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Cos’è questa storia degli 007 vicino all’auto di Giambruno e cosa ha detto il sottosegretario Mantovano

Lo scorso novembre due uomini si avvicinarono di notte alla macchina di Andrea Giambruno, ex compagno della premier. Il sottosegretario Mantovano chiarisce: “La sicurezza del Presidente Meloni non è mai stata posta a rischio”.
A cura di Annalisa Cangemi
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"Dell'episodio accaduto sotto l'abitazione del Presidente del Consiglio nella notte tra il 30 novembre e il 1 dicembre, mentre il Presidente Meloni era impegnato in una missione all'estero, ho puntualmente riferito – quale Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica – nella mia ultima audizione al Copasir il 4 aprile scorso. Non ho difficoltà a ribadire quanto già chiarito nella sede parlamentare propria, e cioè che gli accertamenti svolti per la parte di competenza dell'intelligence hanno consentito con certezza di escludere il coinvolgimento nell'episodio di appartenenti ai Servizi, e che la sicurezza del Presidente Meloni non è mai stata posta a rischio", ha scritto in una nota il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano.

La vicenda a cui il sottosegretario Mantovano, che ha la delega ai servizi segreti, fa riferimento, è stata raccontato dal quotidiano ‘Domani'. Due persone, lo scorso novembre, si sarebbero avvicinate nel corso della notte a Roma, in zona Roma Sud, all'auto di Andrea Giambruno, l'ex compagno della premier Giorgia Meloni, e sarebbero stati visti armeggiare attorno alla macchina, poche settimane dopo la rottura della relazione annunciata dalla premier sui social dopo i fuori onda resi noti da Striscia la Notizia.

I due sono stati fermati da un agente che era di sorveglianza all'esterno della abitazione della presidente del Consiglio. Secondo il quotidiano i due avrebbe riferito al poliziotto di essere ‘colleghi', mostrando anche un tesserino prima di risalire a bordo della loro auto e dileguarsi senza essere identificati.

In seguito, sempre secondo Domani, sarebbe stato redatto un rapporto che ricostruiva l'accaduto, consegnato subito alla Digos, finito poi alla Procura di Roma, che ha aperto una indagine. Sarebbe anche stato informato direttamente il capo della polizia Pisani, il ministro dell'Interno Piantedosi, Mantovano, l'allora capo dell'Aisi Parente e il suo braccio destro Del Deo, e anche la premier. Cosa facevano quegli uomini attorno all'auto dell'ex compagno della premier? Potevano rappresentare un rischio per la privacy e per la sicurezza della premier?

Dalle indagini svolte sarebbe emerso in un primo momento che i due uomini, che avevano con loro una torcia, erano due agenti dell'Aisi, l'Agenzia dei servizi segreti interna, e in particolare della scorta di Meloni, trasferiti poi ad altri incarichi.

Dopo due mesi tuttavia l'Aisi avrebbe cambiato ricostruzione sulla base delle celle telefoniche che scagionano i due 007 e avrebbe ipotizzato che si potesse trattare di ricettatori già noti alle forze dell'ordine alla ricerca di beni di valore nell'auto di Giambruno. Proseguono anche le indagini della Procura di Roma e il fascicolo è in mano al Procuratore della Repubblica, Francesco Lo Voi. Secondo Domani la vicenda ha influenzato la nomina del nuovo capo dell'Aisi avvenuta poche settimane fa: a Del Deo, vicino al ministro Crosetto e partito in pole per l'incarico ma avversato da Mantovano e Salvini, è stato preferito il prefetto Bruno Valensise, ex numero 2 del Dis, l'agenzia che coordina i diversi servizi informativi della Repubblica.

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