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Fratelli d’Italia vuole il carcere per i giornalisti, fino a quattro anni e mezzo per diffamazione

Un emendamento di Fratelli d’Italia al ddl sulla diffamazione prevede il carcere – fino a quattro anni e mezzo – in alcuni casi per le condanne per diffamazione. Sulla proposta è arrivata la levata di scudi dell’opposizione, e anche gli altri partiti della maggioranza hanno espresso dei dubbi.
A cura di Luca Pons
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Fratelli d'Italia ha proposto che i giornalisti condannati per diffamazione in alcuni casi possano andare in carcere, anche per periodi fino a quattro anni e mezzo. Lo ha fatto con alcuni emendamenti al dll sulla diffamazione, a prima firma del deputato Gianni Berrino. Sono arrivate non solo proteste dall'opposizione, ma anche risposte molto scettiche dagli alleati della maggioranza: Forza Italia ha espresso "dubbi", mentre la Lega finora ha evitato di esprimersi direttamente ma ha fatto capire che non sostiene l'iniziativa.

Cosa dice l'emendamento che prevede il carcere per i giornalisti

Nello specifico, la proposta di Berrino prevederebbe di introdurre un nuovo articolo nella legge sulla stampa, che risale al 1948. Questo articolo punisce chi mette in atto "condotte reiterate e coordinate" con lo scopo di "arrecare un grave pregiudizio all' altrui reputazione", e lo fa attribuendo a qualcuno "con il mezzo della stampa" dei fatti che "sa essere anche in parte falsi". In questo caso, la punizione è "il carcere da 1 a 3 anni" oltre a una "multa da 50mila a 120mila euro". Se in più si sa che la persona offesa è innocente, la pena aumenta "da un terzo alla metà", cioè fino a quattro anni e mezzo di carcere. Non solo, ma la pena aumenta anche se "l'offesa è recata a un Corpo politico, amministrativo o giudiziario o a una sua rappresentanza o a una autorità costituita in collegio".

L'intervento è controverso anche perché la legge italiana già prevede la possibilità del carcere per i giornalisti, in caso di diffamazione. Il motivo per cui questo non avviene mai è che dal 2021 la Corte costituzionale ha dichiarato la norma illegittima: pochi anni prima la Corte europea dei diritti dell'uomo aveva condannato l'Italia per aver previsto la pena del carcere per il giornalista Alessandro Sallusti nel 2012.

L'emendamento di Fratelli d'Italia sostituisce quell'articolo dichiarato illegittimo, prevedendo al suo posto delle multe in denaro (molto più alte rispetto a quelle attualmente previste dal ddl in lavorazione). Ma, nella parte citata dell'emendamento, scatta anche il carcere. E non solo come alternativa alla multa, ma come pena obbligatoria insieme alla sanzione pecuniaria.

La difesa di FdI e le reazioni scettiche della maggioranza

Gianni Berrino, il senatore che ha proposto le modifiche, ha commentato le polemiche provando a giustificarsi: "Togliamo le pene detentive per la diffamazione generica, le manteniamo per la diffamazione che si consuma con l'addebito del fatto preciso e falso, a tutela dell'onorabilità sociale del cittadino e della corretta informazione. Nessuno ha diritto di inventarsi fatti falsi e precisi per ledere l'onore delle persone. Quello non è diritto di informazione ma orchestrata macchina del fango, che lede anche il diritto alla corretta e veritiera informazione".

Come detto, però, il resto del centrodestra non ha appoggiato l'iniziativa. Per la Lega, la presidente della commissione Giustizia al Senato Giulia Bongiorno si è limitata a dire ad AdnKronos: "Come Lega riteniamo importante focalizzare l'attenzione sul titolo e rettifica, per il resto nei prossimi giorni ci saranno delle riunioni di maggioranza". Pierantonio Zanattin (capogruppo Forza Italia) ha chiarito: "Il nostro obiettivo è ottenere che il diffamato riottenga il proprio buon nome e la propria onorabilità. Per questo non è necessario il carcere. Sul carcere abbiamo dei dubbi". E Maurizio Lupi di Noi moderati è stato ancora più netto: "All'emendamento diciamo un deciso no: non è così che si frena il malcostume della diffamazione a mezzo stampa".

Protestano opposizioni e giornalisti: "Attacco frontale all'informazione"

I senatori del Pd in commissione Giustizia hanno diffuso una nota: "Questa maggioranza ha proprio un conto aperto con la libertà di informazione". Il carcere per i giornalisti è "un retaggio barbaro, condannato a più riprese da organismi europei e dalla Corte Costituzionale. Una cosa gravissima, un segnale pesantissimo. Un attacco frontale". Dolores Bevilacqua, senatrice M5s, ha attaccato:  "Saremmo di fronte a una deriva pericolosissima. Sono troppi i campanelli d'allarme per la libera informazione con questo governo". Ilaria Cucchi, senatrice di Alleanza Verdi-Sinistra, ha parlato di "una vera e propria forma di intimidazione inaccettabile contro i giornalisti e un modo per silenziare gli organi di informazione. Un'aberrazione totale".

Anche gli organi della categoria dei giornalisti hanno protestato. La segretaria generale del sindacato Fnsi, Alessandra Costante, ha dichiarato: "Il carcere per i giornalisti è un provvedimento incivile". L'ordine dei giornalisti, con il presidente nazionale Carlo Bortoli, ha criticato a sua volta l'emendamento: "Si tratta di posizioni inaccettabili frutto di pulsioni autoritarie".

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