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Cosa prevedono le nuove regole del Patto di stabilità e crescita e quando entreranno in vigore

I ministri dell’Economia dell’Ue hanno trovato l’accordo sul nuovo Patto di stabilità e crescita. Ecco cosa prevedono le nuove regole fiscali e quando entreranno in vigore.
A cura di Annalisa Girardi
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I parametri restano quelli di Maastricht, che fissano al 3% il limite del deficit e al 60% quello del debito pubblico, ma si introduce una finestra temporale di flessibilità. È quanto prevede l'accordo raggiunto ieri dai ministri dell'Economia dell'Ue sul nuovo Patto di Stabilità e Crescita, che rivede le regole fiscali comunitarie rendendole più "realistiche, equilibrate, adatte alle sfide presenti e future", per usare le parole della presidenza di turno spagnola. L'intesa raggiunta dall'Ecofin dovrà ora essere valutata dal Parlamento europeo, per poi entrare in vigore all'inizio del 2024.

Il nuovo quadro normativo rispetterebbe l'impianto voluto dalla Commissione nella sua proposta originale, prevedendo un periodo transitorio fino al 2027 in cui ai Paesi membri viene assicurata maggiore flessibilità: "I negoziati hanno aggiunto un po' di complessità ai testi, ma rispetto alla nostra proposta sono stati conservati gli elementi fondamentali, cioè il passaggio a una pianificazione a medio termine; una maggiore titolarità da parte degli Stati membri e dei piani di bilancio; e la possibilità di perseguire un aggiustamento più graduale che rifletta gli impegni in vista di investimenti e riforme", ha commentato il commissario europeo agli Affari economici, Paolo Gentiloni. 

L'obiettivo delle nuove regole è quello di aggiustare un sistema che per la maggior parte dei Paesi risulta impossibile da rispettare: quindi semplificare le norme legate al bilancio, favorendo gli investimento pur proseguendo nel percorso di risanamento del debito. Questo però avverrà in un periodo pluriennale (dai quattro ai sette anni) che sarà concordato con Bruxelles: i Paesi più indebitati – cioè quelli che, come l'Italia, presentano un debito pubblico superiore al 90% del loro Pil – dovranno perseguire un aggiustamento di almeno l'1% all'anno. Per quanto riguarda il deficit eccessivo, invece, la correzione dovrà essere dello 0,5%: alla fine del periodo di risanamento, comunque, il deficit non potrà superare l'1,5% del Pil.

Commentando il risultato ottenuto, il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, ha detto: "Nel nuovo Patto ci sono cose positive e altre meno. L'Italia però ha ottenuto molto e,  soprattutto, quello che sottoscriviamo è un accordo sostenibile per il nostro Paese, volto da una parte a una realistica e graduale riduzione del debito mentre dall'altra guarda agli investimenti specialmente del Pnrr con spirito costruttivo".

Per ricapitolare, quindi, secondo quanto prevede il nuovo Patto, la Commissione negozierà con ogni Paese un piano pluriennale della durata di quattro / sette anni per assicurare il risanamento dei conti pubblici e, allo stesso tempo, gli investimenti e le riforme necessarie per stimolare la crescita. Tra il 2025 e il 2027 è comunque prevista una maggiore flessibilità. Gli Stati membri più indebitati dovranno garantire una riduzione di almeno un punto percentuale del proprio debito (per quelli che invece presentano un debito tra il 60% e il 90% basterà un taglio dello 0,5%). Viene inoltre introdotta una salvaguardia per quanto riguarda il deficit: il tetto resta al 3%, ma si fissa un margine dell'1,5% che di fatto diventa il nuovo target e serve ad assicurare capacità di manovra anche in caso di shock economico.

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