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Eutanasia, il tempo concesso al Parlamento dalla Consulta sta per finire: la Corte deciderà il 24

La Consulta aveva dato al Parlamento quasi un anno di tempo per colmare un vuoto normativo nella nostra legislazione e discutere una legge sul fine vita. Il 24 settembre i giudici si esprimeranno. Il mondo cattolico pressa la nuova maggioranza giallo rossa perché legiferi prima di quella data. Il 19 settembre ci sarà una manifestazione a Roma organizzata dall’associazione Luca Coscioni.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il tempo a disposizione per varare una legge sul fine vita sta per scadere. A ottobre 2018 la Corte Costituzionale ha emesso un'ordinanza, dalla quale si evince chiaramente che in Italia c'è un vuoto normativo, e manca un'adeguata tutela su questa materia: al Parlamento è stato chiesto di colmare questo vuoto nella nostra legislazione, entro il termine del 24 settembre 2019, cioè tra poco più di 10 giorni. La nuova maggioranza Pd-M5s ha pochi giorni per legiferare, e sta ricevendo pressioni anche dalla Cei.

Mercoledì scorso il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, ha esortato il Parlamento ad agire. E il Pd ha risposto tramite Graziano Delrio: "Sono totalmente impegnato, personalmente e come capogruppo del Pd, perché il Parlamento sia centrale e legiferi, senza lasciare alla Corte le decisioni" sull'aiuto al suicidio. "Ora che la crisi di governo si è risolta – ha aggiunto Delrio – il Parlamento può tornare a dimostrare di essere centrale e di essere a servizio del Paese".

L'Associazione Luca Coscioni preferirebbe a questo punto lasciare la parola finale alla Consulta che dovrebbe pronunciarsi appunto il 24 settembre. E il tesoriere dell'associazione Marco Cappato, ha criticato la sudditanza del Pd alla Cei: "I Vescovi chiamano, il Pd risponde: ieri il Cardinal Bassetti ha chiesto alla Consulta di rinviare la decisione del 24/09 sul mio processo, oggi il capogruppo Graziano Delrio vuole che il ‘Parlamento legiferi senza lasciare alla Corte le decisioni'. Terrorizzati da più libertà". Anche il M5s preferirebbe a questo punto lasciare spazio alla decisione dei giudici.

Ma il mondo cattolico è sul piede di guerra, e teme la legalizzazione del suicidio assistito. "Va negato che esista un diritto a darsi la morte: vivere è un dovere, anche per chi è malato e sofferente. Mi rendo conto che questo pensiero ad alcuni sembrerà incomprensibile o addirittura violento. Eppure, porta molta consolazione il riconoscere che la vita, più che un nostro possesso, è un dono che abbiamo ricevuto e dobbiamo condividere, senza buttarlo, perché restiamo debitori agli altri dell'amore che dobbiamo loro", ha detto il cardinale Bassetti.

Le tappe del processo a Cappato

Il 24 ottobre 2018 la Consulta avrebbe dovuto esprimersi sulla vicenda del suicidio assistito a Dj Fabo: il leader dell’associazione Luca Coscioni, Cappato, nel 2017, accompagnò in Svizzera Fabiano Antoniani, assecondando il desiderio del malato di porre fine alla sua vita, perché divenuto cieco tetraplegico a causa di un incidente. Per questo il radicale rischiava dai 5 ai 12 anni di carcere: dopo il rientro in Italia Cappato si autodenunciò per il suo atto di disobbedienza civile e decise di affrontare il processo che si aprì, con l'accusa per lui di aiuto al suicidio.

Nel febbraio del 2018, la Corte d'Assise di Milano decise di rinviare gli atti del processo alla Corte Costituzionale, per esprimersi sulla legittimità dell'art. 580 del codice penale, appunto il reato di istigazione e aiuto al suicidio. Questa la valutazione dei giudici: "l'attuale assetto normativo concernente il fine vita lascia prive di adeguata tutela determinate situazioni costituzionalmente meritevoli di protezione e da bilanciare con altri beni costituzionalmente rilevanti". Per questo la Corte ha dato al Parlamento quasi un anno di tempo per rimediare a quel vulnus, intervenendo con un'"appropriata disciplina". Ma la discussione in Parlamento non è mai partita, tutto è rimasto pressoché fermo a un anno fa, e non esiste ancora un testo base condiviso.

Alla Camera sono state depositate diverse proposte di legge, tra cui una dei radicali che contiene l'eutanasia, ma le commissioni Giustizia e Affari sociali non sono mai riuscite a far partire i lavori, per via delle forti divisioni sul tema dei due partiti al governo, M5s e Lega.

Come aveva spiegato in un'intervista rilasciata a Fanpage.it lo stesso Cappato, in mancanza di una legge, il 24 settembre saranno i giudici a decidere, sulla base dei principi già fissati nell'ordinanza dello scorso ottobre: "La Corte potrà direttamente disapplicare il codice penale del 1930 per le vicende simili a quella di Dj Fabo per esempio. Sarà la Consulta a dire dunque che quel reato non si può applicare per chi aiuta a morire un'altra persona affetta da malattia irreversibile".

La manifestazione a Roma

In attesa della sentenza della Consulta l'assoziazione Luca Coscioni ha organizzato per il prossimo 19 settembre una Manifestazione per l’Eutanasia Legale a Roma, in un luogo simbolico: si tratta di piazza Don Bosco, la stessa piazza in cui, quasi tredici anni fa, fu celebrato il funerale di Piergiorgio Welby, al quale fu negato il diritto di un rito religioso. La kermesse, gratuita, andrà avanti dalle 17 alle 23.

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