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Decreto Aiuti bis, via libera a vetrate amovibili senza permessi: i nuovi requisiti per costruirle

Con un articolo, il decreto Aiuti bis approvato ieri liberalizza la costruzione di vetrate panoramiche amovibili, dette anche Vepa. Non sarà più necessario chiedere un permesso al Comune, ma ci sono dei criteri tecnici ed estetici che vanno rispettati.
A cura di Luca Pons
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Il decreto Aiuti bis, approvato in via definitiva ieri al Senato, è legge. Era già stato approvato dal Senato il 6 settembre, ma è dovuto tornare indietro perché il passaggio alla Camera ha reinserito il tetto per gli stipendi dei dipendenti pubblici che aveva creato polemiche tra i partiti. Ora, rimossa quella norma, diventano definitive le misure urgenti previste dal decreto: emergenza idrica, politiche sociali e industriali, caro bollette. Ma nella legge c'è anche un provvedimento per ampliare l'elenco delle opere in edilizia libera, cioè quelle che si possono costruire senza autorizzazioni preventive. Tra queste, d'ora in poi, ci saranno anche le vetrate di terrazzi e balconi.

Cosa sono le Vepa e cosa cambia con il dl Aiuti bis

Si parla, in particolare, delle cosiddette Vepa, ovvero vetrate panoramiche amovibili. Modificando l'articolo 6 del Testo unico edilizia, risalente al 2001, queste vetrate vengono inserite tra i lavori in edilizia libera che, per essere effettuati, non necessitano di titoli abilitativi, autorizzazioni o certificazioni dal Comune.

Fino a oggi, le modalità di autorizzazione variavano da un Comune all'altro. Si tratta comunque di un tipo di vetrata specifico: dovrà essere, appunto, "panoramica" e "amovibile", oltre a soddisfare una serie di requisiti. In caso contrario, si potrebbe incorrere in sanzioni.

I requisiti per costruire le Vepa in edilizia libera

Il primo criterio è che la vetrata in questione sia, appunto, "amovibile", cioè che si possa rimuovere o spostare. In questo modo, si rispetta il criterio per cui la nuova installazione non deve aumentare la volumetria della casa, dell'ufficio, o in generale della proprietà dove viene installata, come farebbero invece una parete o una veranda fissa. In particolare, il decreto dice che le vetrate non devono andare a creare "spazi stabilmente chiusi con conseguente variazione di volumi e di superfici, come definiti dal regolamento edilizio-tipo", e che non bisogna "generare nuova volumetria o comportare il mutamento della destinazione d'uso dell'immobile anche da superficie accessoria a superficie utile".

Normalmente, il balcone è una superficie "accessoria", cioè uno spazio di servizio, non abitabile, come lo sono anche una cantina, un sottotetto o un'autorimessa. Se l'installazione della vetrata, però, lo trasforma in una superficie "utile" (cioè una zona abitabile), allora non è il tipo di lavoro incluso nella riforma del decreto Aiuti bis, e dovrà comunque venire autorizzato prima di essere eseguito.

In più, ci sono specifici requisiti tecnici che la vetrata deve soddisfare. La Vepa deve fornire protezione dagli agenti atmosferici, migliorare le prestazioni acustiche ed energetiche dell'immobile in cui è inserita, ridurre la dispersione termica ed essere almeno parzialmente impermeabile alle infiltrazioni di acqua piovana. Ancora, nello spazio coperto dalla vetrata deve esserci una microareazione sufficiente a consentire "la circolazione di un costante flusso di arieggiamento a garanzia della salubrità dei vani interni domestici", come specifica il decreto.

Infine, la Vepa deve essere anche "panoramica". Ciò significa che l'impatto visivo, per chi osserva dall'esterno dell'edificio, deve essere minimo. Per citare il decreto, le installazioni devono avere delle "caratteristiche tecnico-costruttive" e un "profilo estetico" che permettano di "ridurre al minimo l'impatto visivo e l'ingombro apparente" della nuova costruzione. Dovranno anche assicurarsi di "non modificare le preesistenti linee architettoniche".

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