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Gimbe, il sistema sanitario si sta “sgretolando” e la manovra non fa niente per fermarlo

La Fondazione Gimbe attacca le previsioni di spesa per la sanità pubblica inserite nella legge di bilancio dal governo Meloni. In quanto a spesa pro-capite, l’Italia è indietro di 12,7 miliardi di euro rispetto alla media Ue. Senza interventi, il modello di sanità pubblica finirà per crollare “lentamente ma inesorabilmente”.
A cura di Luca Pons
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Se il governo non è pronto a "coraggiose riforme di sistema" e a impiegare i soldi che servono "per un adeguato rilancio", il Servizio sanitario nazionale è "condannato a una stentata sopravvivenza che finirà per sgretolare, lentamente ma inesorabilmente, il modello di una sanità pubblica, equa e universalistica". Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, ha attaccato così i provvedimenti per la sanità contenuti nella bozza di legge di bilancio circolata ieri.

Nonostante le "enormi criticità esplose con la pandemia", ha detto Cartabellotta, "la sanità pubblica continua a rimanere fuori dalle priorità del Paese". Nella bozza di manovra – e come ha dichiarato Giorgia Meloni anche in conferenza stampa presentando la legge di bilancio approvata lunedì – alla sanità vengono dedicati 2 miliardi di euro per il 2023, di cui 1,4 miliardi per far fronte agli aumenti di costi legati al caro bollette. Una cifra "che oltre ad essere erosa dall'inflazione non permetterà di coprire i costi straordinari dovuti ala pandemia e alla crisi energetica", figurarsi un "rilancio del Ssn".

Mancano, per il presidente Gimbe, sia un "ulteriore investimento per la salute delle persone", sia "un piano di governo per la sanità pubblica". Con la fine dell'emergenza Covid, la sanità "è rientrata nei ranghi", e anche l'obiettivo di "allineare la spesa sanitaria pubblica alla media dei Paesi europei" si allontana.

"Nel 2020, la spesa sanitaria pubblica italiana era inferiore di 215 dollari pro-capite rispetto alla media europea", ha sottolineato Cartabellotta. "Esiste dunque un gap di circa 12,7 miliardi di euro, che può essere colmato solo con una programmazione pluriennale".

La spesa dell'Italia, secondo i dati più recenti a disposizione, è di 3.052 dollari a persona per la sanità pubblica. Il dato è più basso della media dell'Unione europea (3.267 dollari pro-capite), come indicato da Cartabellotta, e anche di quella dei Paesi Ocse (3.488 dollari a persona).

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I problemi segnalati sono molti, dalla carenza di personale sanitario – che in alcuni settori Gimbe definisce "una vera e propria emergenza" – all'allungamento delle liste d'attesa nelle Regioni, che "non riescono a recuperare". Questi, tra gli altri, "compromettono sempre più il diritto costituzionale alla tutela della salute, determinando rinunce alle cure e inaccettabili diseguaglianze, non solo regionali, nell’accesso alle prestazioni e alle innovazioni".

A proposito di Regioni, Cartabellotta ha criticato anche l'ipotesi di un regionalismo differenziato, portata avanti soprattutto dalla Lega, perché "senza adeguate contromisure, l’attuazione delle maggiori autonomie in sanità non farà che aumentare le diseguaglianze, legittimando normativamente il divario tra Nord e Sud e violando il principio di uguaglianza dei cittadini sul diritto costituzionale alla tutela della salute".

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