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Dimissioni Zingaretti, la notizia coglie il Pd di sorpresa: Delrio gli chiede di restare

Le dimissioni del segretario del Pd Nicola Zingaretti hanno colto tutti di sorpresa. Il capogruppo Delrio gli chiede di restare. L’ex premier Letta si è detto “perplesso” da quanto sta accadendo nel partito. C’è sconcerto tra i dirigenti e parlamentari dem, nessuno si aspettava il suo passo indietro.
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A cura di Annalisa Cangemi
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Il segretario Nicola Zingaretti lascia la guida del Pd, e lo fa con un post sul suo profilo Facebook, in cui annuncia le dimissioni. La notizia ha la portata di un vero e proprio terremoto politico. Pagano soprattutto le contraddizioni delle scelte politiche fatte durante la crisi di governo, per tutte le volte in cui il partito ha annunciato una linea ed è stato poi costretto a cambiarla in corsa.

"Mai al governo con la Lega", chiedevano in molti tra i big del partito, come il capogruppo Pd al Senato, Andrea Marcucci. Anche il vice segretario del Pd Andrea Orlando lo scorso 12 gennaio assicurava che i dem non si sarebbero mai trovati nella stessa maggioranza con Salvini: "Lo escludo totalmente, anche se venisse Superman, non solo se venisse Draghi". La strategia del Pd dichiarata dal segretario era "O Conte ter o voto". Zingaretti non è riuscito a portare a casa il risultato, scontentando i suoi. Poi è arrivata la scelta della squadra del nuovo governo Draghi a complicare le cose: nessuna donna è stata indicata come ministro, e il segretario ha dovuto aggiustare il tiro con la nomina dei sottosegretari. Una scelta che è suonata come un risarcimento tardivo.

"Sono stato eletto proprio due anni fa. Abbiamo salvato il Pd e ora ce l'ho messa tutta per spingere il gruppo dirigente verso una fase nuova. Ho chiesto franchezza, collaborazione e solidarietà per fare subito un congresso politico sull'Italia, le nostre idee, la nostra visione", ha scritto nel suo post Zingaretti. "Non è bastato. Anzi, mi ha colpito invece il rilancio di attacchi anche di chi in questi due anni ha condiviso tutte le scelte fondamentali che abbiamo compiuto. Non ci si ascolta più e si fanno le caricature delle posizioni".

"Ma il Pd non può rimanere fermo, impantanato per mesi a causa in una guerriglia quotidiana. Questo, sì, ucciderebbe il Pd. Visto che il bersaglio sono io, per amore dell'Italia e del partito, non mi resta che fare l'ennesimo atto per sbloccare la situazione. Ora tutti dovranno assumersi le proprie responsabilità", ha aggiunto. "Io ho fatto la mia parte, spero che ora il Pd torni a parlare dei problemi del Paese e a impegnarsi per risolverli. A tutte e tutti, militanti, iscritti ed elettori un immenso abbraccio e grazie".

Le reazioni

Dirigenti e parlamentari dem non si aspettavano il suo passo indietro. Nessuno, spiegano diversi esponenti anche di maggioranza, era stato informato della decisione del leader. "Spero di poterlo incontrare e di parlarci, io non sapevo niente", ha detto il senatore Luigi Zanda arrivando al Nazareno. C'era attesa per l'assemblea nazionale del 13 marzo per capire come affrontare gli scontri interni e la richiesta della minoranza di fare il congresso, che il segretario Pd aveva già respinto nell'ultima direzione. Salvo poi aprire timidamente.

La notizia delle dimissioni di Zingaretti da segretario del Pd ha colto di sorpresa anche Enrico Letta, ospite in videocollegamento alla presentazione online di un libro dell'economista Laura Pennacchi: "Sono rimasto colpito, un attimo perplesso da quanto sta accadendo", ha detto l'ex premier.

Delrio gli ha chiesto di ripensarci: "In un momento così grave e difficile per il Paese il Pd ha bisogno che Nicola, che ha sempre ascoltato tutti, rimanga alla guida del partito. Il dibattito interno è fisiologico e non deve essere esasperato. Ritroviamo insieme la strada", ha detto il capogruppo dei Dem alla Camera Graziano Delrio, interpellato al telefono dall'ANSA.

"Nel momento più drammatico della storia recente del Paese e nel momento più difficile della storia del Partito democratico, Nicola Zingaretti è stato un faro sia per il governo che per il Pd. Credo che nessuno possa mettere in dubbio fatti oggettivi, oltre alla sua serietà e alla sua lealtà verso la comunità dem. E penso che l'Assemblea nazionale abbia una sola strada: chiedergli di restare segretario del Pd che, grazie alla sua guida, è uscito da uno dei periodi più bui della sua storia", ha scritto il deputato Francesco Boccia.

"A forza di tirarla la corda si rompe. Da Nicola Zingaretti ancora una volta un atto di responsabilità e generosità dopo gli appelli dei giorni scorsi caduti nel vuoto di interviste e accuse mentre la gente muore per il Covid. L'assemblea nazionale ne discuterà". ha detto Stefano Vaccari, responsabile organizzazione del Pd.

"Zingaretti ha ereditato due anni fa un Pd morto, isolato, che usciva da una competizione elettorale in cui si era affermato il nuovo bipolarismo M5s-Lega. Lo stesso Zingaretti ci aveva spinto in una discussione sul partito. Ma di fronte al degrado politico interno e a una discussione tutta sul potere, ne ha tratto le conseguenze, ha compiuto un gesto politico di grande responsabilità", ha detto la presidente del Pd Cecilia D'Elia parlando al Nazareno.

"È una notizia tragica per la sinistra", ha detto Achille Occhetto interpellato dall'AdnKronos. "Esprimo solidarietà a Zingaretti – ha aggiunto l'ultimo segretario del Pci – . Comprendo la tensione che si sente per il massacro interno al partito, collegato con l'esterno e con pezzi dell'informazione". Quello che sta succedendo "dipende dal fatto che non si è voluto fare i conti con la nascita del Pd, che è nato da una fusione a freddo tra apparati".

Dopo l'annuncio del governatore del Lazio il leader di Azione, Carlo Calenda, rilancia su Twitter la sua riflessione del 2 marzo scorso: "Prendersela oggi con Nicola Zingaretti per una scelta condivisa da tutta la classe dirigente del Partito democratico e gran parte dell'elettorato è un modo per buttare la polvere sotto il tappeto. Lo dico da fiero avversario politico di quella linea. Fine dell'intromissione".

"Spero che le dimissioni di Zingaretti non siano un problema per il governo: di tutto abbiamo bisogno tranne che di problemi". ha commentato il leader della Lega, Matteo Salvini. Noi oggi stiamo lavorando coi ministri della Lega per produrre vaccini in Italia, per rottamare 65 milioni di cartelle esattoriali, per far arrivare rapidamente i rimborsi attesi a 3 milioni di Partite Iva, professionisti e imprenditori. Dalle parole ai fatti".

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