Firme false M5S Bologna, ex attivista ammette: “Le abbiamo raccolte ovunque, anche a Roma”

Iniziano a pervenire le confessioni da parte degli attivisti del Movimento 5 Stelle coinvolti nel caso firme false di Bologna, il secondo scandalo dopo quello che ha coinvolto alcuni membri del M5S palermitano legato alla candidatura a sindaco del capoluogo siciliano di Riccardo Nuti, attualmente parlamentare nazionale. In un'intervista rilasciata al quotidiano Repubblica Bologna, Tania Fiorini, ex candidata ed ex attivista del Movimento 5 Stelle alle elezioni regionali emiliane del 2014 attualmente indagata dalla magistratura, ha ammesso l'esistenza di numerose irregolarità nella raccolta delle firme per la sottoscrizione della lista di candidatura necessaria a presentare il M5S alla competizione elettorale. Irregolarità commesse in buona fede, spiega la Fiorini alla cronista, dovute a una scarsa – o pressoché nulla – conoscenza della normativa che regola le operazioni di raccolta e presentazione degli atti elettorali di candidatura. "Francamente sono sorpresa, molto sorpresa, dovrò prendermi un avvocato. Ho preso un modulo per la raccolta firme e l'ho portato a casa, è vero. Ho chiesto la firma ad una mia vicina, pensavo si potesse fare, mi sono fidata, pensavo che poi loro avrebbero sistemato tutto, coordinava Serena Saetti", ammette l'ex candidata emiliana, raccontando la propria versione dei fatti.
"Ero anche a Roma, sono passata alla manifestazione del Circo Massimo e ho visto che raccoglievano le firme per le regionali anche da lì, ma non avevo idea di come si facessero questo cose", prosegue la Fiorini. Insomma, l'ex attivista del Movimento 5 Stelle ammette che le ipotesi d'accusa formulate dalla Procura sarebbero fondate, le irregolarità ci sono state eccome. "Certo mi stupisce che tra gli indagati non ci sia anche Massimo Bugani, visto che ha sempre condiviso tutto con Marco Piazza", sottolinea la Fiorini. "C'era molta paura di non fare in tempo a presentare la lista, molta disorganizzazione. Quando ho visto che, alla fine, avevano raccolto tante più firme del necessario, ho immaginato che quelle raccolte come nel mio caso non sarebbero state consegnate", contestualizza l'ex candidata. "La Saetti si occupava di questa cosa e non solo a me ha chiesto di raccogliere le firme. In quanti lo abbiamo fatto non lo so", conclude Fiorini. Non sarebbero però mai state ricopiate o falsificate le firme dei sottoscrittori, hanno dichiarato altri attivisti e dipendenti comunali coinvolti nell'inchiesta, ma in questo caso specifico sarebbero state semplicemente raccolte delle firme in maniera irregolare, senza la presenza di un pubblico ufficiale che avrebbe dovuto verificare l'identità dei firmatari e autenticarle.