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Fitto sul Pnrr: “Modifiche del governo fondamentali, progetti definanziati non avevano i requisiti”

Il ministro per gli Affari europei ha tenuto un’audizione sul Pnrr in Senato, in cui ha rivendicato le modifiche del governo Meloni e ha spiegato che i progetti definanziati non avevano i requisiti per essere realizzati con le risorse europee.
A cura di Annalisa Girardi
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Il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, è andato in Senato per fare il punto sullo stato di attuazione del Pnrr. Alla fine del 2023 – ha fatto sapere – l'Italia ha incassato 35 miliardi di euro dall'Europa, portando l'importo totale delle risorse riscosse finora con il Recovery Plan a 102 miliardi. E ora si prepara all'erogazione della quinta rata da 10,6 miliardi, che arriveranno una volta che la Commissione europea avrà verificato il raggiungimento di tutti gli obiettivi legati a questa tranche.

Fitto ha anche parlato della quota a debito: "Solo l'Italia insieme alla Grecia e alla Romania ha deciso di prendere intermamente la quota a debito, sono oltre 120 miliardi. Questo è un elemento di riflessione che ci responsabilizza ancora di più nel migliorare la qualità della spesa e nell'affrontare il tema del rientro del debito", ha detto. Per poi affermare come a maggior ragione sia stato importante rivedere il Piano: "Abbiamo assunto l'onere di affrontare gli errori oggettivi contenuti nel Pnrr, trovando una soluzione per recuperare le risorse necessarie. Non ci dobbiamo giustificare o inseguire la motivazione delle coperture, il governo ha fatto un lavoro importante che anche l'Anci ha riconosciuto mantenendo l'impegno a coprire gli interventi usciti fuori dal Pnrr".

Per quanto riguarda i progetti che – con le modifiche del governo – sono stati messi da parte, il ministro ha precisato: " Il governo non ha definanziato dei progetti del Pnrr, come è stato detto più volte, per scelta. Ha fatto un'analisi dettagliata con la Commissione europea da cui sono emersi elementi relativi a progetti in essere che erano precedenti al piano e non avevano i requisiti per essere rendicontati nel Pnrr, e avrebbero ‘bucato' la data imprescindibile di giugno 2026". Per poi sottolineare che nel decreto legge Pnrr è comunque "prevista la copertura finanziaria di tutti gli interventi che sono stati definanziati".

La revisione, ha proseguito il ministro, è stata importante anche in quanto ha permesso di mettere in campo nuove riforme: "La revisione del Pnrr è stata fondamentale. Abbiamo messo in campo un aumento delle riforme, sette nuove riforme. Fra queste 5 sono collegate a Repower, una è quella delle competenze per un quadro di investimenti. E questo in particolare riguarda la transizione verde, poi c'è quella del sistema degli incentivi. E ancora la riforma della politica di coesione".

Questa riforma – quella sulla politica di coesione – sta occupando il governo proprio in questi giorni, dal momento che entro fine marzo dovrebbe essere approvato un provvedimento legislativo. "Abbiamo messo in campo un'azione che punta a creare le condizioni perché ci sia, da una parte, il raccordo tra le diverse fonti di finanziamento, il Fondo di sviluppo e coesione (risorse nazionali), il Fondo di coesione (risorse europee) e il Piano nazionale di ripresa e resilienza".

Al termine delle comunicazioni del ministro, il Senato ha approvato la risoluzione di maggioranza che chiede al governo di "proseguire le interlocuzioni con la Commissione europea" per "una rapida conclusione della fase di verifica del raggiungimento degli obiettivi connessi alla quinta rata del Pnrr e al conseguente pagamento". Non solo, si impegna anche il governo a continuare a "informare il Parlamento sullo stato di attuazione del Pnrr e su tutte le misure messe in campo per assicurarne la tempestiva realizzazione".

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