Di Stefano (M5S): “Il regolamento di Dublino è una schifezza. Spostiamo i confini europei in Nord Africa”

"La riforma del regolamento Dublino proposta dall'Ue andava presa e stracciata. Non si poteva migliorare, perché manteneva il principio di sempre, cioè che il Paese che riceve diventa l'hotspot europeo. Noi invece il 28 giugno porteremo avanti un'idea semplice: i confini europei si devono spostare in Maghreb o nei territori di transito". La bozza approvata dal Parlamento europeo non piace alla Lega, ma nemmeno al M5S, spiega a Fanpage.it Manlio Di Stefano, da poco nominato sottosegretario agli Esteri. Come ha ricordato lo stesso premier Conte, il governo italiano è coeso, e Lega e M5S vogliono apparire compatti nella difficile gestione del capitolo Dublino IV.
Dopo l'incontro di venerdì tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il presidente francese Emmanuel Macron l'intesa rinnovata tra i due leader dopo giorni di tensione ruota attorno ad un perno: la modifica di quel regolamento. La posizione ufficiale è stata appunto questa: "Progredire su una riforma profonda di Dublino". Il sistema attuale deve essere radicalmente cambiato, sostengono i due leader, soprattutto lavorando per eliminare il criterio del "primo ingresso" che espone a una maggiore vulnerabilità proprio i Paesi che si affacciano nel Mediterraneo, come Grecia, Italia e Spagna. E mentre in Europa soffiano venti di divisione, con il cosiddetto "asse dei volenterosi" contro i migranti irregolari, lanciato dall'austriaco Kurz, e di cui si sentono parte sia il ministro degli Interni Matteo Salvini sia il suo omonimo tedesco Hornst Seehofer, il premier Conte e il presidente francese dicono di voler agire abbracciando "l'intero arco europeo". Ma la prima partita importante si giocherà al prossimo Consiglio Ue del 28 giugno, dove l'Italia non si farà trovare impreparata.
In cosa andrebbe migliorata la riforma di Dublino IV proposta del Consiglio Ue?
Era una vera schifezza. Quella revisione c'erano innumerevoli elementi negativi. Primo tra tutti quello politico. Se voti una riforma come quella senza risolvere i problemi principali, come stava facendo il Pd, di fatto regali al Parlamento Ue e alla Commissione il diritto di non parlarne più per i prossimi dieci anni. Poi quella revisione includeva il concetto della ripartizione per quote, non obbligatorie, ma soltanto su base volontaria, e solo degli aventi diritto. E così non risolvi nulla, intanto perché per stabilire se hanno diritto all'asilo i migranti devono passare i vari step, tra cui la valutazione nelle commissioni territoriali; e poi bisogna considerare che gli aventi diritto non sono più del 30% di tutti quelli che arrivano. Quindi accettare quella bozza significa continuare a occuparci di quella fetta (il 70%) che non ha diritto a ottenere lo status di richiedente asilo, cioè i migranti economici, mentre per il 30% di quelli che arrivano dobbiamo continuare a svolgere le operazioni di gestione dell'accoglienza e dell'emergenza, che in Italia valgono 18 mesi di lavoro. Sostanzialmente era un modo per vincolarsi allo status quo. Quell'accordo andava preso e stracciato, non si poteva migliorare, perché manteneva il principio di sempre, cioè che il Paese che riceve diventa l'hotspot europeo. Noi invece il 28 giugno porteremo avanti un'idea semplice: i confini europei si devono spostare in Maghreb o nei territori di transito.
Voi cosa proponete?
Ne parliamo già dal 2014, con una mia mozione presentata in Parlamento, che era stata pure approvata dal Pd ma mai realizzata, è cioè l'istituzione di un'Agenzia internazionale, gestita da Croce Rossa e Unhcr, affinché garantiscano i diritti umani. Un'agenzia che venga utilizzata nei territori di transito e che possa fare un pre-screening per i richiedenti asilo, che faccia entrare quei migranti che hanno diritto all'ingresso, evitando che rischino la vita sui barconi. È l'Unione europea però che deve metterci i soldi, implementando un fondo specifico per le migrazioni e comprendendo una grossa fetta del bilancio, che è il vero problema che sta minando la tenuta dell'Unione europea. E con questi stanziamenti l'agenzia potrebbe partire, attraverso accordi multilaterali con i Paesi che dovrebbero accoglierla. Nella nostra revisione ci sarebbero poi una ripartizione delle spese, e le quote obbligatorie per tutti i migranti. Che nessuno ha mai rispettato.
