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Cosa ha deciso Meloni sul riconoscimento della Palestina e quali sono le condizioni chieste dall’Italia

La premier ha annunciato che la maggioranza porterà in Aula una mozione per il riconoscimento della Palestina ma a due condizione, ossia la restituzione degli ostaggi da parte di Hamas e la sua esclusione da un eventuale governo. Un tentativo di allentare le tensioni interne dopo le manifestazione di lunedì e di sfidare le opposizioni.
A cura di Giulia Casula
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A margine dell'Assemblea delle Nazioni Unite a New York, Giorgia Meloni ha annunciato che la maggioranza porterà in Aula una mozione bipartisan per il riconoscimento della Palestina ma a due condizioni, ossia la restituzione degli ostaggi da parte di Hamas e la sua esclusione da qualsiasi assetto di governo. Una decisione che può sembrare un'apertura ma che nei fatti serve alla premier per allentare le tensioni dopo lo sciopero di lunedì, che ha mostrato la grande attenzione degli italiani alla causa palestinese, e mettere in difficoltà le opposizioni.

"La maggioranza presenterà in aula una mozione per dire che il riconoscimento della Palestina deve essere subordinato a due condizioni: il rilascio di tutti gli ostaggi e l'esclusione di Hamas da qualsiasi dinamica di governo", ha detto la presidente. Non ci sarà quindi un riconoscimento, come deciso da altri Paesi che hanno preso questa scelta, ma un impegno a farlo "con riserva".

L'annuncio arriva alla vigilia del discorso di Meloni al Palazzo di Vetro e all'indomani dell'enorme mobilitazione che lunedì ha visto migliaia di italiani scendere in piazza per Gaza. In precedenza, chiamata a esprimere la sua posizione sull'argomento, la premier aveva detto di non essere intenzionata ora come ora a riconoscere la Palestina, definendola addirittura una mossa controproducente. Ora le crescenti pressioni, sia dall'esterno, dove diversi Paesi hanno riconosciuto formalmente la Palestina o si apprestano a farlo, sia dall'interno, con l'opinione pubblica sempre più schierata contro il massacro nella Striscia, hanno imposto alla premier una sorta di dietrofront.

Non si tratta però di un cambio di rotta, ma piuttosto una tattica per silenziare le polemiche e colpire il centrosinistra, accusato di essere "ambiguo" sulla condanna ad Hamas. "Io personalmente continuo a considerare che il riconoscimento della Palestina in assenza di uno Stato che abbia i requisiti della sovranità non risolva il problema, non produca risultati tangibili, concreti per i palestinesi", ha detto spiegando il suo ragionamento ai cronisti. "Dopodiché si dice che però il riconoscimento della Palestina può essere un efficace strumento di pressione politica e va bene, capisco, però dobbiamo anche capire su chi. Io penso che la principale pressione politica vada fatta nei confronti di Hamas perché è Hamas che ha iniziato questa guerra ed è Hamas che impedisce che la guerra finisca rifiutandosi di consegnare gli ostaggi", ha aggiunto.

Dopo Regno Unito, Canada e Australia, nella giornata di ieri hanno riconosciuto la Palestina anche Francia, Portogallo, Andorra, Malta, Lussemburgo, principato di Monaco. La posizione dell'Italia però, non è isolata nello scenario internazionale. Anche il Belgio ad esempio ha subordinato il riconoscimento alla liberazione degli ostaggi da parte di Hamas. In realtà il rilascio dei prigionieri israeliani è tra le condizioni (assieme a un cessate il fuoco) che ha posto anche Emmanuel Macron per l'apertura di un'ambasciata in Palestina, ma che nei fatti non ha impedito il riconoscimento da parte della Francia.

Meloni ha invece, concordato con alcune affermazioni di Donald Trump, che durante il suo intervento all'Onu, ha contestato la decisione dei Paesi sul riconoscimento affermando che si tratta di una "ricompensa" per Hamas.

Insomma è chiaro che la mossa di Meloni nasconda l'intenzione di sfidare le opposizioni e spiazzarle. "Penso che un'iniziativa del genere  possa trovare anche il consenso dell'opposizione, non trova sicuramente il consenso di Hamas, non trova magari il consenso da parte degli estremisti islamisti, ma dovrebbe trovare consenso nelle persone di buon senso", ha auspicato.

Ma dal Partito democratico la segretaria Elly Schlein ha rilanciato: "Giorgia Meloni comincia a capire che sulla Palestina sta perdendo la faccia di fronte al mondo e alla nostra opinione pubblica". "Ma non è il momento di giochi di prestigio e delle prese in giro. Riconosce lo Stato di Palestina, come hanno fatto oltre 150 paesi e ieri anche Francia e San Marino, oppure non lo riconosce?", ha incalzato. "Basta propaganda. Riconoscere la Palestina significa riconoscere l'Anp, non certo i terroristi di Hamas che non possono essere il futuro di Gaza. O pensa che Francia, Spagna e Regno Unito abbiano fatto il contrario?", aggiungendo che"se aspetta ancora rischiamo che non ci sia più nessuno da riconoscere".

Anche il leader M5s Giuseppe Conte, attacca: "Il riconoscimento di uno Stato è un atto formale, che in questo caso ha anche un alto valore simbolico oltreché politico. O lo fai o non lo fai. Perché l'Italia non può unirsi ad altri 150 e più Paesi che hanno già riconosciuto lo Stato della Palestina? L'ipocrisia del nostro Governo che continua a stare al fianco di Netanyahu è oscena. Se l'Italia non si affretta non ci saranno più le condizioni per il riconoscimento: semplicemente perché non ci sarà più la popolazione palestinese".

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