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Dl Lavoro, Silvestri (5s): “Meloni chiede di fare figli e poi 500mila famiglie non arriveranno a fine mese”

Il capogruppo M5s alla Camera, Francesco Silvestri, in un’intervista a Fanpage.it, commenta l’approvazione del decreto Lavoro a Palazzo Madama: “La precarietà non fa figli, ed è per questo che abbiamo fatto tante proposte in Senato per migliorare questo provvedimento. Non c’è stato verso e hanno partorito un qualcosa che creerà nuove disuguaglianze sociali”. Il dl passa ora alla Camera.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il decreto Lavoro, varato dal governo Meloni volutamente nella data simbolica del 1 maggio, ha ricevuto giovedì l'ok al Senato, con 96 voti favorevoli, 55 voti contrari e 10 astenuti. Ora il provvedimento passa all'esame della Camera, che dovrebbe approvarlo nei prossimi giorni. C'è tempo fino al 3 luglio, ma non ci sarà spazio per nuove modifiche, il pacchetto non potrà subire ulteriori aggiustamenti.

La novità più importante del provvedimento riguarda la riforma del Reddito di cittadinanza, misura bandiera del M5s che è stata rimpiazziata dall'Assegno di inclusione (Adi): entrerà in vigore l' 1 gennaio 2024, restringendo in modo considerevole la platea dei beneficiari. L'Ufficio parlamentare di bilancio ha stimato che quasi mezzo milione di famiglie resteranno senza tutele: saranno esclusi oltre il 40% di coloro che percepivano il Reddito di cittadinanza.

Secondo il capogruppo M5s alla Camera, Francesco Silvestri, questo scatenerà una bomba sociale nei prossimi mesi: "Il governo Meloni sta dimostrando di non avere orecchie e interesse per queste famiglie. Mentre il Movimento cinque Stelle ha fatto di tutto per creare una cintura di protezione sociale per chi poteva subire gli effetti sia della povertà che della pandemia. Abbiamo chiesto anche di tassare gli extraprofitti di banche e di compagnie assicurative per trovare quelle risorse per proteggere tutti. Invece banche, compagnie assicurative e farmaceutiche, con loro dormono sonni tranquilli, mentre 500.000 famiglie non riusciranno ad arrivare alla fine del mese", ha detto in un'intervista a Fanpage.it.

Con le ultime novità introdotte al decreto, prima del via libera a Palazzo Madama, a proposito dell'offerta di lavoro "congrua", è stato stabilito che la persona considerata ‘occupabile' è tenuto ad accettare un'offerta di lavoro quando: si riferisce a un rapporto a tempo indeterminato, ovunque in tutto il territorio nazionale; si riferisce a un rapporto di lavoro a tempo pieno o a tempo parziale non inferiore al 60 per cento dell'orario a tempo pieno; la retribuzione non è inferiore ai minimi salariali previsti dai contratti collettivi.

La persona attivabile al lavoro può dire di no quando il contratto offerto è a tempo determinato, anche in somministrazione, e comtemporaneamente il luogo di lavoro dista più di 80 km dal suo domicilio o risulta raggiungibile in oltre 120 minuti con i mezzi di trasporto pubblico. Inoltre esclusivamente nel caso di nuclei familiari con figli under 14 viene meno l'obbligo di accettare il contratto (anche a tempo indeterminato), se per raggiungere il luogo di lavoro bisogna percorrere più di 80 Km o si impiega con i mezzi pubblici un tempo superiore ai 120 minuti. Questi correttivi però non bastano, e sembrano contraddire in toto gli annunci pro natalità fatti dal governo Meloni. Come si può infatti conciliare lavoro e vita privata, fare progetti per il futuro, pianificare una famiglia, se si è costretti a lasciare il Comune in cui si abita per andare a lavorare in un luogo che può essere anche in una Regione lontana?

"Il governo Meloni fa slogan, chiede natalità e poi crea le condizioni affinché questa non si sviluppi", ha commentato Silvestri a Fanpage.it. "Quindi lavoro sempre meno dignitoso, sempre più precario. Problema degli affitti sempre più coinvolgente per quelle che saranno le nuove famiglie. Tutte politiche sbagliate per chiedere a un Paese di fare quegli sforzi che si fanno quando si deve mettere su famiglia. Noi questo lo sappiamo perché la precarietà non fa figli, ed è per questo che abbiamo fatto tante proposte in Senato per migliorare questo provvedimento. Non c'è stato verso e hanno partorito un qualcosa che creerà nuove disuguaglianze sociali".

Il parlamentare pentastellato inoltre giudica "Assolutamente insufficiente" l'incremento del taglio del cuneo fiscale per i redditi fino a 35mila euro da luglio a dicembre, introdotto dal provvedimento: "L'Upb ci dice che questi aumenti saranno dai 20 ai 60 euro, in un momento in cui, secondo la Svimez, potrebbero esserci a causa dell'inflazione circa 700mila nuovi poveri. Anche qui abbiamo chiesto uno sforzo maggiore, ma questo governo continua ad andare in direzione contraria rispetto a quello che tutti gli indicatori sociali ci stanno dicendo chiaramente".

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