Flat tax e reddito di cittadinanza nella legge di bilancio: la promessa di Di Maio
"Il nostro obiettivo è farle insieme nella legge di bilancio e porteremo avanti tutte le politiche di dialogo sia con l'Unione europea sia tutte le politiche di spending review e di riorganizzazione della spesa pubblica". Con queste parole, il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio rilancia la volontà di inserire reddito di cittadinanza e flat tax già nella prossima legge di bilancio, contrariamente a quanto sembra emergere dalle indicazioni sui saldi con i quali dovrà fare i conti il ministro dell'Economia Tria. In effetti, considerando una serie di voci di spesa "inderogabili", il saldo negativo della prossima legge di bilancio già supera i 20 miliardi di euro e non appare chiarissimo come si possano reperire le risorse per il reddito di cittadinanza e la flat tax. Anche perché tra le voci da coprire ci sono le clausole di salvaguardia per impedire l'aumento dell'IVA, ipotesi che sia Di Maio che Salvini hanno sempre bollato come inaccettabile.
Come noto, il reddito di cittadinanza nella versione proposta dal Movimento 5 Stelle (780 euro al mese o una cifra integrativa per chi vive sotto la soglia minima di povertà) costerebbe poco meno di 20 miliardi e dovrà essere preceduta dalla riforma dei centri per l'impiego, che vale almeno un miliardo e mezzo di euro e che potrebbe richiedere quasi due anni per il suo completamento. Le stime sulla flat tax non sono altrettanto chiare, perché molto dipenderà dalle aliquote che verranno applicate, ma si tratta comunque di un costo molto alto per le casse dello Stato. Ragioni per le quali si era pensato di far slittare ai prossimi anni l'entrata in vigore dei due cavalli di battaglia di M5s e Lega, che sembrano ora in qualche modo sconfessate dalle parole di Luigi Di Maio, che spinge per la riapertura di negoziati con la UE che garantiscano maggiore flessibilità sui conti e dunque risorse aggiuntive da mettere in legge di bilancio.
Un percorso comunque molto complicato, anche tenendo conto delle altre proposte che arrivano da altre anime della maggioranza. E, in particolare, dalla Lega e da Matteo Salvini che intendono perseguire un progetto di semplificazione e sburocratizzazione (oggi il ministro dell'Interno ha rilanciato l'idea di cancellare gli studi di settore), nel quadro più ampio della "pace fiscale". In mezzo, sempre la questione spread, che continua a salire e a bruciare miliardi…