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Gimbe: “Le misure del nuovo Dpcm sono insufficienti a contenere il virus. Servono lockdown mirati”

Le misure introdotte dal governo con il nuovo Dpcm sono insufficienti a contenere la diffusione dei contagi di coronavirus, che vediamo essere in continuo aumento da settimane. È la denuncia della fondazione Gimbe, che lancia un appello a governatori e autorità locali affinché intervengano tempestivamente con misure restrittive locali “compresi lockdown mirati” in modo da arginare subito i nuovi focolai. “Altrimenti, persistendo i trend delle ultime settimane, secondo gli scenari previsti dalla nuova circolare del ministero della Salute, il rischio di restrizioni sempre più ampie, lockdown incluso, è dietro l’angolo”, avvertono i ricercatori.
A cura di Annalisa Girardi
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Continuano ad aumentare i contagi di coronavirus nel nostro Paese. Con una simile impennata nella curva epidemiologica, che vede un riscontro anche nella crescita preoccupante di ricoveri negli ospedali, le misure del nuovo Dpcm sono insufficienti a contenere il virus: è la denuncia della fondazione Gimbe, un think tank che si occupa di ricerca in ambito sanitario. Servono immediatamente misure restrittive locali per circoscrivere i focolai e prevenire il sovraccarico delle strutture sanitarie, in particolare delle terapie intensive. Nella settimana tra il 7 e il 13 ottobre, il monitoraggio della fondazione ha riscontrato un incremento esponenziale nel trend dei nuovi casi (35.204 vs 17.252), mentre ha definito l'aumento dei casi testati come "moderato" (505.940 vs 429.984): il rapporto tra positivi e casi testati cresce quindi dal 4% al 7%. Si registra un picco di attualmente positivi, che passano da 60.134 a 87.193: impennata anche dei ricoverati con sintomi (5.076 vs 3.625) e dei pazienti che si trovano in terapia intensiva (514 vs 319). Continua a crescere anche il numero delle vittime (216 vs 155).

Per riassumere:

  • Decessi: +61 (+39,4%)
  • Terapia intensiva: +195 (+61,1%)
  • Ricoverati con sintomi: +1.451 (+40%)
  • Nuovi casi: +35.204 (+104,1%)
  • Casi attualmente positivi: +27.059 (+45%)
  • Casi testati +75.956 (+17,7%)
  • Tamponi totali: +102.881 (+14,4%)

Raddoppiano i nuovi casi: le differenze tra Regioni

Nonostante l'epidemia sia diffusa a tutto il territorio nazionale, ci sono delle differenze tra Regioni per quanto riguarda l'aumento dei nuovi casi. "Nell’ultima settimana si rileva un raddoppio dei nuovi casi, a conferma di un incremento esponenziale che si riflette anche sulla curva di pazienti ospedalizzati con sintomi e in terapia intensiva. Inoltre, con il netto aumento dei casi si rendono molto più evidenti le numerose variabilità regionali, oltre che provinciali", commenta Nino Cartabellotta, presidente della fondazione Gimbe.

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Vediamo quindi quali sono state le principali differenze tra i territori. Come detto, nel periodo preso in esame si sono registrati 35.204 nuovi casi, cioè più del doppio rispetto alla settimana precedentemente analizzata. Se a livello nazionale l'incremento percentuale dei casi totali si attesta al 10,7%, si riscontrano importanti differenze regionali, che vanno dal 4% della Provincia Autonoma di Trento al 30,9% dell'Umbria. Per quanto riguarda i casi testati, sul fronte della capacità di testing & tracing le Regioni comunicano dati molto diversi tra loro. La media nazionale è di 838 casi testati ogni 100mila abitanti, ma si va dai 523 delle Marche ai 1.276 della Toscana. Come abbiamo visto, in generale è aumentato il rapporto tra casi testati ed esiti positivi, a testimonianza di un aumento nella circolazione del virus. Questo valore supera il 6% in quasi tutte le Regioni, ma si va comunque dal 2% della Calabria al 16,4% della Valle d'Aosta.

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Il picco di attualmente positivi

L'impennata di contagi ha fatto sì che aumentassero nettamente anche i casi attualmente positivi. Che al momento sono 87.193. Allo scorso 13 ottobre, rispetto ad una media nazionale di 144 casi positivi per 100mila abitanti, il range andava dai 41 della Calabria ai 205 della Valle d'Aosta.

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Una conseguenza diretta, chiaramente, è un aumento dei ricoveri. Ci sono 1.451 (+40%) pazienti negli ospedali in più; nelle terapie intensive si conta un aumento di 195 posti letto occupati (+61,1%). Anche in questo caso, sono evidenziate importanti differenze regionali. La percentuale complessiva di pazienti ospedalizzati sul totale di casi attualmente positivi, rispetto alla media nazionale del 6,4%, va dal 2,6% del Friuli-Venezia Giulia al 10,2% della Liguria. Infine, per quanto riguarda i decessi, i ricercatori segnalano come nell'ultimo mese il trend sia stato lento ma costante: i pazienti deceduti a causa del coronavirus sono passati a essere da 70 a 216 a settimana.

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"Con l’aumentare vertiginoso dei numeri il dato nazionale non rende conto delle marcate differenze regionali e provinciali che richiedono provvedimenti più restrittivi al fine di circoscrivere tempestivamente tutti i focolai e arginare il contagio diffuso", commenta ancora Cartabellotta. Il monitoraggio di Gimbe sottolinea quindi come nell'ultima settimana l'incidenza di nuovi casi per 100mila abitanti, rispetto alla media nazionale di 58,3, è superiore a 100 in due Regioni: la Valle d'Aosta (141,6) e la Liguria (113,1). Lo stesso vale per sei province: Belluno (181,3), Genova (144,7), Arezzo (129), Pisa (125,3), Prato (125,3), Napoli (110,3).

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Il nuovo Dpcm

"Gli effetti delle misure del nuovo DPCM oltre a non poter essere valutati prima di 3 settimane, saranno in parte neutralizzati dall’incremento esponenziale dei contagi e dall’ulteriore sovraccarico dei servizi sanitari dovuto alla stagione influenzale", aggiunge il presidente della fondazione. Lanciano un appello al senso di responsabilità e alla collaborazione tra governatori e autorità locali affinché si intervenga tempestivamente con misure restrittive locali "compresi lockdown mirati" in modo da arginare subito i nuovi focolai bloccando la diffusione dei contagi e prevenendo il sovraccarico a livello ospedaliero. "Altrimenti, persistendo i trend delle ultime settimane, secondo gli scenari previsti dalla nuova circolare del ministero della Salute, il rischio di restrizioni sempre più ampie, lockdown incluso, è dietro l'angolo", conclude Cartabellotta.

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