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Gaetano Galvagno indagato, il presidente dell’Ars di FdI è accusato di corruzione dalla procura di Palermo

L’ipotesi della procura di Palermo sarebbe pesante: soldi pubblici in cambio di incarichi fittizi. Nel mirino degli inquirenti c’è Gaetano Galvagno, presidente dell’Assemblea regionale siciliana, astro nascente di Fratelli d’Italia. Ma le indagini si allargano anche alla sanità e alla crisi idrica.
A cura di Francesca Moriero
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Un'inchiesta che rischia di scuotere profondamente gli equilibri politici siciliani: al centro delle indagini coordinate dalla procura di Palermo c'è Gaetano Galvagno, 40 anni, presidente dell'Assemblea regionale siciliana, considerato uno degli esponenti più promettenti di Fratelli d'Italia nell'isola e possibile successore del governatore Renato Schifani. L'ipotesi contestata dai magistrati è quella di corruzione: fondi regionali stanziati a fine 2023 sarebbero stati restituiti sotto forma di incarichi fittizi a collaboratori vicini a Galvagno. L'inchiesta, avviata diversi mesi fa e tuttora in corso, coinvolge anche gli appalti della sanità e la gestione della crisi idrica. Le procure di Palermo e Agrigento stanno ora scandagliando un sistema di potere che, secondo gli inquirenti, avrebbe usato risorse pubbliche per rafforzare legami personali e reti di consenso politico.

Di cosa è accusato Gaetano Galvagno: i finanziamenti sotto la lente

Sarebbero due, in particolare, i finanziamenti che avrebbero attirato l'attenzione della magistratura: il primo, da 100 mila euro, è stato assegnato alla Fondazione Dragotto per un evento natalizio dedicato a giovani in condizioni di disagio, con spettacoli a Palermo e Catania. Il secondo, ben più cospicuo, riguarda 200 mila euro destinati al Comune di Catania per le celebrazioni natalizie e di Capodanno, affidate alla società "Puntoeacapo" di Nuccio La Ferlita. Secondo quanto riportato da la Repubblica, a fronte di questi stanziamenti pubblici, due collaboratori di Galvagno, la portavoce Sabrina De Capitani e l’addetto stampa Salvatore Pintaudi, avrebbero ottenuto incarichi retribuiti dagli imprenditori beneficiari. Le fatture esistono, ma secondo gli inquirenti le prestazioni professionali non sarebbero mai state effettivamente svolte. Da qui il sospetto: che quelle retribuzioni mascherino in realtà una tangente.

La difesa di Galvagno

Davanti ai magistrati, Galvagno ha negato ogni addebito. Sentito a inizio giugno, cinque mesi dopo aver chiesto volontariamente di essere ascoltato, il presidente dell'Ars ha sostenuto di non aver commesso alcuna irregolarità e ha preso le distanze dai suoi collaboratori, precisando che erano liberi di svolgere anche altre attività professionali. La procura, tuttavia, avrebbe acquisito anche alcune intercettazioni che rafforzerebbero l'ipotesi accusatoria. Il fascicolo è gestito dal procuratore Maurizio de Lucia, dall'aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Andrea Fusco e Felice De Benedittis.

Al momento, l'indagine è ancora nella fase preliminare, ma non si esclude che possa allargarsi ad altri soggetti. Secondo indiscrezioni, gli inquirenti starebbero "passando ai raggi X un pezzo di Regione", scrive ancora la Repubblica.

Gli altri filoni: sanità e crisi idrica

Quella di Galvagno, però, non sarebbe l'unica vicenda giudiziaria che agita la politica siciliana. A Palermo è finito sotto inchiesta anche il commercialista Ninni Sciacchitano, nominato dal presidente Schifani come vertice dell'organismo che valuta le performance dell'amministrazione regionale. In questo caso, le indagini riguardano appalti nel settore sanitario. Ad Agrigento, invece, la procura indaga sulla gestione dell'emergenza idrica, in particolare sulla presunta spartizione illecita di fondi e incarichi. Tra gli indagati figura Roberto Di Mauro, ex assessore regionale all'Energia, anche lui in quota alla giunta Schifani.

L'impressione, sempre più netta, sembra che i magistrati stiano cercando di ricostruire un presunto sistema di gestione opaca delle risorse pubbliche, dove incarichi e finanziamenti rappresenterebbero la moneta di scambio per assicurare consenso e fidelizzazione. Per ora, si tratta solo di ipotesi investigative, ma il quadro che emerge dai primi accertamenti appare pesante. In attesa che la magistratura faccia piena luce, la politica regionale è costretta a fare però i conti con un nuovo scossone, e la figura di Galvagno, fino a poco tempo fa indicata come una possibile alternativa a Schifani nella guida della Regione, si ritrova improvvisamente al centro di una delle inchieste più delicate degli ultimi anni.

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