Fischi contro Zangrillo, contestato alla Festa dell’Unità: cosa è successo e perché è intervenuta Meloni

Il dialogo tra maggioranza e opposizione è sempre più teso. Dopo il botta e risposta registrato in Parlamento giovedì tra il vicepremier Antonio Tajani e il Movimento Cinque Stelle e tra Italia Viva e il ministro Ciriani, fedelissimo di Meloni, che ha denunciato un clima da Brigate rosse, oggi il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo, segretario di Forza Italia in Piemonte, ha detto di essere stato insultato alla festa del Pd di Torino nella serata di ieri, 13 settembre. Festa a cui "ho partecipato perché credo che il dialogo e il confronto siano le basi della nostra democrazia", ha spiegato Zangrillo, e perché "discutere è il modo migliore per rafforzare la buona politica".
Ma secondo il ministro azzurro, la discussione non ha avuto "nulla a che fare con il confronto civile". "Purtroppo, durante l'evento, sono stato insultato. È grave che un partito che si definisce democratico usi linguaggi violenti e ostili verso chi ha opinioni diverse. Fischi, insulti e toni duri non hanno nulla a che fare con il confronto civile. Solo pochi giorni fa in Aula la senatrice del M5s Maiorino ha definito il ministro Tajani ‘influencer prezzolato', e in America il giovane Kirk è stato ucciso per aver espresso le proprie idee. Di fronte a questo clima avvelenato, il rispetto e il dialogo sono principi indiscutibili della nostra convivenza civile. Abbassiamo i toni. Rispettiamo le idee altrui. Facciamo politica con responsabilità". Ma cosa è successo?
Il ministro Paolo Zangrillo era stato invitato alla Festa dell'Unità a Torino, per parlare di ius scholae con la vicepresidente del Senato Anna Rossomando, ma il dibattito è stato interrotto da fischi e insulti, partiti dalla platea. I toni si sono alzato quando quando Zangrillo ha iniziato a parlare della situazione di Torino dal punto di vista della sicurezza urbana: "Non dobbiamo rendere impossibile la vita ai cittadini, corso Giulio Cesare è così pericoloso che ho vietato a mia figlia di andarci, l'unica cosa che ha fatto il sindaco Lo Russo per le periferie è stata legalizzare Askatasuna".
A quel punto dal pubblico si sono levate lamentele e qualcuno ha cominciato a battibeccare con il ministro: si sono sentite frasi come "e allora CasaPound?", "cosa fa Piantedosi?", "siete sempre quelli dell'olio di ricino". Dal Pd, scrive Ansa, giurano che da persone vicine a Zangrillo si è alzato un ‘vaffa' verso la platea. Tra accuse reciproche, il dibattito è comunque andato avanti, nonostante le contestazioni, a cui il ministro ha risposto rivolgendosi direttamente agli astanti: "Non sono solo i migranti a soffrire perché fanno le code" agli sportelli "le fanno anche i cittadini italiani per i passaporti". Uno dei presenti a quel punto ha fatto notare al ministro che c'è differenza tra un permesso di soggiorno e un passaporto. Il ministro, piccato, ha replicato: "Nel 2023 e nel 2024 il Comune di Torino ha aumentato la capacità di risposta del 30%. Se lei ha delle soluzioni migliori, ci scriva… Non banalizziamo i problemi. Cosa ha fatto la sinistra in dieci anni con la Pubblica amministrazione? Non accetto lezioni".
Alla fine il ministro si è allontanato accompagnato dalle forze dell'ordine. "Ascoltare e discutere – ha dichiarato successivamente con una nota lo stesso Zangrillo – è il modo migliore per rafforzare la buona politica. Purtroppo, durante l'evento, sono stato insultato. È grave che un partito che si definisce democratico usi linguaggi violenti e ostili verso chi ha opinioni diverse. Fischi, insulti e toni duri non hanno nulla a che fare con il confronto civile".
Il ministro della Pubblica Amministrazione ha ricevuto la solidarietà del suo partito, Forza Italia, ma anche della premier Giorgia Meloni e dei presidenti di Senato e Camera. "Esprimo la solidarietà mia personale e del Governo al ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo per gli insulti subiti mentre partecipava alla Festa del Pd di Torino. Il confronto politico, anche acceso, non deve mai trasformarsi in aggressione verbale o mancanza di rispetto. Serve da parte di tutti la responsabilità di abbassare i toni e di contribuire a un dibattito pubblico civile e costruttivo", si legge in una nota la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Solidarietà anche dal vicepremier azzurro Antonio Tajani: "Tutta la mia vicinanza e solidarietà al Ministro Zangrillo per gli insulti ricevuti durante il suo intervento ad una festa del Partito democratico a Torino. Un episodio grave che mina ancora una volta il rispetto delle Istituzioni. Offendere un Ministro della Repubblica significa offendere lo Stato e lo espone, soprattutto in questo periodo, a gravi rischi. A Paolo, amico e dirigente di Forza Italia, mando un forte abbraccio. Siamo con lui", ha scritto su X il ministro degli Esteri.
Anche Matteo Salvini ha commentato l'accaduto: "Solidarietà al ministro Zangrillo, insultato alla festa dell'Unità. Non dispiacciono solo gli attacchi a un collega di governo, ma soprattutto l'atteggiamento del Pd che anziché scusarsi butta benzina sul fuoco e tira in ballo perfino il sottoscritto. Auspichiamo che a sinistra sappiano prendere tempestivamente le distanze dai "compagni che sbagliano'".
È arrivata poi la replica del Pd locale: "Le Feste dell'Unità per il Partito Democratico sono da sempre spazi creati per il confronto interno ma anche tra diverse forze politiche. L'invito rivolto al ministro Paolo Zangrillo era stato stimolato dalle posizioni di Forza Italia sul tema della cittadinanza che, seppur tiepide rispetto alle proposte del Pd avrebbero potuto essere una base di partenza per un confronto interessante sul tema. Ci è dispiaciuto constatare che per il ministro Zangrillo il confronto sulla cittadinanza si sia esaurito fin dall'inizio quando ha di fatto chiuso la possibilità di confronto più specifico sul tema, perché non prioritario per gli italiani" , si legge in una nota a firma del segretario provinciale del Pd torinese Marcello Mazzù.
"Quando poi il ministro ha paragonato le code per le richieste per i permessi di soggiorno di corso Verona con le attese per rifare i passaporti, alcune persone del pubblico hanno iniziato ad indignarsi e esprimere il proprio dissenso, di fronte a due circostanze sicuramente non paragonabili. L'approccio del ministro al dibattito ci ha molto sorpresi – ha aggiunto Mazzù – Non ci aspettavamo un susseguirsi di provocazioni, con richieste improprie su cosa abbia fatto il Pd per le periferie o inviti ad andare a chiedere cosa ne pensino gli italiani che vivono in corso Giulio Cesare".
"Ciò nonostante abbiamo invitato i presenti a mantenere la calma e io personalmente sono andato dal coordinatore di Forza Italia Marco Fontana a chiedere di fermarsi ancora al confronto e non andarsene e ho concluso salutando cordialmente i nostri ospiti", ha concluso il segretario provinciale, osservando che il Pd torinese rimanda al mittente le provocazioni rispetto alla creazione di un clima avvelenato nel Paese. Non accettiamo lezioni sul tema e ribadiamo che la vicenda americana non ha nulla a che vedere con la sinistra italiana".