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Currò (M5S) contro Grillo: “Non siamo automi, serve un confronto con il Pd”

Il deputato siciliano ritiene necessario un confronto con il Pd in Parlamento per il bene del Paese: “Se entri nel Palazzo devi prenderti le tue responsabilità, non puoi aspettare lo sfascio”.
A cura di Antonio Palma
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Si moltiplicano le voci di dissenso tra i parlamentari del Movimento cinque stelle. Questa volta a parlare è il deputato siciliano Tommaso Currò che, in aperto contrasto col gruppo e soprattutto con Grillo, chiede di discutere con il Pd su programmi e nomi perché un confronto è necessario per il bene del Paese. "I giorni passano e il Paese soffre. Non possiamo permetterci di perdere tempo, di aspettare tre mesi per poi tornare a votare" spiega Currò in un'intervista al quotidiano La Stampa, aggiungendo  "Non amo i toni drammatici, ma qui è una questione di vita o di morte. Ogni giorno ci sono imprenditori che si tolgono la vita e migliaia di persone perdono il posto. Non si può stare ad aspettare lo sfascio". Da buon siciliano Currò rispolvera il modello di governo dell'Isola con i Democratici al comando e appoggio del M5S su singoli provvedimenti, ma ovviamente "sarebbe tutto più facile se il Pd avesse la forza di rinunciare a Bersani".

Trattare dunque è la proposta di Currò perché "noi rappresentiamo il 25% del Paese e c’è un 75% che ha altre posizioni e se entri nel Palazzo grazie a otto milioni di voti devi prenderti le tue responsabilità". Del resto il deputato grillino ammette "non credo che siamo pronti per governare da soli, bisogna avere la forza di riconoscerlo. Ci serve una nave scuola". Inutili gli appelli di Grillo dunque che appena ieri ricordava l'indisponibilità ad ogni accordo con i partiti. Currò intanto non andrà a Firenze all'appuntamento fissato dal leader con gli eletti: "Mi rifiuto, non ha senso. È surreale che centosessantatre persone si muovano per andare incontro a una sola. Venga lui da noi. Qui. In Parlamento. Saremo felici di confrontarci". Insomma niente imposizioni dall'alto da parte di Grillo perché "Noi parlamentari non siamo automi. E nemmeno bambini. Nessuno ci può svuotare della nostra personalità politica. Diversamente diventiamo schiavi di un manovratore, io non sono uno schiaccia bottoni per conto terzi".

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