Francesca Albanese a Fanpage: “Governo italiano continua a trafficare armi con Israele, va fermato”

A cura di Valerio Nicolosi e Giulia Casula
La relatrice speciale dell’Onu per i diritti umani nei Territori palestinesi, Francesca Albanese, è stata accolta dalla città di Bologna con grande entusiasmo e applausi. All'evento di presentazione del suo libro, "Quando il mondo dorme", la giurista ha messo al centro la questione palestinese, denunciando il genocidio nella Striscia e le responsabilità del governo di Benjamin Netanyahu. Ma anche la missione della Global Sumud Flotilla, che continua la rotta verso Gaza dopo l'appello del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in cui chiedeva di valutare la possibilità di fermare le imbarcazioni a Cipro, consegnare gli aiuti al Patriarcato latino di Gerusalemme e affidargli la mediazione per la costruzione di un corridoio umanitario permanente.
All'evento moderato dal giornalista Valerio Nicolosi, la relatrice speciale delle Nazioni Unite – che sarà ospite domenica 5 ottobre a Rumore, il Festival di Fanpage a Roma – ha risposto a una nostra domanda: "C'è una presa di coscienza importante, di cambiamento che attraversa tutta l'Europa e che ci sta portando a capire che quello che succede in Palestina è anche colpa nostra e richiede una responsabilità di tutto e tutti. Ringrazio da italiana tutti quelli che l'hanno fatto", ha detto. Il riferimento è alle manifestazioni della scorsa settimana, che hanno visto centinaia di migliaia di italiani scendere in piazza per chiedere la liberazione e il riconoscimento della Palestina, per fermare il genocidio e per protestare contro l'immobilismo del governo italiano.
"Però è importante continuare non solo a scendere in piazza, ma a capire quali sono le falle di questo Paese, che continua a trasferire armi e a commerciare con Israele, che è uno dei più strenui difensori degli accordi commerciali dell'Europa con Israele", ha osservato Albanese. Secondo la relatrice in questo momento è molto importante "riportare il governo a una situazione di confronto e di presa di responsabilità. La contestazione quindi è fondamentale – ha concluso – ma serve anche che la contestazione si traduca in supporto di quelle frange della popolazione come i portuali di Genova o di Ravenna che ci mettono il loro corpo per impedire i traffici di armi e la continua commercializzazione con Israele".