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Cosa sappiamo dell’incontro tra Trump e Putin per la tregua in Ucraina

Un vertice tra Putin e Trump, mediato dagli Stati Uniti e destinato a segnare un passo importante verso la tregua in Ucraina, sembra prendere forma. Il Cremlino ha infatti confermato di aver raggiunto un’intesa preliminare con Washington per organizzare un incontro tra i due leader, probabilmente già nella prossima settimana. Ancora incerta invece la sede definitiva.
A cura di Francesca Moriero
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Un'intesa di principio tra Stati Uniti e Russia per un faccia a faccia tra Vladimir Putin e Donald Trump è ormai sul tavolo. Il Cremlino ha infatti confermato che si lavora a un vertice già per la prossima settimana, con l’obiettivo di discutere una tregua nella guerra in Ucraina. Ma l’operazione diplomatica è tutt’altro che lineare: il luogo dell’incontro resta infatti ancora incerto, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ne è al momento escluso e, dietro le quinte, le ipotesi di accordo toccano il nodo più delicato di tutti, quello delle conquiste territoriali di Mosca.

L'idea di Roma e il veto di Mosca

La scintilla è partita da Washington: nel corso di una telefonata, infatti, Donald Trump ha chiesto alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni di ospitare a Roma il vertice con Putin; Meloni avrebbe risposto positivamente, convinta che l’Italia potesse offrire una cornice istituzionale favorevole al dialogo. Ma la risposta di Mosca è stata un secco no: per il Cremlino, l’Italia è “troppo schierata” con Kiev per essere considerata sede neutrale. La capitale italiana è così uscita rapidamente dall’elenco delle opzioni, e l’attenzione si è spostata verso Paesi terzi, in particolare gli Emirati Arabi Uniti, che già in passato hanno offerto spazi di mediazione lontani dal terreno di scontro europeo.

Zelensky fuori dal tavolo

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha più volte chiesto un incontro diretto con Putin, sostenendo che solo un dialogo faccia a faccia possa portare a “soluzioni concrete”; ma il Cremlino, almeno per ora, ha escluso questa possibilità. Il vertice sarà a due, con Trump nel ruolo di principale interlocutore della Russia. È una dinamica che mette Kiev in una posizione scomoda: l’Ucraina rischia infatti così di assistere a negoziati che la riguardano senza poterli condurre in prima persona, affidandosi alla capacità (e alla volontà) degli Stati Uniti di rappresentarne gli interessi.

L'ultimatum di Washington

A rendere il contesto ancora più teso c’è poi l'ultimatum lanciato da Washington: se Mosca non farà passi concreti verso la tregua entro oggi, scatteranno nuove sanzioni. Trump ha parlato apertamente di “delusione” nei confronti di Putin, segnalando che il tempo per trovare un’intesa si sta esaurendo. L’incontro, se confermato, sarà quindi carico di aspettative ma anche di pressioni, con la minaccia di un inasprimento delle misure economiche sullo sfondo.

Mosse parallele: Xi e Modi informati da Putin

Putin, nel frattempo, ha intensificato i contatti con i partner strategici; nelle ultime ore ha parlato con il presidente cinese Xi Jinping, che ha ribadito la posizione di Pechino: nessuna soluzione semplice a problemi complessi, e un impegno costante a promuovere la pace e i negoziati. Il leader russo ha poi informato anche il primo ministro indiano Narendra Modi, definito “amico” da Putin. Modi ha parlato di una conversazione “approfondita” e ha ricordato la volontà di rafforzare il partenariato strategico tra i due Paesi, confermando l’attesa per una visita ufficiale di Putin in India.

Un piano per "congelare" la guerra

Dietro la scelta della sede e la gestione diplomatica si muove poi una trattativa più sostanziale: secondo Bloomberg, Stati Uniti e Russia starebbero infatti lavorando a un accordo che congelerebbe il conflitto lungo le attuali linee di battaglia. La Russia manterrebbe il controllo della Crimea e dell’intero est del Donbass, sospendendo però l’offensiva nelle regioni di Kherson e Zaporizhzhia. In cambio, verrebbe proclamato un cessate il fuoco. Una formula che potrebbe fermare le armi, ma che rischia di trasformarsi in una tregua permanente a vantaggio di Mosca, con la legittimazione di fatto delle annessioni.

Kiev e l'Europa vogliono essere della partita

Zelensky, intanto, pur cauto, non nasconde un certo ottimismo sulla possibilità di arrivare almeno a una sospensione delle ostilità. Ma chiede con forza che l’Europa sia presente al tavolo delle trattative. Il premier polacco Donald Tusk, dopo un colloquio con il presidente ucraino, ha parlato di “segnali” che fanno pensare a un congelamento del conflitto “più vicino che lontano”. Al tempo stesso, ha avvertito che Kiev non vuole ritrovarsi spettatrice di un accordo tra grandi potenze che la escluda.

L'Italia resta in gioco, ma non come sede

Nel frattempo, dopo il veto russo, la Farnesina ha ribadito il sostegno italiano a qualunque processo diplomatico, “ovunque si svolga”. Meloni, nelle ultime ore, ha parlato sia con Trump sia con Zelensky, insistendo sulla necessità di una “pace giusta”. Roma, dunque, non sarà il palcoscenico dell’incontro, ma continuerà a muoversi come attore politico a sostegno del negoziato.

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