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Da Bonino a Gratteri, ecco com’è nato il governo Renzi

Molti i nomi eccellenti esclusi all’ultimo momento dalla squadra di governo dopo i compromessi dell’ultima ora.
A cura di A. P.
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Renzi oggi giura al Quirinale con tutti i nuovi ministri, tra nomi nuovi e qualche conferma però è stato duro per il nuovo Premier arrivare alla rosa finale dei ministri. Durante le trattative per la formazione del nuovo governo, infatti, sono stati molti i nomi circolati come possibili ministri ma poi esclusi, compresi nomi eccellenti. Uno dei nomi più accreditati tra quelli da riconfermare ad esempio era quello di Emma Bonino, a sorpresa invece esclusa da ogni incarico. L'ex Ministro degli esteri era da tutti considerata quasi insostituibile anche alla luce del caso marò, ma alla fine Renzi ha deciso di non riconfermarla alla Farnesina scegliendo al suo posto la giovane parlamentare del Pd Federica Mogherini. Bonino non l'ha presa bene anche perché anche lei era quasi sicura della riconferma e comunque nessuno si è preso la briga di avvertirla. "Perché mi hanno fatta fuori? Io davvero non lo so" ha commentato amareggiata l'esponente dei Radicali, sottolineando "Nessuno mi ha chiamato. Io non sapevo assolutamente nulla". Un siluramento sembra voluto dai renziani e che è arrivato a sorpresa insieme ad un altro addio, quello del ministro della difesa Mario Mauro. In questo caso i Popolari per l’Italia denunciano un vero e proprio "killeraggio politico". I due nomi in effetti erano accomunati dall'impegno sul caso marò, e per questo ritenuti indispensabili per la continuità delle trattative con l'India, ma sembra che Renzi  abbia voluto dare un taglio netto con i vecchi politici.

Ancora più avvolta dal mistero è stata invece la mancata nomina di Nicola Gratteri, il Procuratore aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria e volto noto dell'antimafia calabrese. Il suo nome come titolare della Giustizia è stato nella lista di Renzi fino all'ultimo,  ma per qualche motivo alla fine gli è stato preferito Andrea Orlando del Pd. Come molti hanno fatto notare, nella lista che aveva in mano Renzi quando è uscito dal Quirinale era scritto a chiare lettere che vi era un magistrato in servizio, ma alla fine nessun pm è stato nominato ministro. Per molti il no ad un magistrato al governo sarebbe arrivato da Berlusconi, mentre per altri ci sarebbe lo zampino di Napolitano che all'ultimo avrebbe posto il veto, seppur questa ipotesi è stata smentita dallo stesso Presidente della Repubblica. Per lo stesso motivo sarebbe tramontata anche l'ipotesi dell'altro pm Raffaele Cantone. In effetti è molto probabile che su un dicastero delicato come quello della giustizia Renzi si sia arreso al compromesso con le altre anime della maggioranza che lo dovranno appoggiare in Parlamento.

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