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Cosa sta facendo l’Unione europea per la salute mentale

L’Unione europea ha avviato diverse iniziative che riguardano la salute mentale. Dopo la pandemia da Covid-19, il tema del benessere psicologico è diventato sempre più pressante: già prima del 2020 circa una persona su sei nell’Ue aveva problemi di salute mentale, e il problema è solo cresciuto.
A cura di Luca Pons
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Il tema della salute mentale ha attirato l'attenzione anche a livello politico nel periodo del Covid-19. La prova della pandemia è stata dura per molti, e le situazioni di difficoltà sono aumentate. In realtà, però, nell'Unione europea già prima del 2020 risulta che circa una persona su sei soffrisse di problemi di salute mentale. E anche se in Paesi come l'Italia le misure da questo punto di vista sono relativamente limitate (c'è un bonus psicologo con non molti fondi a disposizione e poco altro), il costo dei problemi di salute mentale sulle casse pubbliche è importante: circa il 4% del Pil europeo, ovvero 600 miliardi di euro. Per questo, l'Ue ha lanciato un programma di ricerca, aiuti e finanziamenti per una serie di iniziative che riguardano il benessere psicologico dei cittadini.

Quante persone hanno problemi di salute mentale in Europa

A giugno 2023, la Commissione europea ha tracciato il quadro per un "approccio onnicomprensivo alla salute mentale". Le trenta pagine descrivevano la situazione europea, con i cittadini che avevano attraversato "crisi senza precedenti, come la pandemia da Covid-19, l'aggressione della Russia all'Ucraina, la crisi dell'energia e l'inflazione", insieme alla "triplice crisi planetaria: cambiamento climatico, perdita di biodiversità e inquinamento" – che aumenta l'ansia soprattutto tra i più giovani – e "cambiamenti radicali al mercato del lavoro".

Soprattutto, segnalavano il "costo del non intervenire" sulla salute mentale, in un continente in cui il 7% degli abitanti già prima della pandemia aveva sofferto di depressione. Tra 2022 e 2023, il 46% degli europei ha sperimentato almeno un problema emotivo o psicosociale, e la metà di questi non ha cercato aiuti di alcun tipo.

I programmi europei per sanità, giovani e lavoro

Le iniziative principali sono venti. Nell'ultimo aggiornamento diffuso a ottobre dello scorso anno risultava che che tutte fossero avviate e alcune già completate, come, quella sulla prevenzione dei suicidi. Si va "dalla promozione della salute mentale", fino al "sostegno alle persone in situazioni di vulnerabilità (ad esempio, migranti, anziani, persone colpite da crisi)".

L'obiettivo dell'Unione è soprattutto quello di integrare gli sforzi dei singoli Paesi, che devono comunque prendere l'iniziativa: questo è il caso del sostegno economico e tecnico agli Stati che vogliono migliorare il proprio sistema sanitario nazionale e garantire un approccio più "intersettoriale" alla salute mentale. Ma non solo. I progetti finanziati possono coinvolgere anche le associazioni di pazienti, di professionisti della salute e così via. Esiste anche una apposita rete di Ong, chiamata Mental Health Europe, che coordina i soggetti interessati (escludendo, però, chi ha interessi legati all'industria farmaceutica o sanitaria).

Circa 1,2 miliardi di euro sono stati stanziati con programmi come Horizon Europe, EU4Health e Erasmus+. Servono a finanziare progetti di ricerca, ma anche a sviluppare la sanità pubblica e potenziare la collaborazione tra Paesi. Erasmus+ riguarda soprattutto i giovani, e proprio a loro si rivolge una parte importante degli sforzi dell'Ue. Un'iniziativa, ad esempio, prevede uno scambio di informazioni con l'Unicef per aiutare le associazioni che lavorano con bambini; un'altra di stendere linee guida comuni per tutelare la salute mentale dei giovani online.

Parlando di scuola, l'Ue sostiene gli Stati che formano gli insegnanti e danno più strumenti per individuare i problemi di salute mentale e intervenire in anticipo. In Italia si parla da tempo delle proposte per garantire la presenza fissa di uno psicologo a scuola, finora garantita solo in modo sperimentale.

Il problema riguarda anche il mondo del lavoro. Per questo si prevede di appoggiare i Paesi che varano misure contro lo stress e il burn-out. Iniziative specifiche sono rivolte anche alle vittime di crimini, ai giovani sopravvissuti al cancro, le persone sfollate dall'Ucraina dopo l'invasione della Russia. In tutti questi settori si cerca di garantire il più possibile l'accesso alla tutela psicologica. In più, la Commissione si impegna direttamente per raccogliere dati che permettano di monitorare la situazione della salute mentale nell'Ue in modo regolare e continuo.

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