Fratoianni a Fanpage: “Tra i giovani di FdI è pieno di fascisti, Meloni condanni quelle scene orribili”

Le immagini di alcuni giovani militanti che lo scorso 28 ottobre hanno intonato cori fascisti e inni al Duce nella sede di Fratelli d'Italia a Parma sono "inaccettabili", dice a Fanpage.it, Nicola Fratoianni. La sede viene utilizzata anche dal movimento giovanile del partito, Gioventù nazionale, che ha commissariato la sezione parmigiana. Nel frattempo, la procura di Parma ha aperto un fascicolo sulla vicenda. Per il leader di Alleanza Verdi-Sinistra però, il commissariamento non basta: "Dicono che hanno chiuso con il passato, ma da Meloni servirebbero parole chiare. Un atto definitivo di rottura, cesura e pulizia".
Come commenta le immagini arrivate dalla sede dei giovani di FdI a Parma?
Penso che da quelle parti sono pieni di fascisti. C'è poco da fare. Sono pieni di ciarpame fascista, di rigurgiti che che ogni tanto, con qualche frequenza per la verità, saltano fuori. Commissariarli mi pare il minimo sindacale, servirebbe forse qualcosa in più.
Che cosa?
Un atto definitivo di rottura, di cesura e di pulizia che invece stenta a venire avanti. Leggo commenti che esaltano il commissariamento repentino e giocano sul rilancio degli opposti estremismi.
Il responsabile FdI Giovanni Donzelli vi accusa di non aver preso le distanze da altri casi come quello delle magliette con il simbolo delle Brigate Rosse apparso congresso dei Giovani democratici a Vasto, o ancora, cito, dagli "studenti di sinistra che negli atenei impediscono di parlare a chi non la pensa come loro" e da "chi nelle piazze Pro Pal, inneggia ripetutamente all'antisemitismo". Come replica?
Se uno inneggia alle Brigate Rosse, ovviamente non è accettabile. Paragonare chi ha manifestato, chi si è mobilitato per difendere la causa del popolo palestinese dal genocidio con un gruppo di giovani fascisti è francamente vomitevole e anche un poco vergognoso. Questa reazione rivela la difficoltà che permane a chiudere definitivamente con una storia che è la peggiore di questo Paese. C'è poco da fare.
Il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, ha assicurato che FdI ha superato l'epoca dei nostalgismi. È così?
Bisognerebbe che lo spiegassero ai loro attivisti e ai loro militanti, a chi continua ad appendere nelle sedi le facce di Mussolini e a chi intona i cori come quelli che abbiamo ascoltato. Bisognerebbe però che lo facessero con con qualche elemento di maggior puntualità, perché evidentemente questo superamento di cui parla Rampelli è un superamento che fatica ad essere digerito nel corpo dell'organizzazione.
Per il momento Giorgia Meloni è rimasta in silenzio. Come commenta?
C'è sempre una ritrosi a misurarsi con questo dato. Non ho nulla da eccepire al fatto che Fratelli d'Italia dice di aver chiuso definitivamente con questa storia, ma si misuri col fatto che evidentemente quello che dicono i suoi dirigenti continua a scontrarsi con l'evidenza, che è assai diversa. Sarebbe l'ora di avere delle parole chiare, così come sarebbe l'ora di avere delle classi dirigenti in questo Paese, in particolare quando governano, che oltre a dire che hanno superato il loro legami col fascismo, si dischiarino antifascisti.
Il fatto che questo avvenga tra ragazzi molto giovani quanto deve preoccuparci?
È preoccupante, va oltre la dinamica della nostalgia. Non siamo di fronte a qualche vecchio militante che esercita il moto della nostalgia. C'è da chiedersi come sia possibile che in un'organizzazione che dichiara così solennemente di aver superato ogni nostalgia e ogni rapporto con quella storia, abbia giovani attivisti e militanti che invece riproducano scene orribili e inaccettabili come queste.
Quando uscì l'inchiesta di Fanpage.it, Gioventù Meloniana, la premier e altri esponenti di governo e maggioranza parlarono di "metodi da regime" e di giornalismo "da buco della serratura". Queste immagini però sono state girate in mezzo alla strada.
Altro che buco della serratura, qui c'è una porta spalancata. Peraltro, dopo la vicenda Paragon consiglierei qualche elemento di prudenza nelle accuse che si fanno. Dal governo vorremmo parole più chiare. Cosa ci aspettiamo? È un po' più difficile dirlo. Se dovessi stare ai precedenti, non moltissimo.