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Cos’è il salario minimo costituzionale e perché la Cassazione ne ha parlato in una sentenza

Una sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito che uno stipendio deve, prima di tutto, garantire la dignità del lavoratore come previsto dalla Costituzione. Anche il salario minimo legale, se venisse introdotto, non potrebbe quindi basarsi semplicemente sui contratti collettivi nazionali, come ha proposto in passato il governo Meloni.
A cura di Luca Pons
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La Corte di Cassazione ha pubblicato una sentenza in cui stabilisce che il salario di un lavoratore va fissato non solo in base al suo contratto, o al contratto collettivo nazionale di riferimento, ma anche in base all'articolo 36 della Costituzione, che dice che la retribuzione deve essere "sufficiente ad assicurare un'esistenza libera e dignitosa". E lo stesso vale per il salario minimo legale: se dovesse essere introdotto con una legge in Italia, non basterebbe basarsi solo sui Ccnl per garantire la dignità del lavoratore.

La sentenza è stata definita "storica" da Elly Schlein, segretaria del Pd, soprattutto perché "conferma la necessità e l’urgenza di stabilire un salario minimo secondo i principi stabiliti dalla Costituzione". In pratica, la Corte con la sentenza 27711/2023 ha deciso che il salario deve prima di tutto essere "proporzionato alla quantità e qualità del suo lavoro" e sufficiente a permettersi una vita dignitosa, come recita la Costituzione. E questa indicazione viene prima di tutte le altre, sia dei sindacati che del legislatore.

Il caso specifico era quello della dipendente di una cooperativa torinese, che riteneva il suo salario troppo basso. Faceva la vigilante in un Carrefour, il suo contratto era quello collettivo nazionale per la categoria. In appello, i giudici avevano detto che la sua retribuzione non era irregolare, proprio perché rispettava il Ccnl. Invece la Cassazione ha ribaltato la sentenza, perché la contrattazione collettiva "non può tradursi in fattore di compressione del giusto livello di salario".

Quindi, quando un giudice si trova a dover stabilire un salario minimo, deve tenere conto del Ccnl ma non solo. Può "motivatamente discostarsi" dal contratto collettivo se questo è troppo basso per rispettare i principi della Costituzione, e per determinare il giusto ‘salario minimo costituzionale' può fare riferimento ad altri contratti collettivi in settori simili, o anche agli indicatori economici e statistici che riguardano – ad esempio – la soglia di povertà o il salario medio.

Soprattutto, un giudice secondo la Costituzione sarebbe tenuto a fare la stessa cosa anche se ci fosse già una legge sul salario minimo legale. "Nel nostro ordinamento una legge sul ‘salario legale'" non si può realizzare con un "rinvio in bianco alla contrattazione collettiva", perché "il quadro costituzionale impone un minimum". Questo passaggio è stato quello più sottolineato dalle opposizioni. Significa che, nel dibattito sul salario minimo legale che ripartirà a ottobre, avranno un'arma in più per chiedere che si arrivi a fissare una soglia minima (la proposta è di 9 euro l'ora).

Finora, il governo Meloni ha spesso respinto l'idea di una soglia minima di salario, dicendo che è meglio potenziare la contrattazione collettiva. La sentenza della Cassazione chiarisce che questo può non essere abbastanza, e che un giudice potrebbe comunque ritenere uno stipendio troppo basso, anche quello in un contratto collettivo, se non è sufficiente a garantire una vita dignitosa.

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