Però ci sarebbe stata la multa di 250mila per ogni richiedente asilo respinto, prevista per i Paesi che non collaborano.
Sono cifre ridicole, rispetto alla spesa che sostieni se li accogli. I Paesi del gruppo di Visegrad per esempio finora hanno pagato lasciando all'Italia la gestione. Noi in un anno spendiamo 4 miliardi e 300 milioni per gestire l'immigrazione, cosa sono 250mila euro?
E per i migranti economici?
Se un cittadino straniero vuole andare in Europa deve recarsi in ambasciata, chiedere il visto lavorativo, e chiedere in quale degli Stati Ue c'è spazio per lavorare per quell'anno. Se non c'è spazio aspetta. Come succede per gli Stati Uniti.
Come conciliate la vostra determinazione a modificare il trattato con le posizioni di Salvini, che intende invece rafforzare l'asse con Orban?
Salvini fa finta di essere Orban, ma è solo idealmente allineato con lui. Salvini vorrebbe che l'Italia non ricevesse nessuno, come fa l'Ungheria, ma non significa che sia giusto così. Però chiaramente il nostro Paese ha già il problema in corso, e quindi la soluzione è la ridistribuzione di quelli che già ci sono e che continuano ad arrivare. Ma tutto quello che è stato detto in questi giorni sulle migrazioni dal ministro degli Interni è stato pienamente condiviso da noi, dalla Farnesina dal ministro Toninelli, dal premier Conte. Ma anche il nostro approccio è restrittivo, non ci sono differenze con Salvini, perché se venissero applicate le nostre modifiche al regolamento non arriverebbe più gli irregolari, perché appunto i migranti economici passerebbero dall'ambasciata, mentre i profughi delle guerre sarebbero gestiti dall'Agenzia internazionale.
E dell'"asse dei volenterosi" che comprenderebbe Austria, Germania e Italia cosa pensa? Macron non lo vede di buon occhio…
Io credo che oggi pensare che alcuni Paesi in Europa possano da soli gestire i flussi e dettare la linea sia sbagliato, così come è sbagliato pensare che sali i Paesi di Visegrad possano orientare le politiche migratorie. Ma o l'Ue capisce che il carico deve essere equamente suddiviso, o non si va da nessuna parte. L'Austria non può ragionare per conto suo. E sicuramente tre Paesi non possono imporre la loro posizione agli altri 27.
Quale sarà la posizione dell'Italia per il Consiglio Ue del 28 giugno?
Noi non arriveremo con la riforma pronta ovviamente, perché sarebbe irrispettoso nei confronti degli altri Paesi, ma con i punti fermi che ho elencato sopra. Al Consiglio Ue verranno stabilite le linee programmatiche e ci metteremo a un tavolo a partire da quelli. Se si partecipa ai fondi strutturali, e i Paesi di Visegrad, al contrario dell'Italia, in questo sono contributori aticipi, cioè prendono più di quanto versano, deve passare il messaggio che l'Europa è un'unione di valori, non solo di opportunità, e questo significa che gli Stati membri devono condividere diritti e doveri. Se il blocco dell'Est non lo capisce evidentemente significa che abbiamo sbagliato ad allargare troppo l'Unione. Perché quando abbiamo allargato a Est non ci siamo preoccupati di capire se ci fossero le stesse prospettive politiche e gli stessi valori, non solo sull'immigrazione, ma anche su diritti sociali e sulle politiche economiche.
Cosa ci dobbiamo aspettare nei prossimi mesi?
L'Italia continuerà a salvare tutti quelli che riuscirà a salvare, ma non possono più essere tollerati i casi delle Ong che vanno a prendere i migranti direttamente di fronte alle coste libiche, perché altrimenti significa che li stiamo traghettando.