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Dopo mesi di guerra e il blocco degli aiuti umanitari Gaza è a rischio critico di carestia

Gaza è il territorio più colpito al mondo dall’insicurezza alimentare: la fame estrema minaccia oltre un milione di persone dopo 19 mesi di guerra e il taglio degli aiuti internazionali. Il nuovo rapporto globale sulla fame lancia un allarme senza precedenti, con la Striscia tra le aree “a rischio critico di carestia”.
A cura di Francesca Moriero
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Gaza è oggi l'epicentro della più grave crisi alimentare del pianeta. Dopo quasi due anni di invasione, con la popolazione assediata e l'accesso agli aiuti umanitari drasticamente ridotto, l'intera Striscia è entrata in una condizione di insicurezza alimentare acuta. Lo certifica il nuovo Rapporto Globale sulle Crisi Alimentari, pubblicato dal Global Network Against Food Crises, una rete che riunisce Unione europea, Nazioni Unite, Banca Mondiale e altre istituzioni internazionali. Secondo il documento, a Gaza si registra un "rischio critico di carestia", cioè la fase più estrema e letale della fame. Le strutture di sopravvivenza sono al collasso: manca il cibo, mancano l'acqua potabile e i medicinali, mentre i convogli umanitari entrano col contagocce. L'analisi si basa sulla classificazione IPC (Integrated Food Security Phase Classification), il sistema internazionale di riferimento: per la Striscia viene indicato uno scenario tra i più drammatici mai visti da quando è iniziato il monitoraggio, nel 2016.

Quasi 300 milioni di persone affamate, ma Gaza è la punta dell'iceberg

Nel 2024, nel mondo, sono 295,3 milioni le persone colpite da malnutrizione acuta in 53 Paesi: un record assoluto. Ma Gaza, insieme al Sudan e al Myanmar, guida la lista dei territori in cui l’insicurezza alimentare ha assunto i tratti di una catastrofe. Il 22,6% della popolazione analizzata si trova in condizioni critiche, e 1,9 milioni di persone sono letteralmente sull’orlo della carestia, con i numeri più alti localizzati proprio nella Striscia di Gaza. La situazione è precipitata in particolare negli ultimi due mesi, dopo il taglio progressivo, da parte di Israele, degli aiuti internazionali. Il Programma Alimentare Mondiale e altre agenzie umanitarie hanno dovuto ridurre drasticamente la loro capacità operativa, mentre gli Stati Uniti, storicamente principale donatore, hanno tagliato completamente i fondi all'inizio del 2025.

Tagli agli aiuti, guerre, clima: il mix letale che affama il mondo

Guerra e fame vanno di pari passo: il conflitto è la prima causa delle crisi alimentari globali: secondo il rapporto, 140 milioni di persone hanno sofferto la fame nel 2024 a causa di guerre, sfollamenti e violenze. A Gaza, la situazione è aggravata dall'assedio e dalla chiusura dei valichi di accesso da parte di Israele. Ma il fenomeno è globale: carestie sono state rilevate anche nel Sudan (nel campo di Zamzam e in altre quattro aree del Darfur) e ad Haiti. Oltre ai conflitti, anche il cambiamento climatico sta contribuendo al collasso dei sistemi agricoli: siccità in Africa meridionale, inondazioni in Bangladesh e Nigeria, raccolti perduti. E intanto i fondi per gli aiuti umanitari scarseggiano.

"È un fallimento dell'umanità": l'allarme delle Nazioni Unite

"Stiamo parlando di un'estrema mancanza di cibo, di un completo esaurimento dei meccanismi di sopravvivenza", ha dichiarato Rein Paulsen, direttore dell'Ufficio emergenze della FAO. Il segretario generale dell'ONU Antonio Guterres ha parlato di una "situazione fuori controllo", denunciando che "la fame e la malnutrizione si diffondono più velocemente della nostra capacità di risposta". A pesare è soprattutto "la drastica riduzione dei finanziamenti umanitari: non è solo un fallimento dei sistemi, è un fallimento dell’umanità".

Bambini senza cibo, aiuti agricoli tagliati del 45%

Almeno 14 milioni di bambini rischiano di restare senza assistenza alimentare: secondo le proiezioni, nel 2025 i finanziamenti per gli interventi legati al cibo potrebbero diminuire del 45%, con effetti devastanti in Paesi già al limite come Afghanistan, Etiopia, Yemen e Haiti. Solo il 3% degli aiuti globali viene oggi destinato all'agricoltura di emergenza, nonostante, osserva ancora Paulsen, "investire nei mezzi di sussistenza agricola costa quattro volte meno rispetto agli altri tipi di aiuto alimentare".

Ma in assenza di pace, qualsiasi intervento strutturale diventa impossibile: "Il diritto al cibo è un diritto umano fondamentale", ha concluso Paulsen. E oggi, a Gaza, quel diritto è stato ignorato e spezzato.

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