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Gimbe: “Nel Def il governo non rilancia la sanità pubblica, serve cambio di rotta o Ssn collasserà”

Con la pandemia si pensava che ci sarebbe stato un rilancio della sanità, con maggiori stanziamenti per il Ssn, ma il Def del governo Meloni è la prova che tutto questo non c’è stato. Così il servizio sanitario rischia il collasso, avverte la fondazione Gimbe.
A cura di Annalisa Girardi
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Il governo non stanzia abbastanza soldi per la sanità e il Def lo dimostra ancora una volta. Nel Documento di economia e finanza firmata dal governo Meloni il rapporto tra la spesa sanitaria e il Pil è inferiore ai livelli che si registravano prima della pandemia. Se non ci sarà una repentina inversione di rotta, si rischia il collasso del sistema sanitario. È l'allarme che lancia la fondazione Gimbe, in un report in cui analizza quanto messo nero su bianco nel Def per quanto riguarda la sanità.

La spesa sanitaria nel 2022 è stata di 131.103 milioni, cioè quasi tre milioni in meno di quanto era stato inizialmente previsto. Secondo Nino Cartabellotta, presidente della fondazione, "il Def certifica l'assenza di un cambio di rotta post pandemia ignorando il pessimo stato di salute del Servizio sanitario nazionale, i cui princìpi fondamentali di universalità, uguaglianza ed equità sono minati da criticità che compromettono il diritto costituzionale alla tutela della salute".

Cartabellotta sottolinea come il pessimo stato in cui versa il Ssn si esprime attraverso interminabili liste di attesa che costringono a ricorrere al privato, facendo sì che molte famiglie si impoveriscano dovendo tirare fuori i soldi di tasca propria per curarsi. Chi non può aspettare i tempi del pubblico e non ha le risorse necessarie, invece, è obbligato a rinunciare alle cure.  Ci sono poi le diseguaglianze regionali che in alcuni territori determinano un vero e proprio divario nelle aspettative di vita.

Gimbe, nel suo report, ha anche fatto delle previsioni sia per quanto riguarda il 2023, che il triennio 2024-2026. Rispetto all'anno corrente, si calcola che il rapporto spesa sanitaria e Pil scenda al 6,7%, per un totale 136.043. In termini assoluti, quindi, una cifra più alta dell'anno scorso di circa quattro miliardi. "Tuttavia il roboante incremento di oltre quattro miliardi di euro nel 2023 è solo apparente: sia perché oltre due terzi (67%) costituiscono un mero spostamento al 2023 della spesa sanitaria prevista nel 2022 per il rinnovo contrattuale del personale dirigente, sia per l’erosione del potere di acquisto visto che secondo l’ISTAT ad oggi l’inflazione acquisita per il 2023 si attesta a +5%, un valore superiore all’aumento della spesa sanitaria che, invece, si ferma a +3,8%", ha precisato Cartabellotta.

Per il prossimo triennio Gimbe stima una riduzione della spesa sanitaria anche in termini assoluti, a fronte di un incremento del Pil, nel 2024. Si calcola che il prossimo anno scenda a 132.737 milioni, il 2,4% in meno sul 2023, per poi risalire nel 2025 a 135.034 milioni di euro, cioè l'1,7% in più. Per il 2026 si stima un'ulteriore crescita del 2,5%, pari quindi a una spesa di 138.399 milioni di euro.

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"Il risibile aumento medio della spesa sanitaria dello 0,6% nel triennio 2024-2026 non coprirà nemmeno l’aumento dei prezzi, sia per l’erosione dovuta all’inflazione, sia perché l’indice dei prezzi del settore sanitario è superiore all’indice generale di quelli al consumo", ha commentato Cartabellotta. "In altri termini, le previsioni del Def 2023 sulla spesa sanitaria 2024-2026 certificano evidenti segnali di definanziamento: in particolare il 2024, ben lungi dall’essere l’anno del rilancio, fa segnare un -2,4% che dissolve ogni speranza di nuove risorse per la sanità nella prossima Legge di Bilancio", ha proseguito.

Insomma, secondo Gimbe le stime del Def sono la conferma che la sanità resta marginale per la politica. La pandemia, scrive la fondazione, non è stata l'insegnamento che si pensava e i governi continuano a tagliare sulla sanità. "Programmi e numeri del Def confermano che, in linea con quanto accaduto negli ultimi 15 anni, la sanità pubblica non rappresenta una priorità politica neppure per l’attuale esecutivo. La sanità rimane un bancomat per la facile aggredibilità della spesa pubblica e nei rari casi di crescita economica i benefici per il Ssn non sono mai proporzionali, rendendo impossibile rilanciare il finanziamento pubblico", ha aggiunto ancora Cartabellotta.

La fondazione Gimbe ha recentemente presentato un piano di rilancio per il Ssn, in cui sottolineava l'importanza di aumentare i finanziamenti pubblici per il settore in maniera consistente, allineando gli stanziamenti alla media degli altri Paesi Ue. Il Def però, conclude il report, non fa nulla per colmare il divario che persiste con gli altri Paesi europei. Anzi, proseguendo con sempre meno finanziamenti alla sanità, si aumenta la distanza con il resto d'Europa, portando "al collasso del Ssm, compromettendo definitivamente il diritto costituzionale alla tutela della salute delle persone".

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