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Da oggi anche la “mano morta” sui mezzi pubblici è considerata violenza sessuale

Adesso è arrivata anche la conferma della Cassazione: un uomo che aveva molestato una passeggera su un autobus a Roma è stato condannato per violenza sessuale.
A cura di Annalisa Cangemi
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D'ora in poi forse le donne negli autobus potranno circolare con più tranquillità. La mano morta non è più ammessa, o almeno è riconosciuto come un problema. Arriva la sentenza della Cassazione che condanna i molestatori, quelli che complice la folla all'ora di punta nei mezzi pubblici ne approfittano per toccare, strusciarsi, palpeggiare le malcapitate di turno.

Il caso è stato offerto da un cinquantasettenne che a bordo di un autobus a Roma aveva molestato una passeggera: l'uomo è stato condannato per violenza sessuale (articolo 609 bis). La donna, vittima dei palpeggiamenti indesiderati, ha scelto di non subire in silenzio il sopruso: e ha deciso di denunciare l'episodio, denunciando anche un altro uomo. Prima il tribunale nel novembre 2009, poi la Corte d'Appello di Roma nel settembre 2015 hanno ritenuto entrambi colpevoli di violenza sessuale in concorso. Nella sentenza (n. 51581 della terza sezione penale) non è però specificata l'entità della condanna. Il codice penale punisce la violenza sessuale con la reclusione da cinque a dieci anni, con uno sconto non superiore ai due terzi nei casi di minore gravità.

La Cassazione ha respinto il ricorso dell'imputato, ha confermato la condanna, disponendo a carico dell'uomo il pagamento delle spese processuali e di 2mila euro in favore della Cassa della ammende. Ora la sentenza potrebbe fare giurisprudenza.

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