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Digiuno a staffetta contro decreto Sicurezza, Antigone: “Il più grande attacco alla libertà di manifestare”

È cominciato il digiuno a staffetta organizzato dalle associazioni contro il decreto Sicurezza del governo Meloni. Tra queste c’è Antigone, che si occupa dei diritti dei detenuti. “Siamo preoccupati, il testo è pericoloso”, dice a Fanpage.it il presidente Patrizio Gonnella.
Intervista a Patrizio Gonnella
Presidente di Antigone
A cura di Giulia Casula
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Prosegue la mobilitazione contro il decreto Sicurezza varato dal governo Meloni. Dopo l'appello lanciato da oltre 200 giuspubblicisti, ora è la volta delle associazioni che da ieri hanno deciso di unirsi in un digiuno a staffetta per protestare contro un provvedimento che "limita gravemente lo spazio civico, criminalizza il dissenso pacifico e mette a rischio i diritti fondamentali di cittadine e cittadini". Tra queste c'è Antigone, che in più di un'occasione ha espresso il suo dissenso soprattutto sulle norme che colpiscono carceri e detenuti, come l'introduzione del reato di rivolta (anche passiva) o il rinvio della pena per le detenute madri che non sarà più obbligatoria ma solo facoltativa . Ne abbiamo parlato con il presidente, Patrizio Gonnella.

Anche Antigone partecipa al digiuno promosso dalle associazioni. Ci spiega le ragioni?

È da novembre 2023 che segnaliamo il rischio di questa deriva illiberale nel campo del diritto del diritto penale. Nella primavera del 2024 abbiamo presentato un documento alle Camere insieme ad un'altra organizzazione, l'Asgi evidenziando punto per punto e articolo per articolo i vulnus allo stato di diritto. Abbiamo visto nel tempo che fortunatamente si è creato un movimento più ampio di organizzazioni della società civile, ma anche da parte dell'accademia, delle opposizioni e degli organismi internazionali. Osce, Onu e Consiglio d'Europa hanno detto che è un attacco alla rule of law. Noi l'abbiamo definito il più grande attacco alla libertà di protesta nella storia repubblicana. Dentro e fuori dalle carceri, nelle case, nelle piazze. Siamo preoccupati.  Quando il testo del disegno di legge con un atto irriguardoso delle prerogative parlamentari  è stato trasformato pretenziosamente in un decreto legge partendo impedendo la prosecuzione di una discussione, a tutti i motivi preesistenti, si sono aggiunti quelli intorno alla forma della decretazione d'urgenza. Che urgenza c'era? Erano 15 mesi che se ne parlava. Cos'è cambiato in questi quindici mesi? Siccome c'è un attacco, soprattutto tutto in alcune norme, penso a quello sulla rivolta penitenziaria, alla libertà di protesta pacifica, alla resistenza passiva che diventa reato, allora il digiuno è una forma in cui tutte le associazioni in modo non violento e pacifico evidenziano la contrarietà a un testo pericoloso.

Nell'ultimo mese magistrati e giuristi hanno rilevato i profili di incostituzionalità del decreto. Cosa ne pensa?

Siamo molto contenti che a partire dai giuristi ci sia indignazione. Sono tutti concordi nell'affermare che è un insieme di norme irriguardose dello stato di diritto. Siamo contenti che quella missione del giurista di cui parlava Papa Francesco quando incontrò i penalisti più di un decennio fa che era quella di non assecondare le derive demagogiche di certa politica rispetto a temi come quelli della sicurezza,  sia stata presa in mano dai giuristi stessi. Sono scettico che ci sarà un'adeguata presa in considerazione. Però, chissà che la morte del Papa porti anche a una presa di coscienza delle sue parole.  Intorno a quelle parole noi continueremo a mobilitarci.

Nel mirino del decreto Sicurezza ci sono anche le carceri. Cosa rischiano i detenuti?

Mi soffermo su due norme, nello specifico: quella introduttiva del delitto di rivolta penitenziaria che, punendo fino a 8 anni di carcere la resistenza passiva, la disobbedienza ad ordini che non si qualificano neanche come legittimi, ma per generiche ragioni di sicurezza, significherà seppellire sotto migliaia di anni di carcere migliaia di detenuti. Perché nel solo 2024 ci sono stati circa 1400 episodi che potrebbero rientrare nella fattispecie introdotta dal governo. Se ad ognuno di questi episodi immaginiamo che abbiano partecipato tre o quattro persone e moltiplichiamo per tre o quattro anni di carcere a persona, beh è chiaro l'enorme impatto. Dall'altro lato la norma che non lascia come obbligatoria la scarcerazione delle mamme con bimbo inferiore ad un anno o che siano stato di gravidanza, preservando un'ipotesi di loro permanenza nel circuito penitenziario è una norma che ovviamente è pensata specificatamente contro le donne rom ed è pure cattiveria. Stiamo parlando di pochi decine di persone che diventano il simbolo della cattiveria normativa, perché è chiaro che non fanno del male nessuno. Sono simboli che fanno male.

Il decreto ora attende la conversione in legge in Parlamento. Nel frattempo, come intendete muovervi? 

Per quanto riguarda il digiuno, ci sarà un'alternanza tra le associazioni. Noi solleciteremo tutta l'ampia comunità di Antigone ad una partecipazione all'iniziativa. È un atto simbolico, un atto simbolico che vuole appunto evidenziare questa enorme ingiustizia. È un atto di chiamiamolo così resistenza passiva. Il prossimo 20 maggio noi organizziamo un evento con un costituzionalista, il professor Marco Ruotolo, cha illustrerà a Roma, alla fondazione Basso i motivi di incostituzionalità del decreto. Saranno presenti parlamentari, operatori del diritto e associazioni: in quella circostanza metteremo a disposizione di tutta la comunità le nostre valutazioni sull'illegalità e l'incostituzionalità del decreto che spero possano essere portate davanti alle Corti supreme.

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