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Ddl Zan, ultime notizie sul disegno di legge

Ddl Zan, Faraone: “Voto è roulette russa, molti 5S hanno dubbi. Ma mediazione è ancora possibile”

In un’intervista a Fanpage.it il capogruppo di Italia viva al Senato Davide Faraone torna a parlare del ddl Zan contro l’omofobia, che andrà in Aula domani. La discussione generale inizierà a Palazzo Madama alle 16:30, ma prima di allora secondo il senatore c’è ancora tempo per trovare un accordo di mediazione con il centrodestra: “Troppo rischioso portare in aula la legge così com’è. Al Pd dico che converrebbe scegliere la via del riformismo, i margini per un’intesa ci sono ancora. Alcune prese di posizione degli ultimi giorni fanno ben sperare”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Domani alle 16:30 inizierà la discussione generale sul ddl Zan contro l’omofobia nell’Aula del Senato. Matteo Renzi continua a chiedere a M5s e Leu di provare a dialogare con Lega e Forza Italia, per raggiungere una mediazione sul testo. Secondo il leader di Italia viva la legge così come è rischia di non passare. Per il segretario del Pd Enrico Letta se il ddl è stato calendarizzato “vuol dire che i voti ci sono”. Ma il destino della legge è tutt’ora in bilico. Domani alle 15 è prevista anche una seduta della Commissione Giustizia, in cui il presidente Ostellari potrebbe chiedere di rinviare l’inizio della discussione, e di riaprire il confronto sulla legge. Abbiamo chiesto al capogruppo di Italia viva al Senato, Davide Faraone, cosa intenda fare il suo partito.

Ci può spiegare la posizione di Iv? Perché il ddl Zan votato alla Camera andava bene, e adesso il testo è da cambiare?

Le chiedo io: perché il testo Scalfarotto-Zan votato da tutto il centrosinistra nella scorsa legislatura ora non va più bene? La nostra proposta di mediazione è di tornare a quel disegno di legge per centrare l’obiettivo di portare a casa una norma contro le discriminazioni omotransfobiche che serve. È chiaro che la mediazione in Senato è necessaria e la maggioranza di cui facciamo parte ce la impone: detto ciò i nostri dubbi sono gli stessi che hanno espresso costituzionalisti come Flick, Mirabelli e Fiandaca, senatori del Pd come Marcucci, Fedeli, Valente, Alfieri, Collina, Taricco e Margiotta, di Leu come Fassina, la presidente di Arcilesbica Gramolini, esponenti storici del mondo lgbt come Concia e Mancuso, donne di sinistra esponenti del femminismo storico e dell’associazione ‘Se non ora quando' come Izzo, Comencini. Non mi pare una lista dei peggiori omofobi.

Non si parla però di modifiche marginali, togliere il concetto di identità di genere rischia di lasciare senza tutele una fetta di popolazione, non crede?

La nostra proposta riproduce quanto scritto nella proposta di legge del luglio 2018 firmata da Scalfarotto e Zan, aggiunge e specifica il significato delle parole “omofobia” e “transfobia”, disciplina il tema della disabilità, fissa nell’ordinamento una formulazione più chiara giuridicamente, non crea confusione e allarga il consenso in aula. Ripeto: è un testo firmato da Zan nel 2018, non credo che Zan, allora, volesse discriminare qualcuno. L’articolo 4 non mi convince: disciplinare il tema della libertà d’espressione con una legge ordinaria garantita già dalla Costituzione sembra davvero una diminutio. E poi c’è l’articolo 7, qui credo che vada enfatizzato il rispetto dell’autonomia scolastica per esaltare un elemento di grande libertà del nostro sistema scolastico. Le nostre sono modifiche che non snaturano il provvedimento, tutelano da tutte le discriminazioni senza distinzioni e hanno il vantaggio di poter trovare un largo consenso in aula.

Lei dice che i numeri al Senato non ci sono, eppure il ddl è stato calendarizzato. Letta dice che con i voti di Iv il testo passerebbe. È così? 

