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Dopo lo Spid il ministro Zangrillo vuole l’identità digitale unica europea

Il governo Meloni ha rimandato il dibattito sullo Spid a giugno: si parlerà anche di come cambiare l’identità digitale nei prossimi anni. Il ministro Paolo Zangrillo ha detto che “l’ambizione è arrivare a un’identità digitale valida oltre i confini nazionali”.
A cura di Luca Pons
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Il ministro della Pubblica amministrazione del governo Meloni, Paolo Zangrillo, è intervenuto oggi a un evento sulla digitalizzazione della Pa e ha commentato anche la situazione dello Spid e, in generale, dell'identità digitale in Italia. Nelle scorse settimane era emerso il dubbio che il governo avesse intenzione di eliminare lo Spid, per promuovere invece le carte d'identità elettroniche. La questione è stata rimandata a giugno, con l'ipotesi di rinnovare lo Spid nella sua forma attuale oppure di farlo evolvere in qualcos'altro, magari un'identità digitale unica nazionale.

Sul tema, il ministro Zangrillo ha riconosciuto che "c'è dibattito. C'è chi dice che per lo Spid è troppo complesso l'accesso, c'è chi dice che c'è una duplicazione tra Spid e Cie (carta d'identità elettronica, ndr). Se io devo fare un ragionamento in prospettiva, è evidente che l'ambizione è arrivare ad avere uno strumento di identità digitale valido al di la dei confini nazionali".

Andando oltre il dibattito nazionale, quindi, Zangrillo ha rilanciato l'idea di un'identità digitale unica che sia valida in tutta l'Unione europea. "Ci stiamo lavorando", ha detto, "ma non significa che dobbiamo abbandonare altri strumenti". L'ipotesi di un'identità digitale europea non è nuova – la Commissione europea ha annunciato un progetto da alcuni anni, e un esperto del settore ha spiegato a Fanpage.it come potrebbe funzionare questo nuovo ‘portafoglio digitale' – ma nelle ultime settimane ha visto dei passi avanti. "È evidente che l'innovazione ci costringe a pensare al futuro, nella direzione di una unica identità digitale che sia valida non solo nei confini nazionali ma anche nel contesto europeo", ha concluso il ministro Zangrillo.

TikTok, niente divieto per i dipendenti della Pa in Italia: "Valutiamo i profili di rischio"

Il ministro ha commentato anche sul divieto di utilizzare il social TikTok per i dipendenti della pubblica amministrazione. Si tratta di una norma che è stata prevista sia dalla Commissione europea che dal Parlamento europeo negli scorsi giorni, per i propri dipendenti. La questione è legata alla sicurezza informatica: in un'intervista a Fanpage.it la vicepresidente del Parlamento europeo ha spiegato che, poiché la sede centrale di TikTok in Cina ha accesso ai dati personali degli utenti, aspetti come questo sono diventati "pezzi di una guerra ibrida".

Per quanto riguarda l'Italia, il ministro Zangrillo ha detto che  "non c'è all'ordine del giorno un divieto all'uso di TikTok nella pubblica amministrazione. Assolutamente, anche perché non spetta a me la decisione, qualcun altro mi deve dire se ci sono profili di rischio". Sul social "ho un approccio molto liberale", ha detto il ministro. "Una quindicina di giorni fa ho sollevato il problema: è opportuno approfondire se effettivamente esistono rischi alla sicurezza da questo social". Poi Zangrillo ha specificato: "Io sono favorevole a tutti i social, sono uno strumento che consentono alle persone di esprimersi, anche se a volte, e me ne dispiace, in maniera scomposta. Io sono su Tik Tok e anzi, mio figlio più piccolo mi sprona a mettere delle storie".

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