499 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito
Covid 19

Cosa succede se il 15 febbraio scade il decreto che vieta gli spostamenti e siamo senza governo

Il 15 febbraio decade il divieto di spostamenti tra Regioni. Il governo Conte bis, in scadenza, non può varare un nuovo decreto per l’eventuale proroga, perché non essendo nel pieno delle sue funzioni può occuparsi solo degli affari correnti. Toccherà al nuovo esecutivo guidato da Draghi prendere una decisione. Ma in teoria non potrebbe farlo prima di ottenere la fiducia dalle Camere.
A cura di Annalisa Cangemi
499 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Il prossimo 15 febbraio scade il decreto che blocca gli spostamenti tra Regioni. Da giorni però si parla di un possibile prolungamento della misura restrittiva anche oltre la data indicata. Il problema però è che il governo attualmente in carica, l'esecutivo Conte bis, può occuparsi solo degli affari correnti, essendo un governo dimissionario. Il Presidente della Repubblica Mattarella lo scorso martedì ha affidato l'incarico a Mario Draghi di formare un nuovo governo. Mercoledì sera, al più tardi giovedì, il premier incaricato potrebbe salire al Colle per sciogliere la riserva, e presentare al Presidente Mattarella la sua lista di ministri. Ma la scadenza del decreto è imminente, e solo un presidente del Consiglio nel pieno delle sue funzioni può varare un provvedimento che limita le libertà personali, dopo un passaggio in Consiglio dei ministri.

Nel decreto in questione c'è appunto il divieto di spostamenti tra Regioni, se non per motivi di lavoro, salute o urgenza. In teoria, senza alcun nuovo provvedimento, dal 16 febbraio sarebbe di nuovo possibile muoversi da una Regione all'altra. Ma i dati epidemiologici, sebbene al momento quasi tutte le Regioni siano gialle, non sembrano ancora rassicuranti, con un tasso di positività del 5,6% (+0,9% rispetto al giorno precedente) secondo l'ultimo bollettino.

Sarà quindi probabilmente necessaria una proroga del decreto, in attesa del prossimo dpcm. Quello in vigore, con il quale è stata stabilita la riapertura di musei e mostre in zona gialla e lo stop all’asporto dopo le 18 per i bar, è valido fino al prossimo 5 marzo. Con il nuovo dpcm poi, se la situazione epidemiologica lo consentirà, potrebbe esserci un allentamento delle misure anti Covid, e piscine e palestre potrebbero riaprire, almeno in zona gialla. Per questo però i tempi sono più lunghi e il nuovo governo avrà tutto il tempo nelle prossime settimane per decidere.

Ma chi può emanare un nuovo decreto prima di lunedì, visto che non si tratterebbe di ordinaria amministrazione? Sull'eventuale proroga non può che decidere il nuovo esecutivo, che probabilmente vedrà la luce entro questa settimana. Se si procede senza intoppi dopo il secondo giro di consultazioni, i ministri potrebbero giurare già questo venerdì. Il passaggio successivo sarebbe però quello del voto di fiducia in Parlamento. E questo probabilmente non sarà fissato prima di martedì 16, troppo tardi per intervenire sulle regole anti Covid in scadenza. Quindi si aprirebbero due strade, come scrive il Corriere della Sera: il governo potrebbe varare comunque il nuovo decreto, prima della fiducia, oppure potrebbe far decadere quello in vigore.

Una nota che il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia ha inviato alla Conferenza delle Regioni fornisce qualche dettaglio in più, e spiega che sul divieto di mobilità tra Regioni "sarà il nuovo governo a fare una valutazione, sulla base del quadro epidemiologico, sulla mobilità tra le Regioni nelle diverse fasce e in particolar modo in fascia gialla, anche perché – spiega il ministro Boccia – eventuali misure limitative necessitano di un apposito decreto".

Nella stessa nota il ministro aggiunge: "Il sistema degli interventi territoriali per fasce ci consente di mantenere un indice di contagio in linea con quello della settimana scorsa, con un RT a 0.84; questo modello ci ha evitato nuovi lockdown nazionali. Dobbiamo tenere sempre alta la guardia ma le reti sanitarie, grazie al sistema di zonizzazione con misure restrittive territoriali mirate, sono protette. Così come sono state subito individuate le differenti varianti, grazie agli interventi immediati dei servizi sanitari regionali".

La questione degli impianti di sci

Il 15 febbraio scade anche l’obbligo di chiusura degli impianti di risalita. Dal Cts sono è arrivato l'ok al nuovo protocollo di sicurezza e le Regioni premono per riaprire. Se cadrà anche il divieto di spostamento tra Regioni sarà possibile anche andare a sciare in una Regione diversa dalla propria. In caso contrario ci si dovrà accontentare delle piste vicino casa. L'apertura delle piste da sci è stata rinviata più volte. Con il dpcm del 3 dicembre l'apertura degli impianti era prevista il 7 gennaio. Poi il ministro della Salute Speranza l'aveva fatta slittare al 18 gennaio. Ma con il nuovo dpcm del 16 gennaio è arrivato un nuovo stop, ed è stata decretata la chiusura fino al prossimo al 15 febbraio.

"Dopo l'approvazione da parte del Comitato Tecnico scientifico del Protocollo di sicurezza per la messa in moto degli impianti sciistici, tutto è pronto per far tornare a vivere la montagna e far ripartire la sua economia". Lo hanno dichiarato in una nota congiunta è Massimo Sertori, assessore alla Montagna della Regione Lombardia, insieme a Daniel Alfreider, vicepresidente Provincia Autonoma di Bolzano, Luigi Giovanni Bertschy, vicepresidente Regione Autonoma Valle d'Aosta, Sergio Bini, assessore al Turismo Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Federico Caner, assessore al Turismo Regione Veneto, Roberto Failoni, assessore al Turismo Provincia Autonoma di Trento, Fabrizio Ricca, assessore allo Sport Regione Piemonte e Daniele D'Amario, assessore al Turismo Regione Abruzzo.

"È molto apprezzabile – continuano – l'impegno messo in campo dagli impiantisti che, a pochi giorni dell'apertura prevista dal Cts per il prossimo 15 febbraio, si sono attrezzati per accogliere i fruitori attraverso misure operative che minimizzeranno i rischi di contagio da Covid, in coerenza con quanto predisposto dal Protocollo proposto dalle Regioni e approvato dal Cts".

"Tale protocollo, infatti – proseguono gli assessori – prevede a esempio l'utilizzo del 30% della capacità degli impianti. È evidente e comprensibile la voglia di molti cittadini di uscire all'aria aperta dopo un periodo di forti limitazioni e chiusure, ma i protocolli consentiranno tutto questo garantendo sicurezza".

499 CONDIVISIONI
32804 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views