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Gimbe: “Anche gli asintomatici trasmettono il virus. Ecco perché vanno fatti più tamponi”

Non solo gli asintomatici trasmettono il virus per un periodo prolungato (anche oltre i 14 giorni), ma sono anche tra il 40% e il 45% del totale delle persone contagiate. Lo afferma la fondazione Gimbe, intervenendo nelle polemiche scoppiate dopo le dichiarazioni dell’Oms rispetto agli asintomatici e la trasmissibilità del virus. E mettendo in campo le evidenze scientifiche sull’argomento.
A cura di Annalisa Girardi
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In queste ore si è parlato molto della trasmissione del coronavirus da parte degli asintomatici. Le polemiche sono nate in seguito a delle dichiarazioni da parte di Maria Van Kerkhove a capo del gruppo tecnico dell'Organizzazione mondiale della sanità. La funzionaria aveva infatti affermato: "È molto raro che una persona asintomatica possa trasmettere il coronavirus". Parole su cui era arrivata una pioggia di critich, tanto che Van Kerkhove era intervenuta nuovamente sulla questione, spiegando che le sue parole fossero state fraintese. Infatti, aveva precisato, non erano riferite alle generali modalità di trasmissione del Covid-19, ma ad un "set limitato di dati". L'intera comunità scientifica si è comunque mobilitata, mettendo sul tavolo i dati che evidenziano come anche le persone che non presentano sintomi possano trasmettere il virus e ribadendo la necessità di tenere questi elementi in considerazione nella strategia di contenimento dell'epidemia.

Anche la fondazione Gimbe, un think tank che si occupa di ricerca in ambito sanitario e che dall'inizio dell'emergenza coronavirus porta avanti il suo monitoraggio indipendente, ha sottolineato che non solo gli asintomatici trasmettono il virus, ma sono anche il 40 -45% delle persone infette. Pur non sviluppando i sintomi associati a infezione da Covid-19, come ad esempio febbre e difficoltà respiratorie, questi pazienti possono comunque trasmettere il virus per un periodo anche maggiore ai 14 giorni. Non è vero, infine, che la carica virale sia minore: secondo Gimbe è simile a quella delle persone sintomatiche.

"Dichiarazioni pericolose"

"Ancora una volta è l’ipse dixit a condizionare l’informazione pubblica sul coronavirus. Questa volta non da parte di opinion leader nazionali, ma di una rappresentante della massima autorità sanitaria internazionale", ha commentato il presidente della fondazione, Nino Cartebellotta. "E in questa fase molto delicata della pandemia, sarebbe opportuno conoscere i risultati della ricerca già disponibili, prima di lanciarsi in dichiarazioni tanto ardite quanto pericolose, rischiando di condizionare le politiche sanitarie dell’intero pianeta", ha aggiunto. La fondazione ha quindi presentato le evidenze scientifiche che in questi mesi sono state raccolte dagli esperti in merito agli asintomatici e alla trasmissione del virus. Lo ha fatto citando un'analisi pubblicata lo scorso 3 giugno da Daniele Horan ed Eric Topol sugli "Annals of Internal Medicine", in cui sono stati esaminati i dati in 16 precisi focolai tra cui anche quello italiano di V0′. Vediamo che cosa è risultato.

Che cosa dicono i dati

Secondo lo studio, le persone infette che non presentano però i sintomi sono tra il 40% e il 45% dei contagiati totali. In alcuni casi non è possibile distinguere tra asintomatici e pre-sintomatici, ma secondo i ricercatori le persone che contraggono il virus e non presentano alcun sintomo sono comunque almeno il 30% del totale. Numeri che mettono comunque in evidenza come il virus si sia diffuso tra la popolazione in maniera silenziosa ed estesa. Inoltre, questi soggetti, possono trasmettere il Covid-19 per un periodo prolungato, anche maggiore di 14 giorni. E la carica virale non è minore di quella registrata in un paziente che sviluppa i sintomi: ad ogni modo, secondo gli scienziati la carica non sembrerebbe coincidere con la trasmissibilità del virus, anche se ammettono che si tratta di campi non ancora studiati adeguatamente.  Comunque, aggiungono gli esperti, non presentare sintomi non è sinonimo di non subire lesioni da parte del virus. Infatti, alcune TAC effettuate sulla Diamond Princess e in Corea del Sud hanno dimostrato che anche negli asintomatici sono state rilevate delle anomalie polmonari subcliniche. Anche in questo caso, però, sono necessari ulteriori studi.

Bisogna fare più tamponi

Per tutti questi elementi, si sottolinea è assolutamente indispensabile estendere le strategie di  testing, in primis l'esecuzione del tampone, anche alle persone che non presentano sintomi. "Le evidenze ad oggi disponibili dimostrano che la prevalenza dei soggetti asintomatici è un fattore rilevante nella diffusione del contagio da Sars-Cov-2. Di conseguenza in questa fase della pandemia le misure di sanità pubblica devono essere orientate sia a identificare, tracciare e isolare i soggetti asintomatici, sia a fare rispettare il distanziamento sociale e utilizzare la mascherina quando non è possibile mantenere la distanza di sicurezza", conclude Cartabellotta.

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