Non penso che si debba rischiare la roulette russa del voto segreto o il Vietnam in aula con l’ostruzionismo. I franchi tiratori si possono annidare in tutti i gruppi, indistintamente. Invece di preoccuparmi di chi come Iv cerca rimedi, mi preoccuperei di chi tace come se tutto fosse a posto, o di chi grida “alla lotta” soltanto per poter dimostrare di essersi battuto. Noi, comunque, non chiederemo il voto segreto su nessun emendamento. Non sono Nostradamus, è troppo rischioso portare in aula la legge così com’è. Al Pd dico che converrebbe scegliere la via del riformismo, i margini per un’intesa ci sono ancora. Alcune prese di posizione degli ultimi giorni fanno ben sperare.

Cosa la preoccupa? Non si fida del M5s?

Tanti Cinque Stelle mi hanno espresso perplessità che vanno al di là delle posizioni ufficiali. Anche perché, alla fine, la loro posizione ufficiale qual è? Cosa dicono Conte, o Di Maio o Grillo sul ddl Zan? Io sento solo silenzio.

Come si comporteranno in Aula i senatori di Iv in assenza di una mediazione?

Non chiederemo un solo voto segreto e lavoreremo per approvare il ddl, lasciateci però lavorare ad una soluzione che allarghi i numeri in aula, noi ci crediamo. L’assenza di una mediazione è una subordinata a cui non voglio credere.

Secondo Zan il voto segreto potrebbe anzi dare la possibilità a singoli senatori di centrodestra di votare a favore della legge. Cosa ne pensa?

Può essere, ma è un terno al lotto: un politico non incrocia le dita, crea le premesse per approvare una buona legge. Io preferirei un testo che va in aula con l’intesa e un iter blindato alla Camera. Ogni altra ipotesi è un azzardo che pagheranno le persone esposte ogni giorno all’odio omotransfobico.

Pensa sia sbagliato che il dibattito sul ddl Zan sia migrato sui profili Instragram di Fedez e Ferragni, davanti a 24 milioni di follower?

Penso che la politica abbia il dovere come diceva Enrico Berlinguer di “pensieri lunghi”, non limitarsi a retwittare i “pensieri cortissimi” di certi influencer. Noi siamo pagati dagli italiani per fare le migliori leggi possibili, non per accumulare followers. È notissima la distanza tra il consenso e le cose giuste: lo abbiamo visto con l’alternarsi di Conte e Draghi al governo che abbiamo contribuito a causare. Ci davano degli incomprensibili, dei matti, degli assetati di potere e poltrone: adesso chi potrebbe ancora sostenere che non fu la scelta giusta?

Pensa che il Vaticano abbia sbagliato a esprimere le sue preoccupazioni attraverso i canali diplomatici?

Io sono un cattolico nella mia vita e sono un laico come politico. Noi dobbiamo ascoltare tutti e poi decidere liberamente.

Parliamo del referendum sul reddito di cittadinanza. Ora volete abrogarlo, ma siete nel governo Draghi, che ha prolungato questa misura. Come si conciliano questi due elementi?

Noi non pensiamo di abolire l’assistenza in questo Paese. Chi ha bisogno va sostenuto e tutelato, il governo Renzi per primo ha introdotto il reddito di inclusione investendo svariati miliardi per il contrasto alla povertà. A chi non ce la fa, a chi non può lavorare, a chi ha bisogno d’aiuto va garantita un’assistenza. Noi pensiamo di abolire semmai l’idea che l’assistenza debba sostituire il lavoro, quello che oggi è questo reddito di cittadinanza. Sto a casa, non lavoro pur essendo in condizione, mi rifiuto di lavorare o magari lavoro in nero perché tanto c’è lo stato che mi paga. Questa idea perversa va abolita è sostituita da un sostegno economico alle politiche attive per il lavoro, formazione, orientamento, collocamento. Strumenti che mi consentono di trovare un lavoro o di cambiare lavoro se lo perdo. Assistenza da una parte, politiche per il lavoro dall’altra.

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