ma anche di agevolare la creazione di una rete più solida e radicata nel territorio.
"Cosa si può fare di più? Sostenere queste associazioni, sostenere dal punto di vista finanziario i centri antiviolenza nel modo che possa essere utile per ogni donna vittima di violenza. Sono ancora insufficienti, leggevo che dal rapporto Stato-Regioni ne servirebbero almeno dieci volte tanto", ha aggiunto."Questi sono i numeri e quindi è chiaro che molte donne non trovano risposta, non trovano risposta perché intasati da tantissime richieste. Quello che possono fare le istituzioni è garantire sussistenza, sufficienza e eventualmente parlare con le associazioni che gestiscono i centri antiviolenza e capire come fare per adeguare il numero di questi centri".
L'educazione è "l'unica risposta possibile"
"Quando la scuola tace parlano i social, parlano i modelli tossici, parlano i silenzi degli adulti. Noi abbiamo il dovere di dare giovani strumenti per orientarsi non solo nozioni per studiare" ha spiegato Giulio Cecchettin. Insomma, l'educazione resta "l'unica risposta sistematica possibile" perché "non possiamo delegare ai tribunali ciò che spetta alla scuola, alla famiglia, alle istituzioni culturali e lì nelle aule nei luoghi di formazione che possiamo insegnare ai nostri ragazzi a riconoscere la violenza prima che si trasformi in gesto, prima che diventi tragedia".
Poi ha spiegato: "Il mio impegno e quello della fondazione nasce dal desiderio di evitare che altri genitori debbano vivere ciò che ho vissuto io, ma anche nella speranza che un giorno non servano più le fondazioni intitolate a ragazze uccise perché avremmo imparato a riconoscere il valore sacro della libertà di ciascuno, il valore sacro della vita. Non possiamo cambiare ciò che è stato, ma possiamo cambiare ciò che sarà. Per Giulia e per tutte le Giulia che verranno, vi chiedo di fare una scelta coraggiosa, di credere nell'educazione come prima forma di giustizia, come la vera forma di prevenzione".
"Non sono un politico, non sono un esperto. Sono semplicemente un padre che ha visto la propria vita cambiare per sempre due anni fa. Ho perso mia figlia, una ragazza piena di vita, curiosa, generosa, capace di vedere il bene anche dove non c'era. Da quel giorno il mio mondo si è fermato, ma non potevo restare fermo anch'io", ha aggiunto ricordando la figlia."Gli eventi come questi ti cambiano per sempre, non c'è futuro, ti viene tolto anche il futuro. Un futuro fatto di abbracci, di ricordi e di giornate che non ci saranno più e che in qualche modo dovevo riempire e quindi ho scelto di reagire di dare un senso a quel dolore che rischiava di distruggermi"."
Cosa ha detto Gino Cecchettin sul ddl femminicidio
Tra i provvedimenti pendenti in materia c'è anche il ddl femmincidio, che attende l'approvazione definitiva della Camera. Il disegno di legge introduce il reato di femminicidio, punito con l'ergastolo. "Non sono qui per chiedere più punizioni o leggi più dure. La giustizia serve, ma arriva sempre dopo. Sono qui per parlare di ciò che può arrivare prima, la prevenzione e quindi l'educazione", ha rimarcato. "Oggi la violenza di genere viene spesso raccontata come un'emergenza, ma non lo è. È un fenomeno strutturale radicato nella nostra cultura, nei linguaggi, nei modelli di relazione, negli stereotipi che continuiamo a tramandare. Non nasce all'improvviso, non è un raptus, cresce lentamente in una società che troppo spesso giustifica, minimizza, o resta in silenzio".
Cecchettin ha insistito sull'importanza di educare gli uomini alla parità e di come questo possa "avvenire solo nella scuola, il luogo dove si formano le persone non solo gli studenti. Non si tratta di ideologia, ma di civiltà. Parlare di educazione affettiva significa insegnare ai ragazzi a conoscere se stessi, a gestire le emozioni, a riconoscere i confini e chiedere e dare consenso. Significa insegnare che l'amore non è possesso, che la forza non è dominio, che il rispetto è la base di ogni relazione".