Cosa ne pensano i giovani degli investimenti militari in Europa e degli attuali scenari di guerra

Il dibattito sull'aumento delle spese in difesa in Europa coinvolge anche i giovani italiani. Un'indagine pubblicata oggi mostra come l'aumento delle spese militari in Europa venga visto con favore da quasi 1 ragazzo su 4. Il dato proviene dalla nuova edizione dell'Osservatorio ‘Professioni in divisa', realizzato da Skuola.net in collaborazione con Nissolino Corsi – realtà specializzata nella preparazione ai concorsi per le divise – su un campione di 2.700 ragazze e ragazzi dagli 11 ai 25 anni e di oltre 300 genitori. L'aumento di spesa militare in particolare è visto come una potenziale fonte di nuove opportunità di carriera nel settore.
Oltre al tema degli investimenti sulla difesa, i giovani si sono espressi anche sul tema delle carriere in divisa – Forze Armate o di Polizia indistintamente – che nonostante lo scenario di forte instabilità internazionale dovuto ai fronti di guerra aperti, continua ad attrarre.
Quasi 1 su 4 – il 26% – sta valutando seriamente una carriera nelle forze armate. Un bacino tutt'altro che marginale, che mostra anche un livello elevato di convinzione. Visto che, scrive Skuola.net, per un quarto di loro – il 24%, con picchi del 28% tra i maschi – non si tratta solo di una semplice ipotesi, ma rappresenta già oggi la prima opzione per il futuro lavorativo. E questo spiegherebbe anche perché i concorsi di selezione annualmente banditi registrano il tutto esaurito.
Per chi è interessato ad una carriera in divisa gli attuali scenari di guerra non influiscono minimamente (35%), spesso addirittura rafforzano (22%) la convinzione o al limite (24%) portano a riflettere su un riposizionamento rispetto all'idea iniziale, immaginando magari di spostarsi verso amministrazioni meno operative sullo scenario internazionale. Ma anche di fare l'inverso, passando dall'ufficio al "campo".
Queste posizioni si collegano all'aumento delle spese militari in Europa, visto con favore dal 23% del campione. Solo una minoranza (19%) afferma che le guerre hanno fatto vacillare il proprio interesse. Ma tra le ragazze la quota sale al 29%, contro il 13% dei ragazzi, evidenziando una diversa sensibilità nei confronti del contesto internazionale e dei possibili rischi connessi a una carriera militare.
Le differenze tra maschi e femmine sulle carriere in divisa
Le ragazze pur motivate, tendono a indirizzarsi di più verso le Forze di Polizia, percepite come meno esposte sul fronte bellico. Allo stesso modo, le ragazze mostrano una preferenza per ruoli meno operativi – spesso con funzioni organizzative, logistiche o amministrative – ma più stabili e strutturati nel tempo. Tra i maschi, ad esempio, si nota una spiccata propensione verso compiti legati all'azione: lo dice il 61% dei maschi, contro il 53% delle femmine.
Invece le ragazze, pur essendo numericamente meno interessate alle carriere in divisa – 19% contro il 28% dei maschi – fanno emergere una maggiore aspirazione ai ruoli dirigenziali: il 32% delle giovani interessate a entrare in questo mondo punta al grado di ufficiale, contro il 26% dei ragazzi.
Ma, alla fine, quali sono i corpi di cui vorrebbero far parte oggi i giovani in misura maggiore? Al primo posto troviamo una triade: Carabinieri, Polizia di Stato ed Esercito, tutti con il 16% delle preferenze. Con un'ulteriore spinta dei maschi in direzione dell'Esercito (20%), mentre le ragazze potrebbero arricchire le file delle altre due Forze (Carabinieri e Polizia salgono al 18% dei voti).
A che punto è il pianto di riarmo europeo voluto da Ursula von der Leyen
Proprio questa settimana, martedì 27 maggio, è arrivato il via libera finale dal Consiglio dell'Unione europea al regolamento che stanzia 150 miliardi di euro in prestiti garantiti dal bilancio dell'UE per incrementare la spesa per la difesa. Il regolamento istituisce lo strumento Security Action for Europe (SAFE), uno dei pilastri del piano di riarmo (poi ribattezzato Readiness 2030) varato dalla Commissione europea lo scorso 19 marzo.
Il piano in tutto vale 800 miliardi di euro: Bruxelles ha confermato la sua previsione, e gli Stati membri potrebbero investire fino a 650 miliardi di euro nel settore della difesa entro il 2030, con una deroga temporanea alle rigide regole del Patto di stabilità per aumentare la spesa militare senza incorrere in sanzioni per deficit; poi altri 150 miliardi saranno appunto garantiti con l'emissione di bond della Commissione, per sostenere prestiti agli stati membri.
Il regolamento europeo che istituisce lo strumento SAFE, è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale ieri, il 29 maggio, ed è entrato immediatamente in vigore.
Prima del 19 marzo Bruxelles stava già andando nella direzione di un generale aumento della spesa militare, vista la situazione geopolitica mondiale. Come riportato anche sul sito del Consiglio europeo, tra il 2021 e il 2024 la spesa totale degli Stati membri dell'UE per la difesa è aumentata di oltre il 30%. Nel 2024 ha raggiunto una quota stimata di 326 miliardi di euro, pari a circa l'1,9% del Pil dell'Ue. Già a fine febbraio la previsione era quella di incrementare la spesa militare di ulteriori 100 miliardi di euro in termini reali entro il 2027.
Come funziona lo strumento SAFE per il riarmo europeo entrato in vigore
Il nuovo strumento, con una dotazione di 150 miliardi di euro, fornirà quindi prestiti a lunga scadenza (con una durata massima di 45 anni e un periodo di grazia di 10 anni per il rimborso del capitale) a prezzi competitivi e ben strutturati. L'assegnazione delle risorse avverrà in base alla domanda.
Gli Stati membri che desiderano ricevere prestiti dovranno presentare alla Commissione nei prossimi sei mesi un piano di investimenti dell'industria europea della difesa. Il piano dovrà includere una descrizione delle attività, delle spese e delle misure per le quali lo Stato membro richiede un prestito, dei prodotti per la difesa che intende acquistare e, se del caso, del previsto coinvolgimento dell'Ucraina nelle attività pianificate. La Commissione poi valuterà i piani, che includeranno l'entità del prestito e il prefinanziamento. Il prefinanziamento garantirà il pagamento del sostegno già nel 2025, coprendo le esigenze più urgenti.
Per ridurre la frammentazione nelle capacità di difesa, la Commissione ha proposto che i prestiti siano concessi in presenza di appalti comuni che coinvolgano almeno due Paesi partecipanti. In risposta all'attuale situazione geopolitica e alla dichiarata necessità di investimenti in attrezzature per la difesa, però, il SAFE consentirà anche di effettuare acquisti che coinvolgano un solo Stato membro per un periodo di tempo limitato.
Possono partecipare agli appalti anche i Paesi in via di adesione, i Paesi candidati, i potenziali candidati e i Paesi che hanno sottoscritto un partenariato per la sicurezza e la difesa con l'Ue, come il Regno Unito. Tra questi anche l'Ucraina e i Paesi dello Spazio economico europeo (Norvegia, Liechtenstein e Islanda), che saranno considerati alla stregua degli Stati membri.