Decreto fiscale 2025 approvato, ora è legge: le novità su ravvedimento, controlli fiscali, Imu e pagamenti

Il decreto fiscale è diventato legge, ma non senza dubbi e polemiche. Il provvedimento sostenuto dal governo Meloni, approvato in via definitiva dal Senato il 29 luglio scorso, viene presentato come uno strumento per “razionalizzare” il sistema tributario e semplificare il rapporto tra fisco e contribuenti. Alcune misure rischiano però invece di trasformarsi più in una sanatoria per chi ha pendenze con il Fisco che in un reale passo verso l'equità.
La maggioranza ha scelto la linea dell'adempimento spontaneo: cioè incentivi per chi aderisce al Concordato Preventivo Biennale, possibilità di chiudere vecchi conti arretrati con imposte ridotte e controlli della Guardia di Finanza più limitati e motivati. Ma restano le perplessità dell'opposizione, che accusa invece il governo di voler premiare i "furbi" e alleggerire la pressione su chi evade. Sullo sfondo, poi, ci sono norme tecniche che spostano scadenze fiscali, allentano vincoli sui rimborsi delle trasferte e danno più tempo ai Comuni per deliberare le aliquote Imu.
Cosa cambia con il ravvedimento speciale del concordato preventivo
Il cuore del decreto è il rafforzamento del Concordato Preventivo Biennale (CPB) 2025-2026, che permette a professionisti e autonomi di concordare preventivamente il proprio reddito con l’Agenzia delle Entrate. Chi aderirà per la prima volta potrà regolarizzare le annualità dal 2019 al 2023 con imposte ridotte e sanzioni attenuate. Questa misura, definita “ravvedimento speciale”, punta a favorire l’adesione al concordato e l’emersione di basi imponibili pregresse; il rischio è però che diventi una sanatoria per chi in passato non ha versato quanto dovuto, consentendo di mettersi in regola a condizioni di favore rispetto ai contribuenti che hanno pagato regolarmente; anche lo sconto del 30% per gli anni della pandemia, pur pensato come aiuto, potrebbe generare disparità tra chi è in regola e chi no.
Controlli fiscali più rigidi per l'Agenzia delle Entrate e la guardia di finanza
Un altro punto centrale del decreto è la riforma dei controlli: Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza dovranno motivare in modo dettagliato ogni accesso nelle aziende e negli studi professionali, anche in caso di verifiche “a sorpresa”. La misura nasce dalla necessità di rispondere a una condanna della Corte europea dei diritti dell’uomo e intende rafforzare le garanzie per i contribuenti; ma c’è chi teme che questo irrigidisca troppo le procedure, rendendo più difficile per la Guardia di Finanza effettuare controlli tempestivi e incisivi, soprattutto nei confronti di soggetti sospettati di evasione.
Trasferte e spese di rappresentanza: più deduzioni, ma meno tracciabilità
Il decreto interviene anche sulla deducibilità delle spese di trasferta sostenute all’estero, che saranno valide anche se pagate con strumenti non tracciabili; questa semplificazione risolverebbe problemi pratici per chi lavora all’estero, ma potrebbe aprire nuove zone d’ombra in materia di tracciabilità delle spese. Diverso il caso delle spese di rappresentanza, che restano deducibili solo se pagate con strumenti tracciabili; la maggiore flessibilità concessa alle trasferte rischia però di diventare un varco per abusi difficili da rilevare.
Allungate le scadenza fiscali e il termine per deliberare l'Imu
Il decreto sposta poi dal 21 luglio al 20 agosto 2025 il termine per pagare il saldo 2024 e l’acconto 2025 per i soggetti Isa e i forfettari, con una maggiorazione dello 0,4%. Una misura che può alleggerire chi è in difficoltà di liquidità, ma che rischia di accumulare ulteriori ritardi nel gettito fiscale. I Comuni, invece, avranno più tempo (fino al 15 settembre) per deliberare le aliquote Imu se non lo hanno fatto entro febbraio.
Lavoratori impatriati: stop al cumulo degli incentivi
Un’altra novità è il divieto di cumulare i benefici per i lavoratori impatriati con quelli previsti per ricercatori rientrati dall’estero o neo-residenti. L’intento è evitare sovrapposizioni di vantaggi fiscali, ma la misura rischia anche qui di rendere meno attrattivo il ritorno di competenze dall’estero.
Le reazioni: maggioranza soddisfatta, opposizioni sul piede di guerra
Per la maggioranza il decreto rappresenta una svolta verso un fisco “più equo e meno oppressivo”. “Uno Stato che sostiene chi produce, non lo ostacola”, ha dichiarato Vito De Palma (Forza Italia). L’opposizione invece parla di una norma che indebolisce il sistema fiscale: “Questo è un manifesto ideologico che premia i furbi e penalizza i contribuenti onesti”, accusa Claudio Stefanazzi (Pd).