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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Gaza, Hamas propone la liberazione di tutti gli ostaggi in cambio della fine della guerra: “Pronti a 5 anni di tregua”

Hamas si dice pronto a liberare tutti gli ostaggi israeliani e a firmare una tregua di cinque anni in cambio della fine della guerra. Una proposta che arriva mentre l’Onu denuncia il collasso umanitario nella Striscia e il bilancio delle vittime continua a salire.
A cura di Francesca Moriero
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In un momento in cui il conflitto sembrava destinato solo ad aggravarsi, arriva un annuncio che potrebbe cambiare le carte in tavola: Hamas ha infatti proposto la liberazione di tutti gli ostaggi ancora trattenuti nella Striscia di Gaza e si è detta disponibile a firmare una tregua di cinque anni in cambio della fine della guerra. La notizia è stata confermata da un un alto funzionario del gruppo palestinese all'agenzia France Presse. Non sono ancora chiari i dettagli tecnici della proposta, come tempi, modalità di rilascio e garanzie internazionali, ma l'annuncio rappresenta comunque un segnale importante. L'offerta arriva alla vigilia di nuovi colloqui al Cairo, dove una delegazione di Hamas guidata da Khalil al-Hayya incontrerà i mediatori egiziani per discutere una possibile intesa.

Gaza allo stremo, l'Onu avverte: "Finito il cibo"

Mentre i canali diplomatici si muovono, sul terreno la situazione resta però disperata. Il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (WFP) ha comunicato ufficialmente di aver esaurito tutte le scorte di cibo disponibili nella Striscia di Gaza. Le ultime forniture sono state distribuite alle cucine comunitarie, che però riuscivano già a coprire solo metà della popolazione e a garantire appena il 25% del fabbisogno calorico giornaliero. Nel giro di pochi giorni, anche queste cucine dovranno chiudere i battenti. A peggiorare il quadro, la chiusura di tutte le 25 panetterie che collaboravano con il WFP, rimaste senza farina e senza carburante: dal 2 marzo, infatti, Israele ha bloccato l'ingresso di qualsiasi tipo di aiuto o merce nella Striscia. Secondo l'agenzia delle Nazioni Unite, ai valichi di frontiera sono pronti oltre 116mila tonnellate di aiuti alimentari, sufficienti a sostenere un milione di persone per quattro mesi. Camion che continuano a restare fermi.

Trump a Netanyahu: "Fate entrare gli aiuti"

La gravità della crisi umanitaria ha spinto anche Washington a intervenire. Il presidente Donald Trump avrebbe infatti dichiarato di aver chiesto personalmente al premier israeliano Benjamin Netanyahu di consentire l'ingresso di cibo e medicinali a Gaza: "Quelle persone stanno soffrendo. Dobbiamo essere buoni con Gaza", ha detto Trump parlando con i giornalisti. Ha poi assicurato che Israele avrebbe accolto "positivamente" la richiesta, anche se, per ora, la situazione sul terreno resta immutata. L'amministrazione americana starebbe tentando dunque di scongiurare una catastrofe umanitaria, mentre cresce il malcontento internazionale per la chiusura dei confini e il continuo peggioramento delle condizioni di vita dei civili palestinesi.

Attacchi e evacuazioni: Gaza sotto assedio

Ma i raid israeliani non si fermano. In concomitanza con le celebrazioni del 25 aprile in Italia, nella Striscia di Gaza si sono registrati nuovi bombardamenti che hanno provocato almeno 52 morti in meno di 24 ore, di cui 39 soltanto a Gaza City e nelle aree settentrionali. Secondo fonti palestinesi citate da Al Jazeera, i bombardamenti hanno colpito anche Jabalia, Deir al-Balah e Khan Yunis, distruggendo case e rifugi. Artiglieria pesante ha preso di mira le zone settentrionali, aggravando ulteriormente il bilancio delle vittime. Il Ministero della Salute di Gaza riferisce che solo dall'inizio della nuova offensiva, il 18 marzo scorso, sono stati uccisi oltre 1.900 palestinesi, con più di 5.000 feriti.

Nel frattempo, l'esercito israeliano ha ordinato l'evacuazione del quartiere Zeitoun di Gaza City, preannunciando nuove operazioni militari mirate contro quelli che definisce "obiettivi terroristici".

Mentre si cerca la via diplomatica, Israele prepara un possibile aumento delle operazioni. Il capo di stato maggiore delle Forze di Difesa, Eyal Zamir, ha dichiarato solo ieri che se non ci saranno progressi concreti sul rilascio degli ostaggi, Tel Aviv estenderà l'intervento militare a tutta la Striscia di Gaza. Una minaccia che pesa sui negoziati e complica ulteriormente il lavoro dei mediatori egiziani e qatarioti, impegnati a trovare una soluzione che permetta almeno una tregua temporanea. Ora resta da vedere se la proposta di Hamas porterà a una svolta concreta o se il conflitto continuerà ad aggravarsi, con il rischio di una nuova, drammatica escalation da parte di Israele.

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