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Crisi di Governo 2022

Cosa succede se Draghi si dimette: elezioni anticipate o saranno i partiti a decidere?

Fanpage.it risponde alle vostre domande: in tanti in questi giorni di crisi di governo ci avete chiesto se ci saranno sicuramente le elezioni in caso di dimissioni di Mario Draghi, o se spetta ai partiti la decisione. Facciamo chiarezza!
A cura di Zeina Ayache
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In questi giorni di crisi di governo in tanti ci avete chiesto: se Draghi si dimette ci saranno sicuramente le elezioni o è una scelta che spetta ai politici?

Per rispondere alla vostra domanda dobbiamo fare un passo indietro. L'attuale legislatura è iniziata nel 2018: in Italia una legislatura ha una durata di 5 anni, quindi questa dovrebbe terminare nel marzo del 2023. Il suo primo presidente del Consiglio è stato Giuseppe Conte, alla guida del governo gialloverde. Esecutivo che a un certo punto (ricordate il Papeete?) è stato sfiduciato da Salvini. Conte aveva poi riottenuto la fiducia e proseguito insieme al Partito democratico in un nuovo governo, quello giallorosso, per poi cadere definitivamente. Gli è seguito Mario Draghi.

Ora, se Draghi alla fine decidesse di restare andremmo al voto tra circa 8 mesi. In altre parole arriveremmo a fine legislatura per poi andare al voto alla sua naturale scadenza. Sempre che non ci siano altre crisi di governo nel frattempo. Invece, se il governo dovesse cadere o Draghi decidesse di dimettersi, la palla passerebbe a Sergio Mattarella. Il presidente della Repubblica potrebbe o indicare un nuovo presidente del Consiglio (che dovrebbe comunque ottenere il sostegno da una maggioranza in Parlamento e incassarne la fiducia, come era successo nel passaggio da Conte a Draghi), oppure potrebbe sciogliere le Camere se non ci fossero le condizioni per proseguire con l’attuale legislatura.

In tal caso, in realtà, Draghi potrebbe rimanere in carica per gli affari correnti, oppure potrebbe esserci un ‘traghettatore’ verso le elezioni. Si dovrebbe andare al voto entro 60 giorni dallo scioglimento di Camera e Senato e poi ne servirebbero altri 20 per l’insediamento del Parlamento. A quel punto il Presidente della Repubblica, tenuto conto del risultato delle elezioni, inizierebbe le consultazioni con i partiti. Individuata una maggioranza nominerebbe poi il nuovo presidente del Consiglio. Che, anche in questo caso, dovrebbe chiedere la fiducia alle Camere.

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